Dopo anni di silenzio, di erba alta e cancelli arrugginiti, il campetto di San Giuseppe è pronto a tornare a vivere. Presto riecheggeranno di nuovo le risate, il rimbalzo dei palloni e il rumore delle scarpe sul terreno. Per generazioni è stato un punto d’incontro, un rifugio di sogni e amicizie. Ora quel luogo si prepara a scrivere una nuova pagina della sua storia.
La svolta è arrivata grazie alla Curia, che ha concesso alla Carcarese l’utilizzo del campo in comodato d’uso per trent’anni, con possibilità di rinnovo. Un gesto dal forte valore simbolico: restituire alla comunità valbormidese un pezzo della propria identità, dove il calcio è da sempre passione, aggregazione e memoria condivisa. Il campo, donato a suo tempo dalla famiglia Piattelli, è gravato da un vincolo che ne impedisce l’acquisizione. Sorge su un’area particolare, che interessa ben tre Comuni – Cairo Montenotte, Carcare e Cosseria – ed è di proprietà congiunta dell’Istituto per il Sostentamento del Clero e delle parrocchie di Cairo e Carcare.
Per la società biancorossa si tratta di un traguardo storico. "È un progetto che avevamo in testa da tempo, ma soprattutto nel cuore" racconta il direttore generale Roberto Abbaldo, principale artefice dell’operazione. "Abbiamo circa 250 tesserati e lo stadio Corrent non basta più. Quando la famiglia cresce, bisogna ingrandire la casa. Il campo di San Giuseppe, per molti di noi, è casa: il luogo dove siamo cresciuti e dove oggi molti genitori porteranno i propri figli a giocare sullo stesso terreno calpestato da ragazzi. Si tratta anche di una location strategica, perché servita in modo egregio dalla stazione ferroviaria e dalla fermata dei pullman".
Grazie al lavoro instancabile del volontario Diego Berretta, il campetto a sette è già tornato fruibile. Ma la visione è più ampia: la Carcarese punta a realizzare un campo in sintetico, ristrutturare gli spogliatoi e rendere l’impianto un punto di riferimento per tutta la valle.
Durante la conferenza stampa, Abbaldo ha voluto dedicare il progetto alla famiglia Berretta: "A Bruno, che ha sempre creduto nella forza dello sport come collante sociale, e a Diego, che è sempre in prima linea quando c’è da rimboccarsi le maniche". Poi i ringraziamenti a chi ha reso possibile il sogno: Monsignor Luigi Testore, i parroci Don Mirco Crivellari, Padre Stefano Mario Locatelli e Don Claudio Giuseppe Barletta, il diacono Giancarlo Ferraro, il geometra Fabio Prato, l’avvocato Nicolò Zunino e Padre Italo Levo, "che ha sostenuto il progetto fin dal primo momento, anche se non potrà vederlo completato fisicamente".
Il presidente Alessandro Ferrero, carcarese e residente a San Giuseppe, non ha nascosto l’emozione: "Quel campo l’ho visto nascere grazie a Don Caldano. Ogni estate ospitava tornei che portavano in Valle i migliori giocatori della provincia. Poi il silenzio, l’abbandono. Vederlo trasformato in parcheggio mi faceva male. Ma oggi, grazie all’interesse della Carcarese, tornerà a vivere. È un sogno che si realizza".
Per il vicepresidente Stefano Quaini, la rinascita del campetto è più di un progetto sportivo: è un investimento nel sociale. "La struttura sarà dedicata al settore giovanile, ma vogliamo aprirla anche ai ragazzi del quartiere e della valle. È un modo per farli crescere insieme, dentro e fuori dal campo". Tra gli obiettivi, anche quello di riportare in vita quel torneo estivo, assente da oltre dieci anni.
Ma il lavoro della Carcarese non si ferma qui. L’obiettivo è trovare nuove strutture, per garantire a tutti i tesserati spazi adeguati per allenarsi: "Tutto ciò che arricchisce il polo sportivo Corrent è ben accetto" aggiunge Ferrero. "Con il campetto di San Giuseppe abbiamo fatto un passo importante, ma non abbiamo risolto tutto. Ci aspettiamo collaborazione e sostegno dal Comune e dalle realtà del territorio. L’appello è aperto a chiunque voglia dare una mano per portare a termine il progetto".
E proprio sul rapporto con le istituzioni si è soffermato il club manager Fulvio Florean: "Con un numero così grande di tesserati, è necessario trovare nuove soluzioni, e siamo in costante contatto con il Comune che ringraziamo per svilupparle insieme".
Infine, il vicepresidente Edoardo Gandolfo ha ricordato il valore simbolico di questa rinascita: “Il campetto di San Giuseppe è un luogo iconico. Ha visto passare generazioni di ragazzi e, negli ultimi anni, vederlo abbandonato era un dispiacere per tutti. Ora possiamo restituirlo alla comunità. Sarà un lavoro impegnativo. Non sarà semplice: occorrono lavori sia agli spogliatoi che al campo, lavori che saranno dispendiosi a livello economico ma anche di energie. Ci stiamo già muovendo per avviare partnership con importanti realtà locali e non solo, perché secondo noi è nell’interesse di tutti che il campetto venga fatto a regola d’arte per essere utilizzato nuovamente dai giovani".
Così, dopo anni di silenzio, il vecchio campo tornerà a sentire la vita. Non è solo un rettangolo di terra: è un simbolo, una promessa, una seconda possibilità. Lì dove un tempo si rincorrevano bambini con ginocchia sbucciate e maglie infangate, presto torneranno nuove generazioni, con lo stesso entusiasmo e la stessa luce negli occhi.
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