‘La musica che ci gira intorno’ è il format de ‘La Voce di Genova’ dedicato alla scoperta e alla valorizzazione della scena musicale ligure, con un focus su artisti locali, eventi, nuovi talenti e le tradizioni sonore della nostra regione. Ogni settimana la musica sarà protagonista, in ogni sua forma e da ogni punto di vista. Qui troverai interviste agli artisti, le nuove uscite discografiche, gli appuntamenti per vedere concerti ed esibizioni live e spazio a chi, con la musica, ci lavora: dai produttori ai fonici, dai musicisti ai gestori di locali, teatri e spazi dove è possibile far sentire la propria voce.
Cinquant’anni di musica, ricerca e ascolto. Gianni Maroccolo, una delle figure più influenti del rock italiano, torna sul palco con Il sonatore di basso, una performance immersiva che fonde suono, parola e memoria. L’appuntamento è per questa sera, sabato 8 novembre, al Teatro Modena di Sampierdarena, nell'ambito della rassegna P.A.L.C.O. Periferie attive, Luoghi, Culture, Opportunità, dove il musicista toscano, storico membro di Litfiba, CSI e produttore di artisti come Battiato, Carmen Consoli e Marlene Kuntz, sarà accompagnato da Andrea Chimenti per un viaggio sonoro che celebra il suo legame con il basso elettrico.
Più che un concerto, Il sonatore di basso è un’esperienza multidimensionale, pensata come un dialogo continuo tra artista e pubblico. Il progetto nasce in parallelo alla pubblicazione di due libri complementari: Il sonatore di basso, che raccoglie oltre cento trascrizioni delle sue parti di basso, e Memorie di un sonatore di basso, dove Maroccolo intreccia aneddoti, ricordi e riflessioni sul proprio percorso artistico.

“Non ho grandi aspettative per questa serata, se non il piacere di tornare a Genova con uno spettacolo intimo, centrato sulla musica più che sulla parola. Anche se presentiamo un progetto editoriale, sarà prima di tutto un momento di ascolto e partecipazione. Il primo volume raccoglie un’enorme quantità di partiture, una sorta di mappa della mia vita artistica; il secondo, invece, è un piccolo libro di memorie costruito su aneddoti, esperienze e flashback. Non ha la pretesa di essere un’opera letteraria, perché io sono un musicista, e scrivere di sé stessi non è mai semplice. Ma mi piacerebbe che fosse una serata di condivisione, di connessione con chi deciderà di esserci e di viverla insieme a noi”.
Per Maroccolo, il progetto editoriale è stato anche una sfida personale: confrontarsi per la prima volta con la scrittura: “È stato un lavoro maledettamente complesso, ma anche sorprendente. Quando stavamo completando la bozza e la pubblicazione di tutte le partiture musicali, ci siamo resi conto dell’enormità del volume e, col senno di poi, anche della sua bellezza. Le illustrazioni di Lionello Nardon e il progetto grafico di Libri a parte hanno dato vita a un manufatto prezioso, un piccolo grande oggetto d’arte. A quel punto ci siamo detti: 'Aggiungiamo qualche nota, qualche ricordo su come sono nati i pezzi.” Ma mi hanno fermato: ‘Non possiamo andare oltre questo volume già gigantesco. Facciamone un altro’. Così è nata l’idea di pubblicare parallelamente anche un secondo libro. Non ho voluto impostarlo come una biografia, né tanto meno come un saggio. È piuttosto una raccolta di flashback, ricordi e riflessioni sulla vita, non solo sulla musica. Ci sono incontri speciali, esperienze vissute intensamente, confronti nati in giro per l’Italia e per il mondo. Tutto in forma frammentata, come affiorano i pensieri. Da anni, da prima ancora dei social e dei forum, si è creata intorno a me una sorta di comunità: persone con cui sono cresciuto insieme, condividendo passioni, momenti, idee. È un legame che considero un onore. Quando sento il bisogno di scrivere qualcosa, di condividere una riflessione o annunciare un evento importante della mia vita musicale o personale, lo faccio pubblicamente, con lo stesso spirito con cui comunico online. Il libro nasce proprio da quell’approccio: un flusso libero di pensieri e ricordi che si muove da un periodo all’altro, da un’esperienza a un’altra, da un incontro a un altro. Il tutto arricchito dai contributi di amici e compagni di viaggio, come Giorgio Canali, che hanno voluto aggiungere la loro voce a questa pubblicazione collettiva”.

Dopo cinquant’anni di carriera, Maroccolo guarda ancora con stupore al riconoscimento che lo circonda: “A dire il vero, non mi ero mai reso conto dell’impatto che la mia musica aveva avuto. Sono una persona che vive con intensità il presente, senza soffermarsi troppo a guardare indietro. Solo in rari momenti mi sono fermato a riflettere e ho scoperto quanto affetto e stima ci fossero intorno a me: è stato sorprendente. Il ruolo di un bassista o di un produttore è sempre un po’ nascosto, dietro le quinte, e ricevere tanto calore non è affatto scontato. Guardando oggi al mio percorso, mi rendo conto di aver collaborato con tantissimi artisti diversi, e credo che, tra quello che ho fatto come musicista e come produttore, qualcosa di buono l’abbia combinato”.
Negli ultimi mesi Maroccolo ha riabbracciato due delle esperienze più importanti della sua vita musicale. “Con i Litfiba ci eravamo già ritrovati nel 2013 per riproporre la formazione storica e i brani degli anni Ottanta: pensavo fosse un capitolo chiuso. Poi mi è stato proposto un tributo a 17 Re, uno dei dischi più importanti della mia vita, e non ho avuto dubbi. Non mi sono chiesto se fosse opportuno o conveniente: hanno toccato un punto sensibile, come si dice a Napoli, un piezz e core. Ho detto sì subito, d’istinto”.
E poi i CSI: “Proprio nei giorni in cui stava per essere annunciato il tour dei Litfiba, ci siamo ritrovati tutti insieme dopo ventotto anni. È stato bellissimo: ci eravamo incrociati più volte nel tempo, ma non era mai successo di ritrovarci davvero, intorno a un tavolo. Non nego che si sia parlato anche della possibilità di fare qualcosa insieme. Poi è uscita quella foto e si è scatenata una reazione enorme: molti hanno dato per certo ciò che non lo era. In realtà rappresentava solo la gioia di esserci ritrovati. Detto questo, credo che un progetto sia plausibile, possibile. Lo spero, e ne stiamo parlando. È vero, ora c’è un’aspettativa, ma siamo ancora lontani dal concretizzare qualcosa. Però sì, ci speriamo tutti, me compreso”.

Maroccolo guarda con attenzione e rispetto anche alla scena contemporanea. “Ci sono tante realtà nuove che mi incuriosiscono e mi fanno ben sperare. Penso agli Stato Brado, un gruppo emiliano che in pochi anni ha fatto cose splendide, oppure a artisti che stimo moltissimo come Iosonouncane o Daniela Pes. Ma esiste anche un universo di musicisti che restano invisibili ai media e che pure creano cose meravigliose. È un momento estremamente fertile dal punto di vista creativo. Il problema è l’omologazione: si tende a pensare che la musica sia solo quella del mercato, mentre c’è un mondo intero di suoni e ricerche che vivono altrove. Chi ha curiosità e voglia di scoprire non resterà mai a digiuno”.
E aggiunge con decisione: “Non sono mai stato, e non sarò mai, uno di quelli che dicono 'ai miei tempi c’era la buona musica'. Ogni epoca ha bisogno di tempo per far emergere le proprie avanguardie. Dire 'si stava meglio prima' significa solo aver smesso di cercare, di mettersi in ascolto. La musica bisogna andarsela a cercare, perché chi pensa di aver capito tutto, della vita come dell’arte, non sa davvero cosa si perde”.
Sul palco del Modena, Maroccolo sarà affiancato non solo da Andrea Chimenti (voce e chitarra), ma anche dal bassista e collaboratore Mur Rouge, che svelerà i segreti tecnici e sonori del “suono Maroccolo”, e da Andrea Salvi, che condurrà la narrazione.







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