È un'Askatasuna a due facce quella scesa in piazza oggi. Una è quella del centro sociale che valorizza Vanchiglia, che organizza serate culturali e dialoga con scuole e comitati di quartiere. È l'Aska che offre pane e Nutella ai bambini durante le merende in via Balbo e che piace alla sinistra, che aveva dato vita al patto di collaborazione. In piazza, a difendere il centro sociale, c'erano infatti Alice Ravinale e l'assessore Jacopo Rosatelli di AVS, insieme a migliaia di persone - 10 mila dicono gli organizzatori.
L'altra faccia è l'Aska che si scontra con la polizia in corso Regina Margherita, che dà fuoco ai cassonetti dei rifiuti e che lancia fuochi d'artificio, portando la Val di Susa in Vanchiglia e ferendo sette agenti di Polizia. È l'Askatasuna odiata dalla destra, che li chiama antagonisti e attacca ripetutamente il sindaco Lo Russo per aver tentato il dialogo con chi guida le proteste pro Palestina.
Oggi alla manifestazione c'erano entrambi i volti: i bambini in prima fila con lo striscione "Aska è un posto di tuttə" e i no tav col volto coperto.
La guerriglia in strada
Se per un'ora la manifestazione procedeva tranquilla, vicino allo stabile di corso Regina Margherita 47 si sono accesi gli scontri. Blindati e camion della Polizia hanno sbarrato la strada verso il centro sociale, ma i manifestanti non si sono fermati. Le forze dell'ordine hanno subito reagito con gli idranti ed è iniziato un lancio e controlancio di lacrimogeni e fumogeni. Un gruppetto di manifestanti si è scontrato con i poliziotti in tenuta antisommossa e sono volati manganellate e calci. Le camionette sono poi avanzate, facendo arretrare il corteo e disperdendo molti partecipanti, spaventati dai botti e dai gas. Fuochi d'artificio sono stati lanciati verso la Polizia e alcune cassonetti dell'immondizia sono stati rovesciati e dati alle fiamme.
Dopo vari minuti di tensione la situazione si è tranquillizzata e il corteo è ripartito verso corso Tortona, tornando verso il centro passando da corso Casale.
Il messaggio è stato chiaro: non accettiamo la decisione e continueremo su questa strada, non ci arrendiamo. "Comincia l'assedio, comincia la guerriglia" gridano dagli altoparlanti. "Se il governo dispiega le sue forze come vendetta, allora la nostra risposta è questa".
"Askatasuna non è un'esperienza che può essere spazzata via - continuano -, è un progetto che attraversa questa città".
Tra i manifestanti c'era anche Giorgio Airaudo, segretario generale CGIL Torino e uno dei garanti del patto di collaborazione. "Penso che il Comune abbia fatto la cosa giusta - ha commentato - e che deve riprendere quella strada di dialogo. Mi sembra che la volontà dell'amministrazione di Torino sia quella di costruire un dialogo".
Ma il segnale oggi è stato chiaro: non ci sono due facce di Askatasuna, Aska è tutto questo: prendere o lasciare.
Il sindaco Lo Russo e il presidente Cirio
"Nulla può giustificare la violenza e i danneggiamenti, mai: si tratta di comportamenti inaccettabili che non solo violano la legalità, ma compromettono gravemente la credibilità, la forza e il senso stesso delle rivendicazioni, danneggiando profondamente la causa di chi è sceso in piazza per manifestare pacificamente le proprie idee, in modo legittimo e democratico” è il commento del sindaco, Stefano Lo Russo.
Mentre il presidente della Regione, Alberto Cirio ribadisce: "Quanto accaduto oggi, con un copione che purtroppo si ripete da mesi con inaccettabili violenze, minacce e intimidazioni che oggi hanno coinvolto anche l’assessore regionale Marrone, è inaccettabile. Oggi lo Stato ha confermato che non si lascia intimidire e che illegalità e aggressioni non trovano cittadinanza a Torino e in Piemonte".














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