Cellulari nascosti dentro a palloni che venivano lanciati nel campo da calcio del carcere di Saluzzo. Sarebbe stato un piano quasi perfetto, se solo A.M. e G.F., ora a processo in tribunale a Cuneo, non fossero stati scoperti dagli agenti della Polizia penitenziaria.
Accusati di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, gli imputati sono stati condannata a cinque mesi di reclusione: il giudice ha però cancellato loro il beneficio della sospensione condizionale della pena.
“In 17 anni di carriera non ho mai visto una cosa simile”, aveva spiegato in aula l’assistente capo che il 7 luglio 2021, facendo l’ultimo turno di guardia, aveva visto una persona scavalcare il muro di cinta e buttare un pallone. “Ho capito dopo che si trattava di A.M. – aveva ricordato -. L’antiscavalcamento non funzionava e lui disse che aveva perso questi tre palloni e che era insieme a sua zia: ma io non ho visto nessuno nei paraggi e l’ho accompagnato per l’identificazione”.
Ad alimentare poi i sospetti dell’agente era stato il fatto che l’uomo avesse gli auricolari e parlasse al telefono: “Abbiamo aperto i palloni e dentro c’erano i cellulari – aveva proseguito -. Erano stati cuciti bene, ma prendendoli in mano si sentiva un rumore strano. Al mio arrivo i palloni presenti erano tre, io ne ho visto volare uno”.
Dentro i palloni, poi, un vero e proprio arsenale tecnologico: 13 microcellulari, due iPhone e altri due smartphone, uno smart watch, cinque chiavette Usb, una micro SD, 12 microsim e 13 cavetti Usb per ricaricare i telefonini.
Quanto alla signora, G.F., poi, una volta rintracciata, risultò venire da Casoria, ma l’agente non sapeva se visitasse regolarmente il carcere: “Per quello che ne so - aveva continuato -, i palloni sarebbero stati indirizzati al campo sportivo, ma da quel giorno una direttiva impose di ritirarli tutti”.
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