Il Nazionale

Cronaca | 28 settembre 2025, 15:40

Madre condannata per sottrazione di minore: "Bimbo strappato al padre e trattenuto all’estero". Il Tribunale di Savona "ribalta" la decisione della Corte inglese

La battaglia legale di un papà per riabbracciare il figlio "blindato" dalla donna nel Regno Unito

Madre condannata per sottrazione di minore: "Bimbo strappato al padre e trattenuto all’estero". Il Tribunale di Savona "ribalta" la decisione della Corte inglese

Il Tribunale di Savona ha condannato a due anni e sei mesi di reclusione K.M., 42 anni, cittadina polacca residente nel Regno Unito, per aver sottratto il figlio minorenne al padre e trattenuto il bambino all’estero contro la volontà dell’altro genitore. La pena, disposta dalla giudice Veronica Desei, è accompagnata dalla sospensione della responsabilità genitoriale per lo stesso periodo e dal pagamento di una provvisionale di 10 mila euro a favore del padre del piccolo, oltre alle spese legali.

Secondo quanto ricostruito in aula, la coppia si era conosciuta online nel 2018, sposandosi pochi mesi dopo in Polonia. La loro vita coniugale si era svolta prevalentemente in Italia, nel Savonese, dove l'uomo lavorava come bagnino e avevano acquistato casa. Nel 2020 era nato il bambino, sul suolo inglese, dove la madre si era recata al settimo mese di gravidanza.

Dopo un breve soggiorno britannico (il papà era andato in Inghilterra 3 settimane dopo la nascita, finita la stagione estiva e dopo un giorno dal loro rincongiungimento la donna si era allontanata dall'alloggio in cui erano ospitati portando il neonato in un rifugio dove si era dichiarata ragazza madre per conseguire beneficit economici.ndr) e un ritorno in Italia nel maggio 2021, la svolta era arrivata il 16 settembre: la donna aveva comunicato al marito di voler passare due settimane oltremanica con il figlio, mostrando da lontano biglietti aerei di andata e ritorno. In realtà, il rientro non era mai stato prenotato. Pochi giorni dopo la partenza, il padre aveva poi trovato  il codice fiscale e la carta d'identità italiana della moglie strappata a pezzi e buttata nella spazzatura.

Da quel momento i contatti erano diventati sporadici e sempre più ostili. A ottobre, al termine della stagione lavorativa, l’uomo era volato in Inghilterra per ritrovarli, ma senza successo (era stato in un appartamento messo a disposizione già in passato da un amico che però era stato in condizioni disastrose.ndr). Le indagini lo avevano così condotto in Polonia, dove aveva appreso del passato della moglie: un figlio avuto a 18 anni e poi abbandonato, e precedenti cure psichiatriche.

Le azioni legali internazionali, compresa la richiesta di restituzione del minore in base alla Convenzione dell’Aja, si erano infrante davanti alla Corte Suprema inglese, che aveva riconosciuto il bambino come residente abituale nel Regno Unito. Al padre veniva solo concesso solo di incontrare il figlio in centri sorvegliati, a pagamento.

Il Tribunale savonese, però, ha ritenuto provata la volontà premeditata della donna di non far rientrare il minore in Italia, ostacolando il rapporto con il padre che attualmente lavora per una azienda nel savonese che si occupa di trasporto, trattamento e smaltimento rifiuti, autospurgo e disinfestazioni.  “Il danno – si legge in sentenza – consiste nella violazione del diritto assoluto alla genitorialità, di rango costituzionale”.

La condanna italiana, pur non modificando immediatamente la situazione nel Regno Unito, segna un passaggio cruciale nella lunga battaglia legale del papà per riabbracciare il figlio fuori da una stanza di incontri sorvegliati.

A breve la dona riceverà una lettera europea di ricerca e dall'Italia partirà la causa di esecuzione internazionale per far sì che il piccolo si ricongiunga con il papà.

Luciano Parodi

Commenti

In Breve