In provincia di Varese tra il 2014 e il 2024 i nati in Italia sono diminuiti del 12.3%: nello stesso periodo i nati all'estero sono invece aumentati del 14.2%.
Sta forse tutto in questi due dati la situazione di "inverno" demografico in cui anche il nostro territorio versa e di aumento dell'immigrazione con relativo bisogno di manodopera, che è l'altra faccia della stessa medaglia. Numeri contenuti nel Rapporto Annuale 2025 sull'Economia e l'Immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa e presentato il 20 ottobre al Cnel e alla Camera dei Deputati.
Un'analisi che contiene anche molti altri dati interessanti riguardanti la situazione del Varesotto: nella nostra provincia, al 1° gennaio 2024, i residenti stranieri sono 76.056 pari all'8.6% del totale della popolazione. I contribuenti nati all'estero per la dichiarazione 2024 sono 71.944 pari all'11.2% del totale dei contribuenti.
Il reddito medio dei nati all'estero residenti in provincia di Varese è di 18.860 euro, il totale di Irpef versata dagli stranieri del nostro territorio è di 198 milioni di euro. Gli imprenditori "varesini" nati all'estero sono 9.495 il 10.4% del totale.
Di seguito la nota generale della Fondazione Leone Moressa a commento del Rapporto 2025 riguardante l'Italia:
“Nuovi italiani” e inverno demografico. Gli stranieri residenti in Italia nel 2024 sono 5,3 milioni (8,9% della popolazione totale). Ma si arriva a 6,7 milioni (11,3%) considerando i nati all’estero. Questo divario deriva essenzialmente dalle acquisizioni di cittadinanza italiana, oltre 200 mila all’anno. La popolazione con background migratorio continua a dare un contributo positivo alla demografia italiana con un tasso di natalità più alto (9,9 nati ogni mille abitanti tra gli stranieri, 6,1 tra gli italiani) e un tasso di mortalità più basso (2,1 / 12,3 per mille). Nel 2023, ad esempio, gli italiani sono diminuiti di 385 mila unità, mentre gli stranieri sono aumentati di 375 mila. Tra gli stranieri, solo il 6% ha più di 64 anni, mentre tra gli italiani questa componente arriva al 26%.
Occupazione e fabbisogno di manodopera. Gli occupati stranieri sono 2,51 milioni (10,5%) ma, anche in questo caso, si sale a 3,65 milioni considerando il paese di nascita (15,2%). I lavoratori stranieri producono 177 miliardi di Valore Aggiunto, dando un contributo al PIL pari al 9%, con picchi del 18,0% in Agricoltura e del 16,4% nelle Costruzioni. Le dinamiche demografiche in corso determinano inevitabilmente una crescente richiesta di manodopera dall’estero. Secondo le previsioni Unioncamere – Excelsior, nel quinquennio 2024-2028 le imprese italiane avranno bisogno di 3 milioni di nuovi occupati (esclusa P.A.), di cui 640 mila immigrati (21,3%). Il fabbisogno di manodopera in Italia dipenderà per l’80% dal ricambio legato ai pensionamenti e solo per il 20% alla crescita economica. Nelle regioni del Centro-Nord la percentuale di immigrati sul fabbisogno totale supera il 25%, con punte del 31% in Toscana e Trentino Alto Adige.
Imprenditori immigrati ancora in crescita. Prosegue l’aumento degli imprenditori immigrati, 787 mila nel 2024 (10,6% del totale). In dieci anni (2014-24), gli immigrati sono cresciuti (+24,4%) mentre gli italiani sono diminuiti (-5,7%). Incidenza più alta al Centro-Nord e nei settori di Costruzioni, Commercio e Ristorazione. Oltre a dare un contributo demografico ed economico nei paesi di destinazione, i migranti contribuiscono allo sviluppo dei paesi d’origine, anche attraverso l’invio di denaro. Nel 2024 gli immigrati in Italia hanno inviato 8,3 miliardi di euro a sostegno delle famiglie nei paesi d’origine, pari a circa 130 euro pro-capite al mese.
Basso impatto sulla spesa pubblica. I contribuenti immigrati in Italia sono 4,9 milioni (11,5% del totale) e nel 2024 hanno dichiarato redditi per 80,4 miliardi di euro e versato 11,6 miliardi di Irpef. Rimane alto il differenziale di reddito pro-capite tra italiani e immigrati (quasi 9 mila euro annui di differenza), conseguenza diretta della struttura occupazionale.
Il contributo fiscale è comunque positivo. Gli immigrati, principalmente in età lavorativa, incidono poco sulla spesa pubblica (3%). Inoltre, confrontando le entrate per lo Stato (gettito fiscale e contributivo) con la spesa pubblica per i servizi di welfare, il saldo per la componente immigrata è positivo (+1,2 miliardi di euro): gli immigrati, prevalentemente in età lavorativa, hanno infatti un basso impatto sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni.
La Fondazione Leone Moressa, nata da un’iniziativa della Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre CGIA, pubblica dal 2011 il «Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione» (ed. Il Mulino). L’edizione 2025 del è realizzata con il contributo di CGIA Mestre, con il patrocinio di Confartigianato imprese e OIM – Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e con il patrocinio gratuito di MAECI – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e OIL – Organizzazione Internazionale del Lavoro.
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