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Politica | 05 dicembre 2025, 13:02

Sciopero generale del 12 dicembre: “Finanziaria minimal e senza visione industriale. Per la prima volta cassa integrazione anche nel Canellese”

La Cgil presenta la mobilitazione contro la Manovra 2025: “23 miliardi per le armi ma tagli a sanità e pensioni. E nell’Astigiano la crisi morde anche i settori storici”

Sciopero generale del 12 dicembre: “Finanziaria minimal e senza visione industriale. Per la prima volta cassa integrazione anche nel Canellese”

Un autunno 'caldo', caldissimo per il  lavoro, la sanità, le pensioni, le guerre e una precarietà continua. Temi che culmineranno nello sciopero generale di venerdì 12 dicembre indetto dalla Cgil

Questa mattina, il segretario provinciale della Cgil Luca Quagliotti e il segretario della Fiom Beppe Morabito hanno illustrato le ragioni della mobilitazione contro la Legge di Bilancio del governo Meloni, definita senza mezzi termini “una finanziaria minimal” che non dà risposte alle vere emergenze del Paese e del territorio astigiano.

Un’economia di guerra, non di sviluppo

Al centro della critica sindacale c’è lo squilibrio evidente negli investimenti pubblici. Mentre la sanità e il welfare soffrono, le risorse per il comparto militare aumentano vertiginosamente. “Ci troviamo di fronte a una manovra da 14 miliardi che serve solo a rientrare nei parametri di Maastricht, probabilmente per preparare il terreno a una finanziaria elettorale nel 2027”, ha spiegato Quagliotti senza mezzi termini, “Intanto però l’Italia ha dichiarato che investirà 23 miliardi in tre anni per il riarmo, con l’obiettivo di raggiungere il 5% del PIL per la spesa militare. È curioso che la spesa per le armi sia variabile e possa salire fino a 200 miliardi, mentre quella per la sanità resta inchiodata al 6,3% del PIL, ben lontana dalla media europea del 7,3%”.

Pensioni e salari al palo

La manovra colpisce duramente anche sul fronte previdenziale e salariale. “L’obiettivo di governo era abolire la Fornero, invece l’hanno peggiorata”, attaccano i segretari. L’innalzamento dell’età pensionabile di tre mesi, il taglio dei coefficienti di conversione e l’eliminazione di opzioni come Quota 103 e Opzione Donna renderanno l’uscita dal lavoro un miraggio. “Saremo uno dei primi paesi a raggiungere i 70 anni per la pensione, mentre i nostri giovani restano precari e con buchi contributivi enormi.

Sul fronte stipendi, il gap con l’Europa è impietoso: “In Germania i salari sono più alti del 45% rispetto ai nostri. In Spagna, che trent’anni fa era dietro di noi, oggi si guadagna il 2% in più”, ha sottolineato Quagliotti, ribadendo la necessità di una legge sulla rappresentanza per spazzare via i “contratti pirata” che affamano i lavoratori con paghe da 5 o 6 euro l’ora.

L’allarme locale: crisi storica nel Canellese

Ma è l’analisi del territorio astigiano a destare le maggiori preoccupazioni. I dati locali raccontano una crisi che si sta allargando a macchia d’olio, andando ben oltre il settore automotive. “Nei primi sei mesi dell’anno la cassa integrazione nella nostra provincia è aumentata del 300%”, ha rivelato il segretario Cgil.

Il dato più allarmante riguarda però un settore finora considerato intoccabile. “Stiamo denunciando da tempo che la crisi non riguarda più solo l’industria metalmeccanica. Per la prima volta nella storia, molte aziende del settore alimentare e vinicolo del Canellese stanno chiedendo la cassa integrazione. Ci sono imprese che non l’avevano mai fatto prima d’ora”, rimarca Morabito. Un segnale inequivocabile che la contrazione dei consumi e l’assenza di una politica industriale stanno colpendo al cuore anche le eccellenze produttive dell’Astigiano.

Sanità e povertà: “6mila astigiani non si curano più”

La combinazione tra bassi salari e tagli al welfare sta creando una vera e propria emergenza sociale. “La Camera di Commercio ha certificato che nel 2024 circa 6.000 astigiani hanno rinunciato a curarsi, mentre chi può ha speso 140 milioni di euro nella sanità privata”, hanno ricordato i sindacalisti. Una situazione aggravata da un sistema fiscale iniquo: “L’86% dell’Irpef lo pagano lavoratori e pensionati. Noi chiediamo che i 25 miliardi di extra gettito fiscale degli ultimi tre anni vengano restituiti a chi li ha pagati, non usati per condoni o per detassare le rendite”.

L’appuntamento è dunque per venerdì 12 dicembre, per chiedere un cambio di rotta radicale: “Più salari, più sanità, meno armi e una vera riforma fiscale. Non stiamo parlando di affamare i ricchi con la patrimoniale, ma di recuperare risorse per garantire a tutti diritti fondamentali che oggi sono a rischio”.

La manifestazione astigiana

La manifestazione inizierà alle 9.30 da piazza San Secondo  sotto lo slogan "Io sciopero", poi i corteo partirà alle 10  percorrendo via Gobetti, corso Alfieri e piazza Alfieri dove, sotto la Prefettura si terranno diversi interventi e, alle 12.30 conclusioni di Enrica Valfrè, segretaria Cgil Piemonte.

L’iniziativa coinvolge tutte le categorie ad eccezione dell'igiene urbana che aveva già scioperato. 


 

Betty Martinelli

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