Il malcontento nei confronti del trasporto pubblico cresce e ormai diventa difficile ignorarlo. A Sanremo, soprattutto in piazza Colombo, i cittadini affollano le pensiline con la speranza che un autobus arrivi, controllano orari e attendono corse che spesso non passano. Chi vive nelle borgate e nell’entroterra è ancora più penalizzato: in alcuni casi, come a Verezzo, le linee sono completamente ferme da giorni.
“Ci hanno lasciati senza collegamenti” spiegano i residenti delle frazioni di Sant’Antonio e San Donato. “Abbiamo pagato l’abbonamento per lavorare, portare i bambini a scuola, andare in città a fare una visita sanitaria. Ma la risposta è sempre la stessa: ‘Non abbiamo corriere’. È assurdo: come dovremmo spostarci?”
Nelle borgate la sensazione è quella di essere cittadini di serie B. “Basta una settimana senza autobus e tutto si blocca: famiglie, anziani, studenti. È un diritto fondamentale muoversi. Ma qui la mobilità pubblica non esiste più”, racconta un commerciante che deve scendere ogni giorno in centro per rifornirsi.
Il disagio attraversa tutte le categorie di utenti. I pendolari rischiano ogni giorno di perdere il turno di lavoro perché le corse saltano senza preavviso. Gli studenti restano a piedi davanti alle fermate, costretti a chiamare i genitori o a rinunciare alle lezioni. Chi ha fragilità o difficoltà motorie non riesce più a raggiungere visite, uffici pubblici e servizi essenziali. E anche i turisti, spesso spaesati e senza indicazioni affidabili, finiscono per rinunciare agli spostamenti e scegliere altre soluzioni.
“Sanremo città accogliente? Non per chi dipende dagli autobus” sbotta un pensionato in piazza Colombo, in attesa da oltre mezz’ora. “Prima saltano le corse e poi le tolgono dagli orari senza avvisare nessuno”.
Alla protesta dei cittadini si unisce quella del personale RT, che vive le medesime difficoltà. “Non è colpa degli autisti se l’autobus non arriva” rivendica un dipendente, che chiede di restare anonimo. “Siamo sotto organico da anni: turni pesanti e difficoltà che ne conseguono. E quando la gente si arrabbia, la prima persona davanti siamo noi”.
A confermare il quadro è Alessandro Capitini, sindacalista RT: “Il paradosso è che alcuni autobus sono stati acquistati da poco, pensati proprio per servire le borgate e l’entroterra, e invece hanno continui problemi all’elettronica. Dovevano far risparmiare tempo e denaro, e invece stanno creando solo costi e disservizi. Abbiamo poche macchine, pochi meccanici, e quelle che dovrebbero essere le più affidabili restano spesso ferme per guasti impossibili da risolvere in tempi rapidi”.
Secondo Capitini, la crisi non è improvvisa ma il risultato di anni difficili: “RT tira avanti come può. Ci arrangiamo, cerchiamo soluzioni, ma la verità è che negli ultimi due anni la situazione è decisamente peggiorata. I mezzi sono messi male, i lavoratori sono allo stremo e i cittadini lo sono quanto noi. Siamo tutti sulla stessa barca, che però fa acqua da tutte le parti”.
Il sindacalista avverte che la tensione sta montando tanto dentro quanto fuori dall’azienda: “Non escludo che nei prossimi giorni ci siano manifestazioni spontanee, perché la gente è al limite della sopportazione. Servono interventi immediati e seri. Non possiamo lasciare morire un servizio essenziale per la vita di questo territorio”.










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