La nuova riforma della sanità ligure, approvata ieri in Consiglio regionale tra tensioni e proteste, approda anche nella Sala Rossa di Tursi portando l’attenzione alle preoccupazioni legate al ruolo dei Comune nella futura governance dei servizi sociosanitari.
A sollevare il tema è stata la consigliera Maria Luisa Centofanti (Riformiamo Genova con Silvia Salis), che ha richiamato le criticità già indicate da ANCI Liguria: rischio di accentramento, mancata partecipazione degli enti locali, dubbi sulla redistribuzione delle risorse e sul funzionamento delle nuove Agenzie di tutela della salute (ATS).
Nella sua interrogazione, la consigliera ha ricordato i principali nodi della riforma: la concentrazione dei servizi amministrativi nella nuova azienda Tutela Salute, il mancato coinvolgimento dei sindaci nella scrittura del testo, il dubbio sul ruolo delle ASL all’interno delle ATS e la necessità, da anni ribadita, di costruire una vera integrazione tra interventi sanitari e servizi sociali territoriali.
“I Comuni sono grandi assenti nella mappa della governance sanitaria”, ha detto Centofanti, sottolineando che gli enti locali non gestiscono i servizi sanitari ma hanno competenze cruciali su autorizzazioni, vigilanza, accreditamenti e soprattutto sul fronte sociale.
“Un sindaco non è un buon sindaco se non si occupa della salute dei cittadini”, ha aggiunto, ricordando che la realizzazione delle strutture territoriali non può prescindere dalla partecipazione dei comuni.
La risposta dell’assessora ai Servizi Sociali, Cristina Lodi, non ha smorzato le preoccupazioni. Anzi, ha dipinto un quadro di forte criticità: “Ci vorrebbero ore per spiegare ciò che la riforma non solo non migliora, ma peggiora nel sistema sanitario ligure”, ha esordito mettendo poi al centro della questione la velocità del testo in consiglio regionale.
“È stata una corsa. Sappiamo che la sanità ligure è esplosa o implosa, con un buco enorme che ha rischiato di portare al commissariamento. Ma questo non giustifica l’assenza di un vero coinvolgimento degli enti locali".
Lodi ha ricordato che ANCI Liguria è stata consultata in tempi strettissimi e che il confronto con i Comuni è stato praticamente nullo: "È successo esattamente come per il Piano sociale integrato regionale: approvato d’estate in fretta e furia e ancora oggi, a distanza di più di un anno, non applicato. Temiamo che accada la stessa cosa”.
Il punto più critico, secondo l’assessora, è la possibilità per i Comuni di delegare funzioni sociosanitarie o rinunciare ai fondi necessari per svolgerle.
“È un elemento gravissimo. In una riforma sociosanitaria non possono esistere possibilità del genere. L’organizzazione deve essere una, non può dipendere dalla capacità o impossibilità di un singolo Comune di avere personale sufficiente”.
E ancora: “Immaginate un assistente sociale che, secondo la nuova norma, potrebbe dover lavorare ai PUA nelle Case della Comunità. Come può farlo se è l’unica in servizio? O si sdoppia, o diventa un avatar”.
Lodi ha spiegato che il Comune di Genova ha partecipato ai lavori del CAL presentando un emendamento per evitare il depotenziamento degli enti locali, ma la proposta non è stata accolta.
“Ne è passato un altro, approvato a maggioranza, ma il problema resta. Il Comune di Genova, come tanti altri, ha espresso grandissima preoccupazione”.
L’assessora assicura che l’amministrazione non abbasserà la guardia: “La nostra battaglia non finisce qui. Continueremo a monitorare e a difendere le funzioni sociosanitarie. Cercheremo anche di supportare i piccoli Comuni affinché non perdano il personale necessario a svolgere le loro funzioni”.













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