Arriverà verosimilmente con l’udienza programmata per giovedì 25 settembre la sentenza relativa al processo per omicidio stradale col quale in tribunale ad Asti si punta a chiarire eventuali responsabilità penali nell’incidente che nella prima mattinata del 12 febbraio 2024 provocò la morte del 53enne braidese Gianfranco Rinero.
Lo scorso 10 luglio nel palazzo di giustizia astigiano si era tenuta l’udienza preliminare dedicata a discutere la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Lorena Ghibaudo nei confronti nei confronti di F. A., braidese classe 1997 che risulta quale unico indagato del procedimento.
La Procura astigiana aveva chiesto al giudice per l’udienza preliminare Elio Sparacino di valutare la posizione dell’uomo che, alla guida di una Opel Corsa, giunto all’altezza del civico 92 di strada Falchetto, avrebbe "tenuto una condotta negligente, imprudente e imperita", perdendo il controllo del veicolo e non essendo in grado di compiere le necessarie manovre di sicurezza utili a evitare l’urto che cagionò la morte del 53enne operaio, deceduto sul posto a causa delle gravissime lesioni riportate.
Nello specifico, Rinero, che aveva da poco terminato il turno di notte alla Abet Laminati, dove il giorno prima aveva festeggiato i 24 anni di lavoro (abitando a pochissima distanza dallo stabilimento ed essendo solito recarvisi a piedi o in bicicletta, risultò verosimile che fosse tornato a casa e quindi nuovamente uscito a bordo della sua automobile, forse per effettuare una commissione), aveva arrestato la propria Alfa Romeo Giulietta in prossimità della linea bianca di strada Falchetto. L’imputato sarebbe sopraggiunto da tergo e, non avvedendosi di quella vettura ferma, l’avrebbe tamponata violentemente, spingendola in avanti e in questo modo travolgendo l’uomo fermo a bordo strada, colpendolo e proiettandolo a una distanza di 13 metri dal punto dell’urto.
Diversi le consulenze tecniche affidate dalle parti per arrivare a ricostruire l’esatta dinamica del sinistro e la sua correlazione con la morte dell’uomo. Una prima, di tipo medico legale, era stata effettuata dalla dottoressa Silvana Temi, medico legale dell’Asl Cn2, mentre la difesa, rappresentata dall’avvocato albese Roberto Ponzio, si era affidata allo specialista torinese Lorenzo Varetto.
L’ingegnere genovese Marco Sartini ha invece curato la consulenza cinematica affidata dalla Procura, mentre la difesa dell’imputato si è affidata all’ingegner Luciano Petrillo. Se lo studio elaborato dal primo confortava le tesi della Procura, secondo la quale il conducente sarebbe venuto meno all’obbligo, previsto dall’articolo 141 del Codice della Strada, di regolare la velocità del veicolo di modo da garantire condizioni di sicurezza, il consulente di parte metteva l’accento sulle scarse condizioni di visibilità presenti sul posto al momento dell’incidente, con le conseguenti difficoltà di avvistamento della vittima fuori dalla propria auto.
Nell’udienza tenuta nei giorni scorsi l’avvocato Roberto Ponzio ha chiesto che il suo assistito possa accedere a un patteggiamento con una pena commisurata in 8 mesi di reclusione, subordinato alla sospensione condizionale di quest’ultima. La proposta è stata accolta positivamente dalla pubblico ministero Ghibaudo e sulla stessa si attende il pronunciamento del giudice.
Nel frattempo moglie e figlio della vittima, tutelati dai legali Serena Mariano del foro di Cuneo e Pietro Merlino del foro di Asti, sono stati risarciti. Toccherà al giudice pronunciarsi rispetto all’esistenza di un analogo diritto anche in capo alla sorella della vittima, anche lei costituta in giudizio come parte col patrocinio della legale Gaia Taricco.
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