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Politica | 26 agosto 2025, 15:53

Al Meeting di Rimini la Liguria raccontata come snodo d’Europa: tra cavi sottomarini e grandi opere, Bucci e Rixi esportano fuori regione la loro visione del futuro

Al centro il tema delle infrastrutture come possibile svolta per una macroregione del Nord-Ovest che “può diventare una delle aree più ricche d’Europa”

Al Meeting di Rimini la Liguria raccontata come snodo d’Europa: tra cavi sottomarini e grandi opere, Bucci e Rixi esportano fuori regione la loro visione del futuro

È ormai un repertorio collaudato, quello con cui Marco Bucci ed Edoardo Rixi si presentano ai tavoli nazionali sul tema infrastrutture: visione lunga, vocazione mediterranea, centralità logistica, necessità di investimenti e retorica del “fare sistema”. Un copione ripetuto anche al 46° Meeting di Rimini, dove entrambi sono intervenuti all’incontro “Italia hub del Mediterraneo: infrastrutture, innovazione e sostenibilità per i trasporti del futuro”.

Bucci ha rivendicato i 18 miliardi di investimenti già in atto in Liguria come seme di una crescita che va oltre i confini regionali. “La macroregione del Nord-Ovest può diventare una delle aree più ricche d’Europa”, ha detto, ribadendo il nesso tra opere pubbliche e qualità della vita.

Terzo Valico, nuova diga del porto, cavi sottomarini, raddoppio ferroviario Finale-Andora, Gronda, alta velocità verso Milano: l’elenco scorre familiare, come da programma. “Dal 2017 abbiamo messo in piedi un sistema che porta dalla visione alle opere, con ricadute economiche, sociali e ambientali - ha spiegato il presidente della Regione, accostando il ruolo geopolitico dell’Italia a quello di un “molo che attraversa il Mediterraneo”, con Genova come “gateway verso Occidente”.
Una narrazione che si appoggia anche a suggestioni storiche: “Mille anni fa le Repubbliche Marinare avevano già creato questo concetto, vogliamo che sia valido ancora oggi e nel futuro”, ha aggiunto.

Accanto alla visione, Bucci ha insistito sul tema della proprietà delle infrastrutture: “Non possiamo rinunciare alla proprietà delle reti che sono in Italia. È quella che garantisce lo sviluppo, soprattutto in una regione ad alta qualità di vita come la nostra”.
Cavi sottomarini, porti, reti logistiche e digitali. Tutto fa parte di un sistema che, nelle parole del governatore, deve essere “flessibile, adattabile alle esigenze del domani e del dopodomani”. Una lettura fortemente proiettata nel tempo, con l’ambizione di legare le opere in corso all’eredità per le generazioni future.

Più critico nei confronti dell’Europa e delle sue strategie il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, che ha parlato di un continente “vetusto” dal punto di vista infrastrutturale e “chiuso” nei rapporti internazionali.
Abbiamo abbandonato il Nord Africa e le relazioni storiche che avevamo, ci siamo chiusi in politiche europacentriche - ha detto - bisogna togliere le ideologie dal mondo delle infrastrutture”.

Nel suo intervento, Rixi ha evidenziato la necessità di un “check-up” della rete italiana: “Il 52% delle autostrade è stato realizzato nel secondo dopoguerra con materiali poveri. Le ferrovie hanno un’età media di 90 anni. Le ultime autostrade risalgono agli anni ’80”.
Anche Rixi ha fatto riferimento alla digitalizzazione dei porti come leva per costruire un sistema unico, superando le logiche frammentate delle singole autorità: “Prima ognuno dei 16 porti viveva la sua storia. Ora dobbiamo pensare come un unico grande hub”.

Lo sviluppo, secondo il viceministro, potrebbe passare dal Sud, “da un’Africa che nei prossimi 20-30 anni avrà una crescita economica importante”. Un’opportunità che l’Italia dovrebbe intercettare dotandosi di una strategia portuale e logistica nazionale, in grado di integrare trasporto marittimo, ferroviario e autostradale: “Abbiamo una possibilità che altri Paesi non hanno: 40 porti di interesse nazionale, una buona accessibilità ai mercati interni, la possibilità di usare le autostrade del mare. Ma serve un sistema centrale che coordini tutto questo, fissando obiettivi comuni, dai traffici ai tempi di sdoganamento”.

E non è mancato il riferimento alla tragedia del ponte Morandi come esempio “per l’Europa e per l’Occidente” della necessità di mettere mano ad autostrade costruite nel dopo guerra con materiali vetusti e “in fretta”.
Il racconto proposto da Bucci e Rixi al Meeting di Rimini si muove su coordinate già battute: la Liguria come laboratorio di sviluppo, come ponte tra continenti, come crocevia di strategie industriali e logistiche.

Pietro Zampedroni

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