È stata un’udienza ancora una volta intensa quella svoltasi oggi davanti alla Corte d’Assise, nel processo che vede imputato Marco Manfrinati per l’omicidio del suocero Fabio Limido (leggi QUI e QUI). L’attenzione si è concentrata sulle testimonianze dei Servizi sociali di Varese, che hanno riferito non solo del percorso di sostegno al figlio dell’imputato, ma anche delle frasi e degli atteggiamenti manifestati dall’uomo durante i colloqui a distanza.
Il nodo più delicato riguarda le parole pronunciate dal bambino in contesto scolastico e riportate agli operatori. Frasi – come spiegato in aula – riflette il trauma vissuto dal minore e che si intreccia con una diagnosi di disturbo da stress post-traumatico.
La contraddizione sul rapporto psicologico
Particolare attenzione è stata osservata sul comportamento di Manfrinati rispetto all’analisi psicologica del figlio, predisposta dalla Fondazione Gnocchi di Malnate. Durante la videoconferenza del 26 giugno, l’imputato aveva infatti dichiarato di non aver letto l’ultima relazione, affermando che avrebbe potuto compromettere il suo equilibrio emotivo. Tuttavia, nel corso della videocall in remoto ha utilizzato più volte il termine «trauma», proprio uno dei concetti cardine contenuti nella relazione, senza che fosse stato sollevato dagli operatori. Un dettaglio che, come evidenziato in aula, sembra smentire la sua stessa affermazione e suggerisce che Manfrinati abbia comunque preso visione della valutazione psicologica.
Le parole di rancore
Nel medesimo colloquio, secondo la psicologa interrogata come teste, l’imputato ha inoltre manifestato profondo risentimento verso la famiglia materna del figlio: «Se di traumi si può parlare, dovrà rispondere la famiglia materna. La pagheranno cara, pagheranno quei cani schifosi bastardi che mi hanno impedito di vedere mio figlio». Frasi che, secondo le testimonianze, sono state pronunciate con tono minaccioso ma senza perdere un atteggiamento esteriore pacato. Versione avvalorata anche dall’assistente sociale, anche lei presente all’incontro online e che riferisce la stessa versione dei fatti
Gli altri testimoni
Oltre ai Servizi sociali, sono stati ascoltati oggi anche i consulenti della polizia scientifica che hanno svolto i rilievi sul luogo del delitto e chi ha redatto l’esame autoptico, contribuendo a ricostruire ulteriormente i dettagli del crimine consumatosi nel maggio del 2024 in via Ciro Menotti a Varese.
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