A Sanremo il Campionato Europeo di Rally non è più un tabù. Parole che fino a poco tempo fa sembravano appartenere al passato, sussurrate con nostalgia da chi ricordava i tempi d’oro del mondiale. E invece, oggi, sono tornate a risuonare con forza, cariche di possibilità e di entusiasmo. Perché in Riviera, dove il rumore dei motori si confonde con quello del mare, il sogno europeo ha ripreso a correre.
Ieri pomeriggio, Portosole si è trasformata in una scenografia perfetta: banchine gremite, volti sorridenti, appassionati arrivati da ogni parte d’Italia e anche dalla vicina Francia. Una cartolina viva, di quelle che profumano di passato e futuro insieme. Un’atmosfera romantica, quasi malinconica, per il valore che il Rally ha da queste parti, ma anche dirompente, proiettata in avanti, verso ciò che potrebbe tornare a essere.
A crederci è innanzitutto Sergio Maiga, presidente del Comitato Organizzatore del Rallye Sanremo, che non si nasconde: “L’unico modo per migliorare un evento capace di richiamare migliaia di persone e di emozionare un’intera città è portare di nuovo l’Europeo a Sanremo”. L’obiettivo è fissato: il 2027. E il tempo per iniziare a lavorarci c’è, così come la volontà di una città che sembra aver ritrovato la consapevolezza del proprio valore.
Il sindaco Alessandro Mager non ha dubbi: “Sanremo è pronta ai grandi eventi”. L’Europeo sarebbe una vetrina straordinaria per la città dei Fiori, una ribalta che unisce sport, turismo e immagine. L’assaggio lo si è avuto ieri, con tutti i locali di Portosole pieni, la passeggiata invasa da spettatori e curiosi, e quell’aria da grande evento che mancava da tempo.
Qualcuno l’ha definita un’atmosfera “montecarliana”, con le persone affacciate sugli yacht e le luci riflesse sul mare, a ricordare che il fascino del Rally a Sanremo non si è mai spento davvero. Semmai, ha atteso il momento giusto per riaccendersi.
Oggi la città è capitale italiana dei motori, teatro dell’assegnazione del titolo nazionale, ma il pensiero va già oltre. C’è la consapevolezza che migliorare un evento come questo è difficile, quasi impossibile. Eppure, la macchina organizzativa si è già rimessa in moto. Perché il Rally, qui, non è solo sport. È memoria, identità, appartenenza.
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