Il Nazionale

Cronaca | 17 settembre 2025, 12:19

Norman e Suki chiusi per indagini, dipendenti senza stipendio né notizie

Baristi, pasticceri, cuochi e camerieri vittime collaterali delle indagini sulla proprietà: "Fateci riaprire"

Norman e Suki chiusi per indagini, dipendenti senza stipendio né notizie

"Fateci riaprire"! Così i dipendenti del "bar del Toro", la storica pasticceria Norman di via Micca, che questa mattina hanno manifestato di fronte alle saracinesche abbassate. Da una settimana i locali dove nacque il Torino Football Club sono chiusi per un'inchiesta sulla proprietà, l'azienda di logistica Postalcoop, che oltre il Norman gestisce anche i due ristoranti Suki Sushi di via Rodi e via Amendola.

Circa 60 dipendenti in totale che da una settimana non hanno più stipendio né notizie: "Ci dicono che tra due giorni riapriamo, e ogni volta non succede", raccontano.

60 persone in attesa

"Un sindacato ci ha detto che non possiamo fare nulla, solo aspettare - spiegano i responsabili dei locali coinvolti: Simone (bar Norman), Giacomo (pasticceria Norman), Harley (Suki Amendola) e Kiara (Suki Rodi) - ma siamo 60 dipendenti con le famiglie, 150 persone sulle spalle. Stiamo ancora aspettando lo stipendio di agosto, che finora ci è sempre stato pagato regolarmente al 5 del mese. Staremo qui fino a che non avremo delle risposte".

La Guarda di Finanza una settimana fa ha sequestrato beni per quasi 26 milioni e mezzo di euro nei confronti di 10 società e 9 persone, tutti indagati con l'accusa di aver commesso numerosi reati tributari nel quinquennio compreso tra il 2018 e il 2023, tra questi Postalcoop. I soggetti indagati sono stati denunciati per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione e omesso versamento di IVA, ma anche per associazione per delinquere.

Abbiamo sputato sangue

"Locale sottoposto a sequestro preventivo con decreto del Giudice per le Indagini Preliminari di Torino", citano i cartelli affissi alle saracinesche abbassate. "Abbiamo fatto tre anni di sacrifici sputando sangue - hanno concluso i dipendenti -. Noi non abbiamo nulla a che fare con la proprietà".

Francesco Capuano

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