Il Nazionale

Cronaca | 29 ottobre 2025, 18:45

Torture in carcere al Cerialdo: domani la discussione del rito abbreviato per i fatti del Padiglione Gesso

Ad aver scelto il rito che prevede lo sconto di pena sono l'ispettore, il medico e due agenti. Il dibattimento al via da gennaio 2026 attende altri dieci imputati. Fra le accuse, torture, lesioni, minacce e falsi commessi tra il 2021 e il 2023. Tra le parti civili anche i garanti regionale e nazionale delle persone private della libertà personale

Torture in carcere al Cerialdo: domani  la discussione del rito abbreviato per i fatti del Padiglione Gesso

Prenderà avvio domani il processo relativo alla maxi inchiesta che ha coinvolto il carcere di Cuneo per presunte torture commesse su alcuni detenuti.
Se il dibattimento, quindi il “rito classico”, prenderà avvio al tribunale di Cuneo nel gennaio 2026 per dieci agenti del personale penitenziario, nella giornata di domani, giovedì 30 ottobre, si celebrerà il rito abbreviato a carico dei quattro imputati che hanno deciso definire la loro posizione già in udienza preliminare.

Tra coloro che compariranno di fronte al giudice per l’udienza preliminare, il dottor Edmondo Pio, c’è l’ispettore, accusato, fra l’altro, di tortura sui detenuti, i due agenti che avrebbero redatto un verbale falso e il medico del carcere, cui sono contestate l’omissione di referto e favoreggiamento. 

Costituiti parte civile sono tre detenuti di origine pakistana che, assieme ad altri due, sarebbero stati le vittime delle presunte violenze avvenute nel carcere di via Roncata tra il 2021 e il 2022. Assieme a loro, ad aver scelto di costituirsi parte civile, ci sono un quarto detenuto, il garante regionale delle persone private della libertà personale Bruno Mellano e quello nazionale Felice Maurizio D'Ettore. 

I fatti che verrano discussi in abbreviato, e per cui l'accusa sarà sostenuta dal pubblico ministero Mario Pesucci, hanno ad oggetto una presunta spedizione punitiva avvenuta al Padiglione Gesso tra il 20 e il 21 giugno 2023. Il più grave fra gli episodi, sembrerebbe. 

Quel giorno, cinque agenti liberi dal servizio (per loro il procedimento prenderà avvio a gennaio) si sarebbero introdotti nella cella numero 417 della quarta sezione del Padiglione Gesso. Ad averli chiamati battendo sui blindi per segnalare che il compagno della cella accanto, la numero 416, aveva male a una gamba e per questo necessitava di essere portato in infermeria, erano stati i quattro detenuti della cella stessa. Entrati, dopo aver chiuso la porta e il blindo della 415, sarebbero iniziate le violenze. A questo punto, i quattro detenuti sarebbero stati picchiati dagli agenti anche con calci alla bocca. Ad averglielo ordinato sarebbe stato l’ispettore, arrivato poco dopo. Tutti, poi, sarebbero stati condotti in infermeria venendo trascinati di peso giù per le scale.  

Le violenze, però, non si sarebbero però fermate qui: i quattro detenuti lungo il tragitto sarebbero stati colpiti con calci al volto e alle tempie, e con pugni. Uno di loro avrebbe anche battuto la testa contro un muro. In attesa della visita medica, che poi non si sarebbe svolta, i detenuti avrebbero aspettato in una stanza dove sarebbero stati nuovamente picchiati.  

Nel frattempo, il loro compagno della 416 veniva visitato dal medico. In quel momento nell’ambulatorio sarebbe entrato l’ispettore con tre agenti: “Vuoi anche tu qualcosa – avrebbe detto al detenuto, prima di colpirlo -? Così stanotte dormi bene… ti do qualcosa io”. E qui sarebbe stato colpito alla testa da un collega. E, di nuovo, dopo averlo condotto nella stanza assieme agli altri detenuti, le botte sarebbero continuate fino a che l’ispettore non avrebbe ordinato ai colleghi di smettere. 

Tutti e cinque i detenuti pakistani, furono poi collocati in isolamento, sostiene la Procura, “in stanze prive di finestre, materassi per tutti, cuscini, lenzuola e acqua in bagno”. 

Dopo aver ordinato di smettere di picchiarli, l’ispettore avrebbe anche detto al medico che nessuno aveva bisogno delle visite. Sarebbe stato proprio il sanitario a coprire le violenze di quella notte in quanto, nel nullaosta (atto obbligatorio a fronte di una visita medica quando un detenuto deve essere collocato in isolamento ) avrebbe attestato che i detenuti, oltre ad essere stati visitati, avrebbero potuto sostenere il regime di isolamento, in quanto in condizioni psicofisiche idonee. 

Al medico, che ha scelto il rito abbreviato, è infatti contestata l’omissione di referto e il  favoreggiamento.

Assieme a lui, per “i fatti del Padiglione Gesso”, ad essere indagati ci sono gli agenti che hanno scelto il rito "classico” e l’ispettore che, con due assistenti capo, è sospettato anche di aver redatto il falso nella relazione di servizio destinata al comandante. Questi ultimi hanno optato per l’abbreviato. L’ispettore è anche accusato di calunnia, perché in quella relazione che la Procura ritiene essere falsa avrebbe scritto che i cinque detenuti avrebbero posto resistenza. 

CharB.

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