Il Nazionale

Cronaca | 20 dicembre 2025, 14:47

Aska non si arrende: parte il corteo in una città blindata

Nel mirino l'assessore Marrone, "25 anni fa era qui a fare il saluto romano"

Aska non si arrende: parte il corteo in una città blindata

"Inizia questa giornata di lotta": non si arrende Askatasuna e scende in strada. Sono in tanti a sostegno del centro sociale chiuso giovedì scorso, dalle 14.30 di fronte a Palazzo Nuovo: migliaia di militanti, sostenitori e simpatizzanti e moltissime camionette della Polizia e agenti in tenuta antisommossa a chiudere alcune strade.

Sono scesi in piazza per protestare, per dimostrare come il centro sociale fosse un presidio di sicurezza, di socialità e di antifascismo, e per puntare il dito su chi ha ordinato lo sgombero: il ministro dell'interno Matteo Piantedosi e l'assessore regionale Maurizio Marrone.

Per i frequentatori di Askatasuna i motivi che hanno portato al sequestro dell'edificio di corso Regina Margherita sono principalmente tre. Cancellare un presidio sociale e il tentativo del Comune di normalizzarlo, col patto di collaborazione - "su cui credevamo veramente" - ritirato dopo l'intervento delle forze dell'ordine. Distogliere l'attenzione dalle difficoltà del Governo e rispondere alle manifestazioni a sostegno della Palestina, come con il tentato rimpatrio dell'imam Mohamed Shahin. E infine una volontà ben precisa di Marrone, identificato come "mandante politico" dello sgombero.

"Me lo ricordo 25 anni fa a fare il saluto romano qui davanti - dicono in un intervento - protetto dalla polizia, e ora ce lo ritroviamo assessore regionale e mandante politico di questa operazione".

"Minaccia ignobile - ha risposto il vicepresidente di Regione Elena Chiorino, parlando della scritta “Marrone datte fuoco” apparsa su un muro -. Dimostra ancora una volta il vero volto dell’area antagonista che ruota attorno ad Askatasuna: un covo di delinquenti che rifiuta le regole".

Francesco Capuano

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