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Sport | 19 ottobre 2025, 20:58

Il giorno “zero” di un ibrido che anche Kastritis ha voluto. Buon lavoro, coach…

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Siamo al 1° agosto, non a fine ottobre: questa Openjobmetis è ancora lontana anni luce dall’essere una squadra, anche nell’anima. Le giustificazioni le conosciamo, ora però mancano anni luce di allenamenti e voglia (e di cambiamenti già inevitabili?) per cambiare una difesa e un attacco che non funzionano. Dal quadro non resta fuori nessuno, men che meno l’allenatore greco…

Il giorno “zero” di un ibrido che anche Kastritis ha voluto. Buon lavoro, coach…

Il brutto spettacolo di Reggio Emilia non è (solo) nel punteggio o in qualche dimenticabile fotogramma tecnico e agonistico “ammirato” (si fa per dire) qui e là nei quaranta minuti. Molto di più sussiste in quello che il tifoso ma anche il cronista non vorrebbero mai constatare: corpi ciondolanti che vagano rassegnati per il parquet, sguardi spenti, generale accettazione della sconfitta e del punteggio senza alcun sussulto, né fisico, né di orgoglio.

Tale è stata la Varese degli ultimi dieci minuti. Sullo sfondo un Kastritis che urla, si dimena, non sta fermo un attimo: non basta, i leader servono anche sul campo, quanti ne abbiamo amati in questi 80 anni?

Lasciamolo lì, però, l’allenatore greco, perché ci torniamo fra qualche riga.

Il tempo di scrivere che se quello di oggi è stato il giorno “zero” - ovvero la prima al completo di una squadra che ha affrontato l’intera preparazione tra un grattacapo e l’altro e mai con tutti gli effettivi schierabili contemporaneamente - le immagini del campo ci hanno restituito il concetto in maniera lampante.

Siamo al 1° agosto, non a fine ottobre: questa Openjobmetis è lontana anni luce dall’essere una squadra, anche nell’anima.

Né la difesa, né l’attacco danno prova di funzionare. Dietro Librizzi e compagni si esibiscono in sparuti sprazzi di voglia e organizzazione, ben presto cancellati da errori individuali che definire marchiani è un eufemismo. Gente che si perde l’uomo come dimentica il portafoglio sul comodino quando esce di casa al mattino, misunderstanding ripetuti sui cambi, passività da Borsa di New York nel ’29 nell’accettare le penetrazioni altrui (male male male tutti gli esterni, ali comprese). All’organizzazione professata, sperata, necessaria mancano anni luce di allenamenti e desiderio.

Renfro più Nkamhoua? Oggi l’esperimento è durato troppi pochi minuti per essere giudicabile…

Dall’altra parte del rettangolo di gioco, a nostro avviso, va pure peggio. Qualche esecuzione che in realtà non è proprio tale, quanto piuttosto azione riuscita come frutto degli errori altrui: per il resto, il più delle volte, sembra non esserci un piano, un gioco, in un’anarchia che il Moreyball estremo degli allenatori “scoliani” rendeva accettabile (i problemi, gravissimi, erano altri), mentre questa versione di Varese apparentemente molto povera di talento rende solamente un improduttivo balletto che i corpi fanno per lo più sul posto. Solo il 51% da 3 di Sassari ha potuto salvare una manovra offensiva che di manovra per ora non ha nulla: è improvvisazione, è vuoto a perdere.

Giorno zero significa che da qui in poi si può solo migliorare? Certamente ed è la speranza di tutti. Il problema ulteriore è che a certe caratteristiche intrinseche e a certi protagonisti di questa squadra siamo già arrivati a non credere più. Lo scriviamo con il magone.

Tra i secondi barrare la casella “Moody” è fin troppo facile. Tra le prime ci ripetiamo per l’ennesima volta: questa Varese non ha un leader offensivo tra gli esterni e tra gli stessi “regala” troppa imprecisione balistica, figlia delle caratteristiche individuali prescelte.

Non invidiamo il compito di Ioannis Kastritis: ecco che torniamo a lui. E lo facciamo per includerlo pienamente nel quadro allarmante di questa sera. La consueta “caccia al gm” inizierà presto se non è già iniziata, ma verità giornalistica impone di ribadire che mai come quest’anno il parto del mercato è stato condiviso con l’allenatore, dal primo all’ultimo giocatore. Così è, anche se non vi pare.

Questa è quindi - anche - la squadra di coach K., per ora un ibrido che non produce nulla. A lui il dovere di farne qualcosa, salvo correzioni che appaiano sempre più inevitabili.

Fabio Gandini

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