Francesco, il detenuto pugliese di 260 chili, è morto quest’oggi (lunedì 20 ottobre) in carcere, a Torino. Dalle prime informazioni, sembrerebbe essersi trattato di un arresto cardiaco. Vani i tentativi messi in atto dal personale del 118 per rianimarlo. Francesco lascia due fratelli, di cui uno residente a Cuneo.
Il detenuto si trovava nel “reparto filtro” del padiglione A del carcere "Le Vallette", nel capoluogo piemontese. Francesco, dopo circa un mese e mezzo all’ospedale di Cuneo e nel carcere Marassi di Genova, era stato infatti accolto l’11 ottobre in una cella predisposta appositamente predisposta per lui, con un letto di portata, idoneo a sostenere il suo peso, e con assistenza sanitaria necessaria per far fronte alle sue esigenze.
Di tutti gli otto padiglioni che compongono il carcere Torino , a loro volta suddivisi in sezioni, quello A è il più medicalizzato. Qui si trovano le principali aree dedicate alla salute, tra cui il Servizio di Assistenza Intensiva per detenuti che richiedono cure specifiche. È inoltre presente un settore destinato alla detenzione di persone condannate a pene elevate. Nel caso specifico, Francesco aveva un fine pena previsto per il 2037.
Il detenuto era arrivato a Cuneo lo scorso 23 agosto, quando, dopo aver minacciato di incendiare la Rsa di Bra dove era ospite, fu arrestato e condotto nel carcere di Cuneo. L’uomo, condannato in via definitiva con fine pena nel 2037, godeva da un anno del regime di detenzione domiciliare concesso dal magistrato di sorveglianza di Lecce.
Prima del trasferimento nella Rsa braidese, dove la misura era stata poi aggravata per motivi di sicurezza, Francesco aveva trascorso un periodo di detenzione presso l’abitazione del fratello, sempre a Cuneo. Collocato ai domiciliari, non era più in carico al Ministero di Giustizia: il suo soggiorno nella struttura di Bra era pagato in parte da lui e in parte coperto dal Servizio sanitario nazionale, vista la sua invalidità.
Il suo trasferimento al Cerialdo era stato conseguenza di un aggravamento della misura detentiva per motivi di sicurezza da parte del magistrato di sorveglianza. Tuttavia, il carcere di Cuneo non era stato in grado di accoglierlo: mancava un letto di portata adeguata. Così Francesco era stato trasferito al pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce, dove è rimasto per un mese, ospitato nel reparto di Medicina d’urgenza in attesa di una nuova sistemazione.
In un primo momento sembrava che potesse essere accolto alle Molinette di Torino, nel reparto di Medicina protetta riservato ai detenuti (il cosiddetto “repartino”) ma, dopo poche ore, nella notte del 27 agosto, era stato rimandato a Cuneo: le celle disponibili non erano idonee alle sue esigenze fisiche e lui stesso si era rifiutato di scendere dall’ambulanza.
Neppure il “repartino” dell’ospedale San Martino di Genova aveva potuto accoglierlo: mancavano barelle e letti adeguati al suo peso. Alla fine, l’Asl genovese si era fatta carico del caso trovandogli una sistemazione nel carcere di Marassi, ma nemmeno quella collocazione alla fine si era rivelata adatta a lui, così il Provveditorato regionale si era attivato per trovargli una sistemazione.
Torino, in cui, però, Francesco, è rimasto neppure dieci giorni.
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