Dietro la tragedia che ha spezzato la vita di Matilde Baldi, la ventenne di Montegrosso d'Asti morta dopo cinque giorni di agonia, potrebbe esserci molto più di una disattenzione o di un errore di guida.
Come anticipato questa mattina, l'inchiesta della Procura di Asti sta prendendo una direzione precisa e agghiacciante: quella di una folle corsa, forse una vera e propria gara di velocità, tra due Porsche lanciate a oltre 200 chilometri orari sull'autostrada Asti-Cuneo.
Un'ipotesi investigativa che, se confermata, renderebbe ancora più inaccettabile il dolore per la perdita della giovane studentessa, molto conosciuta in città per il suo lavoro al Caffè Vergnano del centro commerciale "Il Borgo".
La dinamica al vaglio degli inquirenti
Il fascicolo è nelle mani del pubblico ministero Sara Paterno, che coordina il lavoro della polizia stradale di Bra. Secondo quanto sta emergendo in queste ore, le due auto sportive, entrambe con targa tedesca ma di proprietà di due imprenditori astigiani, stavano percorrendo l'autostrada a velocità sostenutissima.
La dinamica del tamponamento è stata violentissima: la Porsche 911 guidata dall'indagato ha colpito la Fiat 500 su cui viaggiavano Matilde e sua madre, proiettando l'utilitaria in aria. “Quell’auto ci ha colpiti all’improvviso e siamo volate in aria”, avrebbe raccontato la madre agli agenti, sopravvissuta ma gravemente ferita al volto, per cui dovrà subire diversi interventi di chirurgia maxillo-facciale.
Ad aggravare il quadro c'è il profilo dell'uomo alla guida della vettura che ha causato l'impatto mortale. Si tratta di un piccolo imprenditore locale non nuovo alle cronache giudiziarie: il suo nome, infatti, compare già nei fascicoli delle forze dell'ordine, essendo stato coinvolto in passato nella nota operazione Mare Nostrum. Ora deve rispondere dell'accusa di omicidio stradale, ma la sua posizione potrebbe complicarsi ulteriormente in base agli esiti della consulenza cinematica disposta dalla magistratura.
Caccia alle prove: video e testimoni
Gli investigatori stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere di sorveglianza lungo il tragitto autostradale e raccogliendo le deposizioni di altri automobilisti. Alcune testimonianze parlerebbero esplicitamente di una competizione improvvisata tra le due bolidi. Proprio per questo, al vaglio degli inquirenti c'è anche la posizione del secondo conducente – quello al volante dell'altra Porsche, che non ha impattato fisicamente contro la 500 – che potrebbe rischiare l'accusa di cooperazione colposa nel delitto.
Per Matilde, purtroppo, non c'è stato nulla da fare. Le “lesioni cerebrali irreversibili” riscontrate dai medici dell'ospedale di Alessandria hanno spento ogni speranza dopo giorni di lotta in rianimazione. Ora si attende che la giustizia faccia il suo corso per chiarire se quella giovane vita sia stata sacrificata sull'altare di una bravata criminale.













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