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Politica | 11 dicembre 2025, 17:35

Tassa d’imbarco per i passeggeri del porto di Genova, ancora scintille in Sala Rossa. Terrile “Se non la introduciamo rischiamo di compromettere in modo grave l’erogazione dei servizi comunali”

Non passa l’ordine del giorno che ne chiede la sospensione, pur essendo stato votato dall’ex giunta. Bordilli: “Siamo orgogliosi di aver cambiato posizione. È responsabilità politica”

Tassa d’imbarco per i passeggeri del porto di Genova, ancora scintille in Sala Rossa. Terrile “Se non la introduciamo rischiamo di compromettere in modo grave l’erogazione dei servizi comunali”

Sospendere l’entrata in vigore della tassa sugli imbarchi di tre euro prevista per i passeggeri in imbarco su traghetti e navi da crociera presso il porto di Genova, valutando con Autorità di sistema portuale, compagnie di navigazione, associazioni di categoria e operatori turistici le implicazioni che ne deriverebbero: questa la richiesta presentata in consiglio comunale dai consiglieri Ilaria Cavo, Vincenzo Falcone e Lorenzo Pellerano (Noi Moderati) durante l’odierna seduta del consiglio comunale. 

Le motivazioni di tale richiesta derivano dal timore che ci possano essere ricadute in termini di costi del traffico passeggeri a Genova, e dalle volontà di tenere in considerazione “le esperienze portuali europee per cogliere eventuali opportunità ed evitare scelte che possano avere ricadute negative sulla competitività del porto di Genova e sull’economia cittadina nel medio-lungo periodo”.

L’ordine del giorno presentato richiama le esperienze di altri porti italiani ed europei, dove tasse analoghe hanno spesso generato effetti controversi, portando a successive rimodulazioni o a scelte più caute: Barcellona ha più volte rivisto l’imposizione sulle crociere per evitare una riduzione degli scali, mentre porti come Copenaghen e Amburgo hanno rinunciato ad aumenti non coordinati per non perdere competitività. La minoranza chiede quindi di fermare l’iter e avviare un confronto strutturato con l’Autorità di Sistema Portuale, le compagnie, gli agenti marittimi e le associazioni di categoria.

Il primo intervento in aula è quello del consigliere Lorenzo Pellerano, che ricorda come la norma nazionale consenta ai Comuni in condizioni di indebitamento di introdurre una tassa fino a tre euro a passeggero, con finalità esclusivamente legate alla riduzione del debito. Una misura che ha immediatamente attirato l’attenzione degli operatori portuali. “Le associazioni di categoria, le stazioni marittime, l’Autorità portuale e le compagnie hanno sollevato rilievi tecnici molto precisi, soprattutto sul regolamento che definisce chi dovrebbe occuparsi dell’esazione”, afferma. “Ieri in commissione è emersa chiaramente la necessità di approfondire, per evitare problemi legali e possibili impugnazioni”.

Nel dibattito, altri consiglieri dell’opposizione hanno rafforzato la richiesta di sospensiva, sottolineando ulteriori criticità. Il consigliere Sergio Gambino ha rilevato come, in commissione, alcuni auditi fossero convinti che la tassa generasse benefici per la salute e per la qualità dell’aria: “Ho provato a spiegare che nel bilancio non è previsto un solo euro per migliorare la salute dei residenti esposti alle servitù del porto, né per incentivi ambientali. Questa è una tassa ‘tout court’, priva di finalità ambientali concrete”. Lo stesso intervento ha contestato l’argomentazione della maggioranza secondo cui la misura avrebbe una funzione di ‘redistribuzione sociale’: “È stato detto chiaramente. Ma se vogliamo definirla così, occorre considerare chi viaggia su quei traghetti. Io li prendo spesso per andare in Sicilia: la maggioranza di chi sale a bordo dorme per terra per risparmiare venti euro. Non possiamo parlare di redistribuzione e poi imporre tre euro in più a persone che scelgono la traversata per necessità economica, non per turismo.” La conclusione è un appello a fermarsi: “Ci sono perplessità sulle modalità di incasso, sui benefici reali, sull’ambiguità dell’obiettivo dichiarato dalla giunta e poi smentito dai fatti. Non c’è ostracismo verso l’imposta in sé, ma come l’avete impostata non serve a nulla se non a fare cassa. Fermiamoci e costruiamo un regolamento serio”.

Sulla stessa linea anche il consigliere Francesco Maresca, che ricorda come Fratelli d’Italia avesse già bloccato il provvedimento nella precedente legislatura: “Nel regolamento manca persino il soggetto incaricato di riscuotere la tassa. Le stazioni marittime non sono disponibili e l’Autorità Portuale non appare convinta”.

Il consigliere Filippo Bruzzone interviene con toni critici verso l’opposizione: “Non capisco come sei ex assessori dell’attuale minoranza che in giunta avevano votato questo provvedimento oggi lo contestino. O non eravate convinti allora, o avete cambiato idea improvvisamente”. Bruzzone pone l’accento sulla differenza politica: “Voi lo approvaste per ottenere fondi dal governo. Noi lo portiamo avanti perché siamo convinti che sia una tassa giusta. Lo eravamo in opposizione, lo siamo oggi in maggioranza”. Richiama poi la commissione: “Gli interlocutori tecnici non hanno certezze sull’impatto negativo. L’hanno detto chiaramente. Da qui la necessità di ragionare politicamente, non inseguire scenari ipotetici”.

Il consigliere Pietro Piciocchi definisce “romantica” la narrazione della maggioranza: “Sembra Don Chisciotte. Grande idealismo, grande poesia. Ma la realtà è che lo fate per paura di perdere i fondi del governo, come ha lasciato intendere il vicesindaco in commissione”. L’ex vicesindaco ha sottolineato l’incompletezza tecnica del provvedimento: “È un inedito assoluto introdurre un’imposta senza definire soggetti passivi, base imponibile, obblighi di riscossione. Gli auditi ieri hanno descritto una situazione di totale incertezza”. Rileva anche un rischio competitivo per Genova: “Il sindaco di Savona oggi ha dichiarato che lì la tassa non è nemmeno sul tavolo. Un messaggio chiarissimo agli operatori. State lavorando per la competitività del porto o per danneggiarlo?” 

Secondo il consigliere Marco Mesmaeker, la misura risponde a un principio di equità: “Chi si imbarca spesso non usa i servizi della città. Arriva da fuori, prende la nave e riparte. È giusto che contribuisca almeno in minima parte alle esternalità negative che la città sopporta”.

Il consigliere Lorenzo Garzarelli ha contestato alcune argomentazioni della minoranza, in particolare la descrizione dei passeggeri che dormono in terra per risparmiare: “Ci ho dormito anch’io, ma non per tre euro. I biglietti costano molto. Se fossero trenta euro, li pagherei comunque e prenderei la cabina. Non raccontiamo storie”. Ha poi criticato la precedente giunta: “Ieri vi lamentavate degli auditi, ma non avevate portato nemmeno una proposta. E gli auditi hanno detto chiaramente che un gettito aggiuntivo sarebbe utile per compensare i danni quotidiani alla salute dei residenti”.

Chi non può cambiare idea non può cambiare nulla”. La consigliera Paola Bordilli, citando George Bernard Shaw, ha rivendicato la scelta della giunta di portare avanti la tassa nonostante l’inversione rispetto alla precedente amministrazione: “Siamo orgogliosi di aver cambiato posizione. È responsabilità politica”. Ma soprattutto ha attaccato la minoranza sulla comunicazione: “State riuscendo a non far parlare dell’aumento dell’IRPEF. È questo il vero tema”. Ha poi contestato la narrazione secondo cui la tassa colpirebbe solo “i foresti”: “I foresti sono anche quelli di Bogliasco e di Cogoleto. E questa tassa va sui singoli cittadini, non sugli armatori”. Bordilli ha chiuso con un invito alla prudenza: “Chiedete una sospensione quando non sapete nemmeno chi debba riscuotere. Ma questo ascolto che invocate non l’avete mai fatto voi. Ora pretendete che lo facciamo noi”.

L’introduzione della tassa d’imbarco non è certo un capriccio nato all’improvviso, si tratta invece del risultato di un accordo sottoscritto il 29 novembre 2022 tra il sindaco Marco Bucci e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano - ha spiegato il vicesindaco Alessandro Terrile -. Un accordo che non si limita a ipotizzare la possibilità di introdurre una tassa, ma stabilisce con chiarezza che il Comune si impegna a istituire un’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale pari a tre euro a persona, da versare direttamente nel bilancio comunale a decorrere dal 2023. Non intendiamo “nasconderci dietro a questo foglio”, come abbiamo già dichiarato in commissione. Riteniamo che introdurre un’imposta di questo tipo, che sarà pagata sostanzialmente dai passeggeri e dai crocieristi, rappresenti una misura equa. Serve infatti a compensare le spese che il Comune sostiene ogni anno, soprattutto nel periodo estivo ma non solo, per garantire l’accesso ordinato alle banchine, la manutenzione delle infrastrutture comunali che conducono al porto e la fruibilità di quelle aree di cerniera tra porto e città. Una misura, dunque, non diversa dalla tassa di soggiorno applicata agli ospiti degli alberghi, che in alcune categorie, come le strutture a quattro o cinque stelle, è persino più alta di quanto previsto dalla norma.

Non nascondo, quindi, che siamo favorevoli all’introduzione di questa imposta. Aggiungo però la ragione per cui dobbiamo procedere con urgenza e per cui il parere all’ordine del giorno che chiede di sospendere la misura sarà contrario. Gli aspetti applicativi, che dovranno essere concordati con operatori, Autorità portuale e Stazioni Marittime, servono proprio a evitare le criticità emerse ieri in commissione. In teoria il Comune potrebbe posizionare un vigile urbano al varco Albertazzi e chiedere tre euro a ogni passeggero, ma ciò significherebbe paralizzare il porto. Nessuno lo vuole. Come già avvenuto in altri scali italiani, occorre individuare un punto di equilibrio tra Comune, armatori, Stazioni Marittime e Autorità portuale. A nostro avviso, ed è un elemento di buon senso, questo punto si troverà. Ricordo che Palermo e Salerno applicano già l’addizionale sui diritti di imbarco. Savona non lo fa perché non rientra tra i comuni sovraindebitati o in squilibrio economico, le uniche categorie abilitate dal decreto-legge 50/2022, articolo 43. Genova invece rientra pienamente nelle condizioni previste dalla norma, anche grazie al lavoro svolto negli anni scorsi, che ha consentito di inserire anche i comuni sovraindebitati tra i beneficiari della misura. C’è poi una questione emersa nella giornata di ieri, 10 dicembre. Il Ministero dell’Interno ha comunicato che il Comune di Genova è inadempiente rispetto all’accordo del 2022, che prevedeva l’introduzione della tassa a partire dal 1° gennaio 2023. Lo stesso Ministero ha chiarito che una rimodulazione dell’accordo non è ammissibile fino a quando l’ente non avrà adempiuto ai propri obblighi. Solo dal 2026 sarà possibile valutare eventuali modifiche, e comunque solo dopo l’avvio della tassa, che partirà proprio nel 2026 per recuperare il pregresso.

Le conseguenze dell’inadempienza sono molto gravi. In primo luogo rischia di saltare l’intesa sull’addizionale IRPEF a cui è collegata la delibera approvata in commissione. In secondo luogo, e questo è ancora più preoccupante, il Comune rischia di perdere ogni anno tra i 25 e i 26 milioni di euro. È già accaduto: secondo le informazioni che ci sono state trasmesse informalmente, la seconda rata del trasferimento statale, pari a circa 12,5 milioni, sarebbe stata bloccata proprio perché la tassa non è mai stata applicata dal 2023 al 2025.

Perché nel 2022 fu scelta la tassa di imbarco? È una domanda legittima. Personalmente condivido la scelta e probabilmente avremmo fatto lo stesso, ma non è stata una nostra decisione: fu presa dall’amministrazione Bucci nel novembre 2022. Ed è bene ricordare che sette consiglieri di minoranza oggi presenti facevano parte della giunta che il 31 gennaio 2025 ha approvato nuovamente questa misura, pur senza portarla poi in Consiglio. È naturale che quando cambia un’amministrazione cambia anche l’approccio politico, ma qui la questione è molto più profonda e mette in gioco gli equilibri di bilancio del Comune. Se non introduciamo la tassa di imbarco rischiamo di compromettere in modo grave l’erogazione dei servizi comunali. Non solo potrebbe esserci richiesto il recupero del pregresso, ma perderemmo 25 milioni l’anno a partire dal prossimo esercizio, oltre ai 12,5 milioni già congelati.

È per questo che, pur riconoscendo le complessità applicative e pur sapendo che in altri casi - come a Venezia e Napoli - la giustizia amministrativa ha dato ragione in modo diverso agli operatori o agli enti locali, riteniamo necessario andare avanti. Non per creare un conflitto tra porto e città: anzi, sono convinto che, trovando un equilibrio con tutti i soggetti coinvolti, faremo un passo avanti proprio nel rapporto tra porto e città, con una contribuzione equa e finalizzata a migliorare la fruibilità delle aree interessate. Infine, invito tutti a guardare la questione per quella che è: un problema serio che non abbiamo creato noi, ma che ora dobbiamo gestire. Invece di cercare colpevoli, credo sia necessario cercare soluzioni. E sarebbe utile, lo dico con spirito costruttivo, farlo insieme”.

Con 21 voti contrari, l’ordine del giorno non è stato approvato. 

Chiara Orsetti

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