L'accordo sul Festival è stato raggiunto un paio di settimane fa, al termine dell'intensa (e in parte tesa) no-stop di due giorni a Palazzo Bellevue, ma per formalizzarlo sono necessari alcuni passaggi istituzionali. Il primo è in programma domani, quando tornerà a riunirsi il Cda Rai dopo la pausa estiva. Deve esaminare i contenuti essenziali dell'intesa, figlia del negoziato imposto dalla manifestazione d'interesse alla quale ha partecipato la sola Tv di Stato. A riferire sarà, come da prassi, l'amministratore delegato Giampaolo Rossi, assente giustificato nelle giornate sanremesi in quanto impegnato in un altro Festival, quella del cinema a Venezia, ma tenuto informato costantemente dalla delegazione che si è confrontata con amministratori e dirigenti comunali interessati.
A via libera acquisito, toccherà alla giunta Mager prendere atto delle conclusioni raggiunte dallo stesso sindaco assieme alla struttura che l'ha sostenuto (con l'assessore Alessandro Sindoni) nella delicata e tortuosa vicenda. La delibera, che verrà predisposta dal settore turismo e manifestazioni, potrebbe essere adottata nell'arco della prossima settimana. A quel punto si tratterà di scrivere la parola fine attraverso l'ultimo step burocratico: la determina dirigenziale che chiuderà formalmente la gara d'appalto, assegnando alla Rai l'organizzazione ed i diritti televisivi per il triennio 2026/2028, con l'opzione del prolungamento per il biennio 2029/2030. E' presumibile, quindi, che l'intero iter sia completato nei primi giorni di ottobre.
Sui dettagli dell'accordo è stata posta una sorta di secretazione, come se si fosse di fronte ad atti giudiziari riservatissimi. Ma dovranno emergere, prima o poi, trattandosi di un bando pubblico. Il nodo centrale, come più volte scritto anche i tempi non sospetti e per il quale si è sfiorata la rottura, non era rappresentato dalle pretese economiche inserite nelle condizioni alla base della manifestazione d'interesse, bensì la coesistenza effettiva tra il format creato dalla Rai, e difeso a spada tratta malgrado sentenze sfavorevoli, e il doppio marchio di proprietà esclusiva del Comune (Festival della canzone italiana e, il più popolare, Festival di Sanremo). Perché, di fatto, l'ente di viale Mazzini ottiene così l'inserimento nel contratto il riconoscimento del ruolo svolto in tanti anni per la cura e lo sviluppo della kermesse, fino agli straordinari risultati ottenuti nelle ultime edizioni, compresa l'apertura oltre le porte dell'Ariston con il palco in piazza Colombo. E' legittima, quindi, la curiosità di sapere quale formula sia stata trovata(una sorta di partnership?) per legare i due pilastri festivalieri. Anche perché diventa strumento giuridico a favore della Rai per tutelarsi in proiezione futura, dopo nove mesi di tribolazioni.
Da non dimenticare, poi, che il 17 ottobre è fissata l'udienza di merito al Tar per il ricorso della Just Entertainment, la stessa che (nel dicembre scorso) ha fatto scoppiare il caso-Festival mettendo fine al sistema delle trattative dirette sancite da convenzioni, contro il bando in questione, ritenendolo troppo favorevole alla Tv di Stato. Prevede, in particolare, un corrispettivo annuo di almeno 6,5 milioni (rispetto ai 5 milioni scarsi del 2025), non meno dell'1% sugli introiti pubblicitari (con una stima di circa 600 mila euro), la garanzia di portare sul palco dell'Ariston due vincitori di Area Sanremo nella gara per i giovani, un evento estivo da realizzare in città, assieme ad altri impegni.
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