Il Nazionale

Cronaca | 13 dicembre 2025, 15:00

Pressioni, estorsioni e minacce: rinviato il processo sulla morte del quarantenne trovato sotto il viadotto Soleri

È slittata a giugno l’istruttoria dibattimentale volta a fare luce sulla scomparsa dell’uomo, avvenuta nell'ottobre 2019. La Procura sostiene l'accusa di estorsione aggravata e di morte come conseguenza di altro reato

Pressioni, estorsioni e minacce: rinviato il processo sulla morte del quarantenne trovato sotto il viadotto Soleri

Non c'è stato il consenso da parte della difrsa di invertire l'ordine probatorio, quindi il giudice si è vista cobstretta a rinviare il processo a giugno. Questo quanto avvenuto nell’ultima udienza del procedimento instaurato in tribunale a Cuneo per far luce sulla tragica scomparsa di un uomo cuneese. 

La vicenda risale al 21 ottobre 2019. Quel giorno, dopo ore di ricerche e una denuncia di scomparsa rimasta senza esito, il corpo del quarantenne venne trovato ai piedi del viadotto Soleri. Per la Procura, dietro la tragedia ci sarebbe la pressione esercitata per mesi da una coppia, M.M. e C.R., conviventi e domiciliati a Nola, in provicnia di Napoli che avrebbe estorto oltre 4 mila euro alla vittima, già fragile e invalido civile all’85%. Una persecuzione protrattasi nell’arco di dieci mesi, che secondo l’accusa avrebbe avuto un ruolo determinante nella decisione del quarantenne di togliersi la vita.

È la tesi sostenuta dagli investigatori della Squadra Mobile di Cuneo e dal pm Attilio Offman, che ha ottenuto il rinvio a giudizio della coppia per estorsione aggravata e per il reato di morte come conseguenza di altro delitto. Il procedimento è iniziato lo scorso gennaio.  Secondo quanto emerso dal conto corrente dell’uomo, al quale aveva accesso anche la madre, che dopo la tragedia si accorse delle anomalie , erano stati effettuati prelievi ingiustificati per 4.142 euro tra il 19 gennaio e il 17 ottobre 2019, pochi giorni prima del ritrovamento del corpo.

A ricostruire le prime fasi dell’indagine nel coprso dell'istruttoria era stata l’ispettrice superiore Mariella Faraco, responsabile della II sezione della Squadra Mobile. La microcar dell’uomo era stata individuata sul viadotto Soleri, mentre il corpo era stato trovato più in basso, alle Basse di Sant’Anna. Accanto a lui c’era un borsello con all’interno il cellulare, dal quale emersero alcuni elementi.

A spiegare in aula che cosa emerse dopo che gli effetti personali del quarantenne furono ritrovati e sottoposti al vaglio degli inquirenti, era stata l’Ispettore capo Mariella Faraco della Questura di Cuneo. Quella notte, la microcar dell’uomo era stata trovata sul viadotto Soleri. Il suo corpo venne poi trovato alle Basse di Sant’Anna con il borsello al cui interno c’era il cellulare. 

L'uomo era un invalido civile all’85%. Non era la prima volta, come aveva spiegato la sorella in aula, che qualcuno si approfittava della fragilità di  suo fratello. A scoprire che qualcosa in quegli ultimi dieci mesi non andava era stata la madre, con cui il figlio aveva il conto cointestato. Prelievi e versamenti di denaro anomali, per un totale di circa 4.142 euro in un periodo dal 19 gennaio 2019 al 17 ottobre.  Il dialogo con lui era difficile, come disse la sorella: “Mio fratello aveva dei limiti, ma voleva la sua autonomia”. 

“Mi serve un contatto falso - scriveva ancora M.C. a M.M.- I soldi me li manda fino a marzo, quindi devo iniziare a farlo innamorare di qualcun’altra”. Poi quei soldi arrivarono: “200 euro ho fatto, amore”, scriveva di nuovo la ragazza al fidanzato. “Sei grande - ribatteva M.M. E lei: "Sono un po' pochi, abbiamo molte spese". 

Nel corso della sua deposizione, l’ispettrice aveva ricostruito che cosa venne trovato nel cellulare del quarantenne. Ciò che saltò all’occhio fu una chat su Messenger, in cui una “ragazza di bell’aspetto”, tale ‘Francesca Di Marzio’, pseudonimo dietro cui si sarebbe celata C.R., gli chiedeva di effettuare alcune ricarica su una Postepay. A creare i profili Facebook alla donna, come anche emerso dalle intercettazioni, sarebbe stato il compagno, M.M. 

“Altre minacce - aveva continuato l’ispettrice Faraco- erano emerse da un’altra donna, tale Angela Veli. In quel periodo la donna diceva di essere ricoverata in ospedale per sottoporsi ad alcuni cure di fertilità, che diceva essere molto costose. Alessandro contribuì nelle spese, ma i soldi vennero veicolati attraverso la Di Marzio”. 

Poi, qualche giorno prima della sua scomparsa, tra l’11 e il 15 ottobre 2019, come emerge dalle chat, la “Di Marzio” lo intimò di nuovo a effettuare una ricarica: “Fu nel fornire i dati della carta che riuscimmo a risalire proprio a C.R.”, aveva precisato l’ispettrice. 

Il 15 ottobre, un altro messaggio: “Ti do tempo sino al 27 ottobre per i 500 euro, dopo c’è la carta di arresto”.  Poi, il 17 settembre 2019 un altro versamento da 500 euro. 

Ma come spiegato dal perito informatico chiamato a testimoniare, la prima minaccia arrivò qualche giorno dopo: “Non sbagliare - avrebbe scritto C.R.. al quarantenne- perché ti trovi in difficoltà con la presenza di tua madre, che non sarà contenta di sapere tutto”. “Non mi ricatti per piacere- rispondeva lui- io sono già in difficoltà. Quando ho dato 500 euro lo scorso mese la banca ha telefonato a mia madre”. Non mi mettere in difficoltà, devi mandarmi tutti i 500 euro” gli diceva l’imputata.

 Qualche giorno dopo, era l’11 ottobre , C.R. avrebbe rincarato ancora di più la dose:  “Vedi tu come fare, se entro stasera non ci sono soldi tua mamma saprà la triste verità di cosa hai fatto. E non penso sarà la cosa più brutta, hai capito?”. “Non è che la cosa deve andare avanti in eterno - aveva risposto lui- state estorcendo soldi a un invalido civile”. 

Dopo le suppliche, il 17 ottobre, due giorni prima del suicidio, un altro messaggio: “Dato che il 27 è domenica, il 28 vengono i carabinieri a prenderti. Ora sai tu come fare ciao”. “Come faccio a mettere i soldi che è tutto chiuso?” Rispose lui. Per l’ultima volta. 

“Lui cercava di guadagnare tempo - aveva concluso l’ispettrice - spiegando che la madre stava iniziando a notare i movimenti sul conto, ma la donna continuava a incalzarlo. L’ultimo messaggio che ricevette da lui fu: ‘Non ce la faccio proprio. Sono disperato’.”

CharB.

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