Il Nazionale

Cronaca | 23 settembre 2025, 11:08

Uccise la moglie malata di Alzheimer strangolandola. I consulenti psichiatri: "Capace di intendere e volere"

Il 75enne di Beinette che nel giugno 2024 uccise la consorte nella casa della coppia si trova a processo di fronte alla Corte d'Assise del Tribunale di Cuneo. Contro di lui si è costituito parte civile il figlio

Uccise la moglie malata di Alzheimer strangolandola. I consulenti psichiatri: "Capace di intendere e volere"

Ernesto Bellino, l’uomo che il 28 giugno 2024 ha strangolato e ucciso la moglie malata nella loro casa di Beinette, era capace di intendere e volere.  Attualmente agli arresti domiciliari, il 75enne è imputato di fronte alla Corte d’Assise per aver strangolato la donna, Maria Orlando, 79enne, malata di Alzheimer.

L'accusa a carico dell'anziano è di omicidio aggravato dalla legge del Codice Rosso. Essendo il delitto stato commesso contro la coniuge, Bellino, attualmente agli arresti doimiciliari, rischia l'ergastolo. A giudicarlo è la Corte d'Assise presieduta dalla giudice Elisabetta Meinardi. A suo latere il collega Marco Toscano e i sei giudici popolari. 

Contro l’uomo, assistito dal legale Fabrizio Di Vito, si è costituito parte civile il figlio, patrocinato dall'avvocato Enrico Gaveglio.  Nella terza udienza celebratasi nella giornata di ieri, lunedì 22 settembre, sono stati ascoltati il perito psichiatra nominato dai giudici e la consulente del pubblico ministero. Entrambi gli esperti concordano sul fatto che Bellino, al momento dell’omicidio, fosse capace di intendere e volere. 

Il perito nominato dal tribunale, il dottor Alessandro Vallarino, in particolare, ha esaminatola documentazione del centro di salute mentale di Cuneo e dei vari reparti psichiatrici presso i quali l’uomo, prima del pensionamento operaio dell’Italcementi, era stato in cura per un disturbo depressivo cronico unipolare. “É una diagnosi di natura descrittiva”, ha spiegato l'esperto. Il medico ha anche parlato di “sindrome istrionica” e, alla domanda dell’avvocato Di Vito  se tale circostanza avesse potuto o meno influenzare la capacità di intendere e volere del suo assistito al momento dell’omicidio, Vallarino ha risposto di no. “Non c’è perdita di lucidità tale da fare smarrire la capacitò di rendersi conto dell’atto che si sta compiendo”, ha concluso.

Dopo il perito del tribunale, è stata la volta della dottoressa psichiatra Patrizia De Rosa, nominata come consulente del pubblico ministero Francesco Lucadello. “È evidente - ha spiegato la consulente -  la presenza di tratti di carattere, in particolare un funzionamento narcisistico-istrionico”. “Gli aspetti vittimistici - ha continuato - cioè lo spostare sugli altri la responsabilità di quanto avvenuto, sono il nodo centrale di questa vicenda”. Come detto, “è importante tenere conto della storia pregressa di conflitto che Bellino avrebbe avuto nei confronti della signora”. 

Una condizione rabbiosa e aggressiva, quella dell'uomo, che secondo la dottoressa sarebbe stata è la risposta alla sua frustrazione: “Bellino era supportato dall’Asl e dal figlio - ha concluso-  e non c’era una sua richiesta, se non velata, di essere messo in condizione di non occuparsi più della moglie. Il suo prendersi cura della moglie frustrava la sua condizione di fronte ai servizi sociali. Questi aspetti non incidono sulla capacità di intendere o volere”.

Alla prossima udienza, già in calendario per il 5 novembre, si ascolteranno i primi testimoni.
 

CharB.

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