È questione apparentemente tecnica – sorta non si sa bene da chi e per quale ragione (anche se la si può intuire) – che sta agitando il mondo politico cuneese per quanto sotto traccia.
Riguarda il mondo delle fondazioni bancarie ed è stato presentato in gergo tecnico-giuridico come “addendum”.
Fuori dal “latinorum”, si tratta di questioni inerenti la gestione del patrimonio e – caso di maggior interesse pubblico - del possibile allungamento dei mandati degli amministratori di queste.
Per cercare di rendere comprensibile a tutti la questione, diciamo che si tratta di possibili modifiche alle norme che riguardano la loro governance, nella fattispecie presidente, consiglio di amministrazione e consiglio generale.
A dare la stura al confronto, che altrimenti sarebbe rimasto per pochi addetti ai lavori, la federazione provinciale di Fratelli d’Italia.
Critico il giudizio del partito di maggioranza relativa: “L’ipotesi di incrementare gli anni di mandato per i rappresentanti di alcuni organi della fondazione – scrivono i dirigenti di FdI - pare addirittura valevole per il mandato in corso, non è opportuna e sicuramente non può essere decisa all’insegna dell’autosufficienza e dell’autoreferenzialità”.
A decidere se prorogare i mandati degli amministratori, l’Acri, l’associazione cui le fondazioni aderiscono, sentite ovviamente le singole realtà.
L’attenzione è ovviamente concentrata per evidenti ragioni d’importanza su Cuneo, ma riguarda anche le altre tre della Granda, Savigliano, Saluzzo e Fossano.
Con un’eccezione, considerato che quest’ultima non ha mai sottoscritto il protocollo Acri-Mef per cui non è (almeno formalmente) coinvolta.
I sindaci di Cuneo, Alba e Mondovì, le tre principali città cui afferisce la fondazione CrC, non si sono ancora pronunciati pur se qualche perplessità a mezza voce trapela.
Idem dicasi per i presidenti e organi di indirizzo delle altre tre fondazioni della Granda, comprese ovviamente le relative amministrazioni comunali.
Le fondazioni di origine bancarie – va ricordato - sono istituzioni di diritto privato seppur con una valenza pubblica considerato che le nomine sono in larga parte espressione del territorio e della politica.
Già in passato si è assistito a fenomeni similari, quando – a pochi mesi dal rinnovo dei vertici della CrCuneo – vennero inventate le discusse “terne” a proposito delle designazioni da parte di enti ed associazioni.
Se in questa nuova circostanza non si desse voce al territorio ne andrebbe della loro credibilità perché si alimenterebbe il sospetto che chi di queste è amministratore pro tempore tenda a perpetuare il suo potere, in spirito di autosufficienza e autoreferenzialità.
Le fondazioni sono enti no profit che gestiscono un patrimonio che è di tutti, vale a dire dei cittadini che con i loro risparmi e investimenti hanno fatto sì che si accantonassero risorse preziose per l’intera comunità.
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