Sono iniziati lunedì 27 ottobre gli accertamenti tecnici sul cantiere di Limone Piemonte dove il 23 settembre scorso perse la vita Petru Vintila.
I motivi degli accertamenti sono da ricondurre al crollo del muro che investì il 54enne operaio di origini romene, provocandone la morte. In particolare, gli ingegneri nominati dalle parti, Procura e difensori dei cinque indagati, sono chiamati a delineare le cause che portarono al collasso di una porzione del rivestimento di una parete in fase di costruzione. Si tratta di accertamenti tecnici irripetibili.
L’incidente mortale avvenne mentre Petru Vintila stava lavorando presso le piste della Riserva Bianca, all’arrivo della telecabina Severino Bottero, dove sorge il cantiere della baita destinata a sostituire il vecchio Bar Laghetti.
Il medico legale Federico Quaranta, consulente nominato dal pubblico ministero Mario Pesucci, ha eseguito l’autopsia sul corpo della vittima, confermando come causa della morte dell’uomo un trauma da schiacciamento. Per conto della Procura a effettuare il sopralluogo sul cantiere adiacente alle piste è l’ingegnere Walter Ripamonti.
I lavori a Limone erano stati affidata alla ditta esterna per cui Vintila lavorava dalla Lift, la società che gestisce gli impianti di risalita in Valle Vermenagna.
Iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo sono il committente, il progettista, il coordinatore della sicurezza, l’appaltatore e il capo cantiere.
Altrettanti consulenti sono stati a loro volta nominati dai difensori dei cinque, gli avvocati torinesi Nicola Menardo e Francesco Crimi, e il cuneese Alberto Leone, proprio al fine di garantire gli accertamenti tecnici in contraddittorio. Anche loro sono al lavoro sul cantiere.
Quella di Petru Vintila è stata la nona morte bianca dall’inizio dell’anno in provincia di Cuneo. L’uomo, residente nel Torinese, ha lasciato la madre, la sorella e il cugino. La famiglia è assistita all'avvocata Alessandra Lentini.













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