Niente da fare per il bar all'interno del Floriseum: è andato deserto anche il secondo bando pubblicato dal Comune per affidarne la gestione, dopo che la concessione alla cooperativa “Il Museo” è scaduta nel maggio scorso. Non è bastato rivedere al ribasso i parametri principali, a cominciare dal canone annuo minimo ridotto a 8.699 euro Iva compresa (rispetto ai 12517 richiesti inizialmente), per attrarre l'attenzione da parte di privati.
La conseguenza è che continuerà a rimanere chiuso, peraltro come lo stesso Museo del fiore, nella palazzina Winter alle porte del parco di Villa Ormond. Che, però, l'amministrazione Mager vuole rilanciare a breve dopo aver deciso di assumerne il controllo diretto, quindi con personale comunale. Il settore ambientale e floricoltura, diretto da Linda Peruggi nell'ambito dell'assessorato guidato da Ester Moscato, sta predisponendo gli atti necessari per la riapertura entro ottobre. E senza ticket d'accesso, al pari delle altre strutture museali di proprietà del Comune.
E il bar? A questo punto serve una riflessione sul da farsi: lanciare una terza procedura ad evidenza pubblica, magari ritoccando ulteriormente verso il basso le richieste economiche, oppure tentare altre soluzioni, tutte da studiare? Si tratta, comunque, di un servizio importante per i visitatori, tenuto conto della possibilità di assaporare un drink o bere un caffè anche nel dehors ricavato sotto il pergolato davanti alla sala conferenze/incontri.
La durata della concessione proposta era di tre anni, con riserva di eventuale rinnovo per analogo periodo. Al canone minimo di circa 700 euro al mese si dovevano aggiungere 771 euro annui per i costi forfettari dell'utenza elettrica (ma con il primo bando erano il doppio: 1586), oltre al pagamento della Tari. Ma i tagli non sono serviti a trovare un nuovo gestore.
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