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Basket | 02 ottobre 2025, 07:56

Moody e Freeman, il backcourt a cui si affida la Openjobmetis: «Lavoriamo e miglioriamo, insieme. Pronti per iniziare al meglio»

Ultima presentazioni ufficiali in casa biancorossa: oggi, presso la sede di viale Belforte dello sponsor Divani & Divani, è toccato al playmaker e alla guardia. Moody: «Varese ha una grandissima tradizione nel mondo della pallacanestro, questo ha contribuito alla mia scelta. Gli alti e bassi? Pensiamo giorno per giorno». Freeman: «Accolto molto bene da società e compagni. Mi sento bene, sono più avanti del previsto. Non ci sono tante società in Europa che possono mettere a disposizione un lavoro così funzionale di recupero come quello che ho visto qui»

Moody e Freeman, il backcourt a cui si affida la Openjobmetis: «Lavoriamo e miglioriamo, insieme. Pronti per iniziare al meglio»

Ultimo giro di presentazioni ufficiali in casa Pallacanestro Varese: oggi è stato il turno di Stefan Moody e Allerik Freeman, che hanno parlato ala stampa nella sede di viale Belforte di Divani & Divani, sponsor della società biancorossa.

«Abbiamo una bellissima attività sempre in corso con Pallacanestro Varese - Paolo Carzaniga, responsabile del punto vendita di viale Belforte - Saremo ovviamente al palazzetto a tifare con voi».

«Grazie a Divani & Divani per ospitarci oggi - ha preso poi parola Zach Sogolow - Entrambi i giocatori hanno avuto degli ultimi mesi impegnativi: Stefan ha giocato quasi tutta l’estate e Allerik ha fatto un grande lavoro per recuperare dall’infortunio. Ora siamo entusiasti di vedere entrambi con la nostra maglia».

Moody: «Stiamo crescendo tutti insieme. Varese ha una grande tradizione di pallacanestro»

Sulle sue prime settimane a Varese: «Stiamo molto bene insieme e sono contento per come è iniziata la stagione dal punto di vista del lavoro, stiamo cercando di crescere tutti insieme. Ci aspettiamo di lavorare bene anche questi ultimi giorni per iniziare bene la stagione».

Perché ha scelto Varese: «Mi sono documentato un po’ su Varese e ho visto che ha una grandissima tradizione nel mondo della pallacanestro. E quando c’è anche questo tipo di spinta è una cosa che aiuta a prendere la decisone. Poi in Italia non ero mai stato, e anche questo ha influito».

Su alcune difficoltà che ha avuto nelle prime amichevoli: «Dipende un po’ di più dal sistema di gioco che l’allenatore vuole che mettiamo in campo. Ma è normale, tutti i nuovi devono rispondere a situazioni diverse a cui erano abituati, ma dobbiamo continuare a lavorare e a ripetete le stesse cose per migliorare. Dall’inizio ad adesso già sento che mi sto adattando alle richieste, ma siamo ancora in una fase di processo».

Come giudica il livello della squadra: «Ora stiamo pensando giorno per giorno. Dobbiamo mettere insieme quello che ci viene proposto. Al momento non posso dare un giudizio sugli alti e bassi, ma dobbiamo pensare a cosa riusciamo fare e pensare giorno per giorno».

Sul perché ha scelto il numero 42: «Papà era un giocatore di football. Ha utilizzato il numero 42, e io l’ho scelto per cercare di portare avanti questa cosa».

Freeman: «Mi sento bene, sono più avanti del previsto. Pronto per iniziare al meglio»

«Dal momento in cui sono arrivato sono stato accolto molto bene da società e compagni - le prime parole di Freeman - Ho avuto subito l’impressione di essere in un posto dove la pallacanestro è molto importante. Sono pronto per lavorare e iniziare al meglio la stagione».

Sul suo stato di salute: «Per il tipo di infortunio che ho avuto generalmente il periodo perfetto per il recupero è di un anno. Ora siamo a nove mesi, ma mi semtno molto bene, il mio corpo sta rispondendo bene, sono più avanti rispetto alla media, e questo mi è stato confermato dallo staff medico con analisi e dati oggettivi».

Su come tutto lo staff medico lo stia aiutando nel recupero: «Sono ormai qui da quattro settimane, ma il lavoro impostato su di me è stato personalizzato, e non soltanto con l’allenamento di squadra. Mi hanno dato tabelle individuali su cui lavorare e abbiamo potuto controllare i risultati giorno per giorno. Non avrei mai pensato dopo il primo allenamento di arrivare a giocare le amichevoli e migliorare così tanto rispetto a quanto mi aspettavo. Per esperienza, non ci sono tante società in Europa che possono mettere a disposizione un lavoro così funzionale di recupero come quello che ho visto qui a Varese».

Sulla sua precedente esperienza nel campionato italiano: «Venezia era formata da dodici giocatori di altissimo livello e in quaranta minuti non puoi accontentare tutti allo stesso modo dal punto di vista del minutaggio. Mi piace l’alto livello d’atletismo del campionato, è un tipo di pallacanestro che preferisco, piuttosto che il gioco più rallentato e fisico».

Lorenzo D'Angelo

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