La Corte d’Appello di Torino ha riformato parzialmente la sentenza emessa dal tribunale di Cuneo riguardante un’aggressione omofoba avvenuta in un locale della città il 19 febbraio 2023 . La vittima, di nome Dimitri, un 30enne residente a Sondrio, quella sera si trovava in compagnia di alcuni amici quando venne picchiato e insultato.
Il giudice di primo grado, Emanuela Doufour, definendo il gesto “aggravato per essere stato commesso per futili motivi” anche alla luce del fatto che “l’imputato ha pronunciato frasi chiaramente denigratorie dell’orientamento sessuale della persona offesa, che indicano la finalità discriminatoria dell’aggressione”, aveva condannato in abbreviato il responsabile, Sofian Bouaki, 33enne di origini marocchine nato a Crotone ma residente a Cuneo, a dieci mesi di reclusione.
Oltre alla per detentiva, il giudice aveva anche condannato il giovane uomo a un risarcimento danni di 6.000 euro in favore della vittima, che aveva deciso di costituirsi parte civile col legale del foro di Alessandria, l'avvocato Sergio Favretto.
Stamane, lunedì 1° dicembre, la celebrazione di fronte alla Corte di Appello di Torino, che ha ridotto la pena inflitta a Bouaki a 7 mesi di reclusione confermando il risarcimento. Il legale dell’imputato, l’avvocato Antonino Laganà, fa sapere di essere in attesa delle motivazioni della sentenza che verranno depositate tra 60 giorni.
Quel febbraio 2023 la vittima era stata invitata a festeggiare il compleanno di un’amica e un gruppo di altre tredici persone. Il tema scelto per la festa, che prevedeva anche il dress code, era “anni Novanta e unicorni”.
Nel gruppo c'era chi indossava una tuta con parrucca colorata e sopra il corno, mentre Dimitri aveva un cerchietto bianco con sopra un corno e le orecchie. Assieme a loro, in un altro tavolo di un locale in Cuneo Vecchia, era seduto da solo un ragazzo con le cuffiette alle orecchie. Il 30enne aggredito avrebbe poi raccontato di come alcuni amici gli avessero riferito che quel ragazzo aveva fatto qualche commento sul suo abbigliamento: lui non lo conosceva e non lo aveva mai visto prima.
Dopo la mezzanotte, parte della comitiva si spostò in un altro locale e il programma prevedeva che Dimitri, rimasto lì insieme ad altri amici, li avrebbe raggiunti più tardi.
Poco dopo, il gruppo si alzò, mentre alcuni stavano pagando alla cassa, all’esterno del locale l’imputato iniziò a prendere a male parole la sua vittima.
Gli urlò "Ricchione!” e Dimitri a sua volta rispose: “Sì, sono ricchione. Hai qualche problema?”. A quel punto il trentenne si avvicinò e continuò a prenderlo in giro. Dimitri gli disse di non toccarlo e lui lo colpì con un pugno sulla spalla buttandolo a terra. Venne preso a calci sulla schiena e a pugni, tanto che la prognosi fu di 15 giorni. Mentre veniva picchiato, il suo aggressore urlava anche altre parole che però Dimitri non ricorda.
A sostegno del giovane aggredito intervenne anche l'Arcigay Grandaqueer LGBT+, che, tramite un comunicato, spiegò di aver contribuito alla comunicazione tra l'aggredito, istituzioni sanitarie e la Questura.













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