Nel Partito Democratico della Granda da qualche mese a questa parte ci si interroga (senza avere risposte) su quali siano le intenzioni di Chiara Gribaudo, quando, nel 2027, dopo tre mandati parlamentari consecutivi, dovrà lasciare lo scranno di Montecitorio perché, a norma di statuto, non è più ricandidabile.
L’articolo 28 comma 3 dello statuto del Partito democratico è chiaro: “Non è ricandidabile alla carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati consecutivi“.
Ciò detto, come succede ai piani alti di tutti i partiti, sono sempre possibili le deroghe, che nel Pd in passato sono state numerose e, guarda caso, hanno sempre riguardato i big.
Per quanto riguarda il Piemonte, nella medesima situazione della Gribaudo si trovano altri tre parlamentari torinesi, un suo collega alla Camera, Federico Fornaro e due senatori, Anna Rossomando e Andrea Giorgis.
Se – come si vocifera – chiederanno tutti la deroga e se questa verrà loro concessa dalla direzione nazionale, gli spazi per new entry in Piemonte si ridurranno al lumicino e lo statuto diventerà carta straccia o poco più.
Ma torniamo all’onorevole Gribaudo, classe 1981, la quale ha avuto una carriera politica strepitosa sapendosi ben destreggiare negli ambienti politici romani che frequenta dal marzo 2013, data della sua prima elezione.
Partendo da Valdieri, dove ha esordito come consigliere comunale nel 2001, è stata poi eletta consigliere a Borgo San Dalmazzo nel 2007, divenendo successivamente assessore dal 2012 al 2014 con il sindaco Giampaolo Beretta.
Alle elezioni politiche nel marzo 2013, quando il Pd aveva il vento in poppa, il grande balzo a Roma. Riconfermata nel 2018 (è stata designata vicecapogruppo alla Camera) e ancora nel 2022, dopo il congresso nazionale Pd del 2023, è stata eletta vicepresidente nazionale del partito.
Un ruolo, quello attuale, che le permetterebbe, come i suoi colleghi, di chiedere un’ulteriore candidatura.
Tra i dem cuneesi c’è attesa di conoscere le decisioni sue e del partito, sia per capire se si libererà un posto per qualcun altro, sia per quanto riguarda le prospettive amministrative del centrosinistra del capoluogo di provincia che andrà alle urne anche nel 2027.
Potrebbe essere Chiara Gribaudo la candidata a sindaco a Cuneo, alla testa di una coalizione diversa dall’ attuale?
Alcuni se lo chiedono, ma l’interrogativo rimane aperto.
Così come, al momento, non è ipotizzabile individuare chi potrebbe candidarsi dal Cuneese al suo posto nella lista Pd se la sua parabola parlamentare dovesse concludersi definitivamente.
Poteva aspirarci Mauro Calderoni, già sindaco di Saluzzo ed ex segretario provinciale, ma anche in questo caso lo statuto gli è di impedimento.
Infatti, ai consiglieri regionali in carica non è consentita la candidatura né alla Camera né al Senato.
Se a Calderoni fosse data la facoltà della candidatura (in virtù, anche in questo caso, di una deroga) e venisse eletto, il suo seggio a Palazzo Lascaris andrebbe al primo escluso della lista regionale, l’albese Maurizio Marello.
Una situazione, anche questa complicata, considerando che Marello ha da poco lasciato il Pd dicendo di non volervi fare ritorno.
Nel 2027 si accavalleranno una serie di consultazioni elettorali, che pongono sul tavolo del Partito Democratico innumerevoli questioni: la prima è proprio la successione alla Gribaudo con scenari tutti ancora da inventare.
Nel frattempo, fra un anno (2026) ci saranno le elezioni in Provincia, sia per quanto riguarda il presidente che il Consiglio provinciale.
Altro bel rompicapo.
Pd e centrosinistra sono nelle condizioni di poter far perdere Luca Robaldo – ammesso e non concesso che questi si ricandidi e non decida invece di concentrare i suoi sforzi sulla Regione – ma non di vincere.
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