Il Nazionale

Sport | 09 novembre 2025, 21:08

Respirare, immaginare, sperare. O urlare

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Un finale ingiusto (oppure giusto?), l’eterna domanda delle ultime domeniche e la scelta. Davanti all’ultimo posto, a una settimana dal derby e a un appuntamento che non può più mancare…

Respirare, immaginare, sperare. O urlare

Solo alla fine, solo nell’estremo anelito del match, Tortona si è ricordata di essere più “tutto” rispetto a Varese: il pensiero che sta dietro la penetrazione di Iroegbu - piccolo contro un lungo con un quarto di campo a disposizione - è corretto, la prodezza in ritorno di Biligha è il colpo del campione, quello che le grandi squadre hanno in saccoccia e le piccole no.

Per i primi 20 minuti i piemontesi hanno sottovalutato i ragazzi di Kastritis, forse memori di quella mollezza che aveva fatto storia (-54) a Varallo Sesia, per i secondi venti li hanno rincorsi, mani addosso, ripresi e sorpassati solo sul filo di lana. Con merito? Chi vince merita sempre, il caso è chiuso.

Tranne per noi, che siamo qui per l’ennesima volta a chiederci cosa manchi. Al bando le risposte facili, tipo quella di uno/due sostituti al più presto al posto di Moody (contiamo i giorni da tempo, totalmente insensibili ai suoi supposti miglioramenti…) e Freeman (stiamo iniziando a farlo: oggi un abbaglio, poi il nulla…)…

Mancano i dettagli, questa è la verità: manca non lasciare quel rimbalzo difensivo dopo che per 35 minuti non ne hai quasi lasciato uno, basta non buttare via quel pallone stupido che prima avevi evitato accuratamente di buttare, basta evitare quella banale invasione ai liberi o quel fallo senza logica…

Mancano i dettagli. Non mancassero, anche l’ennesima Varese tutt’altro che quadrata uscita dal mercato estivo avrebbe almeno 4 punti in più in classifica, e tutto l’ambiente non sarebbe davanti all’ennesima scelta tra pessimismo e speranza, tra tragedia e visione, tra affetto e abbandono… A una settimana dal ritorno del derby più sentito, peraltro.

Sì, perché oggi, con Varese ultima, solo una vittoria in sette partite, c’è solo da scegliere. Vedere tutto nero, unire questo nero a quello ereditato dalle annate precedenti, fare un tutt’uno e urlare contro il cielo, contro Scola, contro i gm, contro l’allenatore e contro i giocatori. Oppure fare un respiro e immaginare, purtroppo per adesso solo immaginare, un futuro per una squadra che un mese e mezzo fa era il nulla immischiato con il niente, martoriata dagli infortuni e palese nella sua inadeguatezza, mentre oggi sa portare le big agli ultimi tiri delle partite. È accaduto tre volte nelle ultime tre gare.

Respirare, immaginare, sperare.

O urlare.

Una cosa è certa, qualsiasi strada si prenda: l’appuntamento con la vittoria non può essere più rimandato da qui in poi.

Fabio Gandini

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