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Politica | 13 dicembre 2025, 06:10

Alberto Cirio accentua il suo attivismo indirizzandolo, come mai prima d’ora, su Forza Italia

La posta in gioco sono le elezioni politiche del 2027. Il presidente della Giunta regionale del Piemonte sa che certi treni passano una sola volta nella vita e lui, questa volta, vorrebbe non perderlo

Alberto Cirio accentua il suo attivismo indirizzandolo, come mai prima d’ora, su Forza Italia

Non che la staticità sia mai stata una prerogativa di Alberto Cirio.

È ben noto infatti ai piemontesi (e ai cuneesi in particolare) il suo dinamismo quasi ossessivo che lo porta a passare da incontri istituzionali internazionali, al taglio del nastro inaugurale della più remota sagra di paese della Granda,  senza soluzione di continuità.

In queste ultime settimane dell’anno che sta volgendo al termine, il suo movimentismo ha subito un’ulteriore accelerazione.

Recentemente a pranzo con Marina Berlusconi, presenze in tv sulle reti Mediaset e chi più ne ha più ne metta, senza mai trascurare il Cuneese e, nello specifico, la sua Langa.

Mai Cirio si era occupato così tanto di Forza Italia come in questi ultimi tempi, segno che la posta in gioco è alta.

Il suo fiuto da trifolao gli ha fatto realizzare che il treno per Roma sta per passare, ergo o lo afferra adesso o mai più.

I figli del Cavaliere, Marina e Piersilvio Berlusconi, per quanto dall’esterno, vogliono accelerare il processo di rinnovamento di un partito che era in tutto e per tutto una creatura del loro padre.

Marina, in particolare, vorrebbe rilanciare quella “stagione delle libertà” del 1994, rimasta in larga parte incompiuta, e sta facendo scouting per capire chi meglio può tradurre in politica i concetti liberali di più mercato, più diritti, più coraggio.

Un percorso ambizioso finalizzato a riportare il partito di famiglia (simbolo e finanziamenti restano in capo ai fratelli Berlusconi) ad un ruolo di leadership di un centrodestra moderno, meno statalista e dunque meno populista rispetto alla Lega e anche distinto e diverso da Fratelli d’Italia.  

A febbraio 2026 saranno trascorsi due anni da quando Cirio è stato designato  vicepresidente nazionale del partito, dividendo il ruolo con il collega presidente della Calabria Roberto Occhiuto. 

Cirio non vuole farsi trovare impreparato e se mai ci dovesse essere un cambio generazionale alla guida del partito, sa che l’anagrafe è ancora dalla sua e non si tirerebbe indietro.

Col sistema elettorale attualmente in vigore (che prevede liste bloccate) o si è nella stanza dei bottoni durante la loro compilazione oppure – a maggior ragione in un partito (ex)azienda - si rischia di essere tagliati fuori senza nemmeno aver avuto il tempo di presentare un proprio curriculum.

Il plebiscito ottenuto sulla sua persona alle ultime regionali lo ha messo in una posizione di forza in Piemonte, sia di consenso sia rispetto agli alleati di Fratelli d’Italia e Lega.

Pensava ad un ritorno a Strasburgo e Bruxelles, gli è toccato Torino: ora vorrebbe passare il Rubicone e sogna un ministero, così com’è toccato al conterraneo Guido Crosetto.

Crosetto, però, il partito di Fratelli d’Italia l’ha inventato insieme a Giorgia Meloni, mentre le cose in Forza Italia sono appena più complesse. 

Siamo appena al calcio d’inizio di una partita che per l’ex vicesindaco leghista di Alba, folgorato sulla strada di Arcore, richiede circospezione, attivismo e un pizzico di temerarietà: tutte doti che non gli difettano.

Alcuni aggiungono che in questo caso non guasterebbe anche un po’ di quella che è ritenuta la parte meno nobile del corpo umano.

Finora la dea bendata lo ha sempre assistito, ma per Cirio – come del resto per tutti i comuni mortali – del doman non v’è (ancora) certezza. 

Giampaolo Testa

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