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Basket | 14 dicembre 2025, 20:25

Dopo due anni e mezzo la Varese di Brescia non si è fatta male da sola

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Pruriti di piacere oggi al PalaLeonessa nell’ammirare la Openjobmetis, dopo la serie di scoppole omeriche subite negli ultimi campionati, affrontare con giudizio tattico la fortissima Germani ed evitare di prendere in modo ostinato e acritico strade tecniche che non portano a nulla. Il ravvedimento operoso si chiama Kastritis, che è riuscito a non morire sotto le plance ma non a vincere, perché per battere un’avversaria così forte bisogna essere perfetti e giocare bene anche in attacco. PS: c’è un caso Moore?

Dopo due anni e mezzo la Varese di Brescia non si è fatta male da sola

Il prurito di piacere è stata una sensazione precoce oggi al PalaLeonessa, tempo della prima azione difensiva biancorossa, tempo di ammirare Renfro difendere davanti a Bilan, negando il passaggio dentro a quest’ultimo fino a 5” dal termine dell’azione, conclusasi nella fattispecie con un errore del fenomeno bresciano.

Dal prurito al fremito, qualche azione dopo: ecco Alviti che raddoppia la marcatura di Nkamhoua sullo stesso Bilan nel momento in cui lo stesso si gira verso il canestro. Palla persa Brescia.

Dal fremito all’onda di godimento, a fine secondo quarto, quando Kastritis ricorre addirittura al carneade Ladurner - ovvero al fisico e ai centimetri, pur appartenenti a un vero rincalzo - per cercare di fermare la potenza dei padroni di casa sotto le plance (peraltro ricevendo in cambio 4 punti e due ottime difese).

Sogniamo o siam desti?

La morale è che dopo due anni e mezzo una versione di Varese è riuscita ad affrontare in modo tatticamente adeguato una sfida contro la Germani: ci accontentiamo di poco, penserete voi, ma per noi - dopo esserci mangiati il fegato nel frattempo, dopo aver visto i fatti contestati dalle opinioni - questa vale come una vittoria. Una vittoria che spiega due anni e mezzo di “al lupo al lupo” - assai indigesti ancora oggi ai piani altissimi, ma tant’è… - gridati al cospetto della sconsiderata e talebana applicazione di una filosofia di gioco che contro ogni squadra fisica di questa Serie A si è cercata da sola ogni disgrazia. È questo, se non si è capito, che non è mai andato giù, a noi e a molti altri; è il voler complicarsi la vita a tutti i costi, non ammettendo di sbagliare, che ha portato a formulare giudizi aspramente negativi nel complesso delle stagioni precedenti; sono i 116-73, i 118-94, i 77-118 (gli ultimi tre risultati ottenuti contro Brescia prima di oggi) e tutte le altre sconfitte da Guinness dei primati (basta guardare il libro dei record) collezionate a non essere mai piaciute (e non le sconfitte in quanto tali); è il non aver mai ammesso di aver preso una strada tecnica - introdotta dalla nouvelle vague societaria - problematica e sempre uguale a dipingere il quadro delle doglianze.

Nient’altro.

Il ravvedimento operoso c’è stato, però, ed è l’unica cosa che conta. E il ravvedimento operoso si chiama Ioannis Kastritis (e un bravo a chi infine lo ha scelto, si capisce), il primo allenatore dell’era Scola (l’anno di Brase, per mille ragioni, va escluso) a cercare di risolvere le enormi trappole di Brescia e delle formazioni pesanti e fisiche alla sua stregua. C’è riuscito? Sì, c’è riuscito: lo dimostra un Bilan ai minimi stagionali, lo dimostra la Varese che perde solo di otto, lo dimostra la Openjobmetis che, nonostante non sia stata perfetta, è rimasta in partita fino al 40’.

Non è riuscito a vincere, coach K., ma per vincere in casa di una squadra quadrata, fragorosa e imponente quando gioca a memoria, piena di individualità e trascinante nel suo incedere devi essere perfetto. Le 17 palle perse son lì a dire che la sua Varese non è stata perfetta. Ma a tratti è stata gagliarda, vera, impegnata, seria: i suoi tifosi non chiedono di più.

Ci sono successi che non dicono abbastanza (Cremona), e sconfitte che dicono qualcosa (Brescia): dicono che bisogna continuare così, mettendo però nel mirino un attacco che continua a procedere a strappi.

PS: c’è un caso Moore? E perché è nato? E come si risolverà? Aspettiamo spiegazioni.

Fabio Gandini

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