Sono ore di apprensione nella comunità islamica di Torino: ieri mattina Mohamed Shahin, imam della moschea "Omar Ibn II Khattab" di via Saluzzo, è stato portato in questura.
Sempre in prima fila nei cortei Pro Palestina degli ultimi mesi, la guida spirituale è salito agli onori della cronaca per alcune dichiarazioni sull'attacco di Hamas ad Israele del 7 ottobre, che ha provocato la morte di 1.200 persone. E durante un presidio per Gaza lo scorso 8 ottobre, Shahin aveva dichiarato: "Il 7 ottobre non è una violenza". Successivamente aveva poi aggiunto: "non posso parlare solo del 7 ottobre perché il 7 ottobre e’ il risultato di 80 anni di occupazione e di 11 guerre successe prima di quella data”.
Parole che avevano scatenato una dura reazione da parte di Fratelli d'Italia. La parlamentare di FdI Augusta Montaruli era arrivata a chiedere un intervento diretto del Viminale: "Il ministero dell’Interno valuti i requisiti per la sua espulsione e la chiusura temporanea del centro nel quale opera".
Ed il timore del mondo musulmano è che Shahin venga rinchiuso in un Cpr, per poi essere espulso dall'Italia e rimandato in Egitto, dove rischierebbe la vita per le sue posizioni. Imam della moschea di via Saluzzo, da ventun anni vive nel nostro Paese con la sua famiglia.












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