La ripresa dei lavori a settembre, per la Regione e per chi l’amministra, non rappresenterà un rientro morbido dopo la pausa estiva, ma l’avvio di un trimestre che incrocia scelte politiche e cantieri strategici sulla strada verso la fine del 2025.
Nelle prossime settimane l’esecutivo dovrà dare sostanza alla legge con cui il Governo ha dato il via libera all’allargamento della giunta da 7 a 9 assessori oltre a sciogliere l’ultimo nodo sui sottosegretari e tenere il passo su opere chiave come lo scolmatore del Bisagno e la nuova diga foranea di Genova, mentre pare essersi chiarito il capitolo rigassificatore dopo le prese di posizione del Governo. Impossibile dimenticare, inoltre, che a inizio settembre è in programma un tavolo (apparentemente e auspicabilmente decisivo) sul futuro delle aree ex Ilva di Cornigliano.
Sul calendario non è ancora stata fissata la data della ripresa dei lavori in consiglio (si parla del terzo martedì di settembre), ma, intanto, ecco quali sono le principali partite in vista di fine agosto.
Giunta più larga e l’ombra dei sottosegretari: cosa succede ora?
Con l’entrata in vigore (dal 24 agosto) della Legge 8 agosto 2025 n. 122 che consente anche alla Liguria di salire a 9 assessori, la partita politica entra nella fase delle scelte: due caselle in più per riequilibrare gli assetti tra partiti e territori e, se necessario, per intervenire sulle deleghe più pesanti. Resta da chiarire la partita dei nomi in ballo, con alcune indiscrezioni che restano solo in attesa di conferma. La realtà è che, nel giro di qualche mese, Marco Bucci dovrà puntellare la sua squadra pensando anche a una redistribuzione delle deleghe, mentre il punto politico su rappresentanza territoriale e parità di genere rimane sensibile e sarà oggetto del confronto in aula.
Lo Statuto regionale prevede una seconda votazione in aula che, ovviamente, non dovrebbe rappresentare un ostacolo per la maggioranza. Mentre pare che le opposizioni non siano così determinate nel ricorrere allo strumento del referendum per bloccare una pratica che, in altre amministrazioni regionali (leggi: Puglia), fa gioco al Partito Democratico e al centrosinistra.
L’idea dei sottosegretari regionali (ipotizzata nella riforma statutaria a inizio anno) è invece scivolata sullo sfondo dopo il primo via libera di giugno che ha stralciato quell’ipotesi, anche alla luce della nuova cornice nazionale. L’orientamento emerso nelle ultime settimane è che l’allargamento della giunta renda non indispensabile la loro istituzione, pur lasciando aperta una finestra qualora la maggioranza decidesse di riprendere l’iter con un testo separato. E qui, invece, lo scontro in aula sarebbe garantito.
Scolmatore del Bisagno: ripartenza al 15 settembre, ma con tanti interrogativi
Di fatto lo scavo della galleria non è mai partito. Argomento spinoso dalle parti di piazza De Ferrari, tanto che la risposta in merito ai tempi per l’avvio dei lavori della ‘talpa’ è arrivata solo all’ultima seduta prima della pausa estiva: 15 settembre. La TBM è stata assemblata, ma lo slittamento ha aperto un tema di ritmo di cantiere: per recuperare serve rafforzare maestranze e turnazioni e garantire filiere di fornitura e autorizzazioni senza intoppi. La nuova finestra temporale circolata nei documenti e nelle dichiarazioni istituzionali proietta il fine lavori verso il 2027, oltre le stime più ottimistiche di inizio anno. In parallelo, l’autunno metterà alla prova il sistema di protezione civile: la cantierizzazione dovrà convivere con la stagione delle allerte e con interventi di manutenzione idraulica a monte del bacino.
L’opera, lo ricordiamo, è affidata a una RTI guidata dalla mandataria Research Consorzio Stabile con, tra gli altri, Manelli Impresa S.p.A. come mandante (oltre ad Amec, AICOM, D’Agostino Costruzioni).
Il 7 agosto il Comune di Genova ha avviato la risoluzione contrattuale per le due tratte di metropolitana (Brin–Canepari e Brignole–Martinez) nei confronti di Metrogenova Scarl (consorzio con Manelli Impresa come esecutore) motivandola con gravi inadempienze e cantieri sostanzialmente inattivi. La notizia ha così inevitabilmente alimentato interrogativi sullo stato della società pugliese anche in relazione allo scolmatore. Allo stato attuale non risultano atti che attestino uno stato di crisi, ma restano i rilievi prestazionali del Comune sul cantiere metro, che la Regione e la struttura commissariale dovranno valutare per eventuali impatti indiretti sull’organizzazione dello scolmatore.
A settembre, quindi, l’occhio della regione si dovrà concentrare su diverse partite: la conferma della ripartenza dello scavo il 15 e la produttività della TBM nelle prime settimane; il piano turni e il rafforzamento della manodopera; il coordinamento con eventuali emergenze meteorologiche tipiche della stagione autunnale; la verifica del cronoprogramma aggiornato sulla base dei lavori effettivi.
Nuova diga foranea: dal 12° cassone a quelli ‘mega’, la fase industriale
Al netto delle suo incursioni nella narrazione politica locale tra accuse di ritardi e rassicurazioni sul rispetto dei tempi, il cantiere della nuova diga è entrato nella fase di industrializzazione del ciclo: posato il dodicesimo cassone a inizio agosto, tra fine agosto e settembre è prevista la produzione dei ‘mega cassoni’ con dimensioni fino a 67×35×33 metri, costruiti con l’ausilio di una chiatta semisommergibile. È il passaggio più delicato, perché incrocia logistica di cantiere, dragaggi e sicurezza delle rotte in ingresso. In autunno sono attesi un punto‑costi aggiornato e un check sulle interferenze con gli altri lavori in banchina. A margine, prosegue anche la definizione delle aree funzionali legate ai cantieri.
L’occhio delle opposizioni sarà sempre fisso sull’orologio per la verifica dei tempi e sulle carte per tenere sotto controllo i costi del progetto, già lievitati rispetto all’iniziale previsione.
Rigassificatore: “no” confermato in Regione e stop dal Governo alla pista ligure
A gennaio il consiglio regionale ha votato all’unanimità contro l’ipotesi di trasferire in Liguria la FSRU da Piombino. Tra giugno e luglio il dossier è tornato a ondate nel dibattito pubblico, ma tra il 19 e il 20 agosto è arrivata la presa di posizione più netta: il ministro Pichetto Fratin ha dichiarato pubblicamente che il rigassificatore non approderà in Liguria, annunciando la ricerca di soluzioni alternative. Il capitolo, dunque, si avvia alla chiusura sul fronte territoriale, restando aperto solo il perimetro nazionale di sicurezza energetica e di programmazione delle infrastrutture gas (eventuali reti di collegamento e opere connesse altrove). In Regione resta l’impegno, votato dal Consiglio, a vigilare su ogni eventuale riapertura del procedimento.
Aree ex Ilva: tavolo a inizio settembre, ipotesi forno elettrico a Cornigliano
Sul futuro dello stabilimento di Cornigliano e delle aree connesse si entra nella fase delle decisioni. Il Mimit ha calendarizzato per mercoledì 4 settembre un confronto con istituzioni e parti sociali sulla decarbonizzazione della siderurgia italiana. Intanto, il 12 agosto è stata firmata al Mimit un’intesa tra amministrazioni nazionali e locali che fa da cornice agli interventi. Il 7 agosto il Ministero ha aggiornato la gara per la vendita degli asset prevedendo decarbonizzazione obbligatoria.
La bozza di piano illustrata a metà luglio indica quattro forni elettrici (EAF) complessivi, uno a Genova con avvio lavori dal 2026 e entrata in funzione entro il 2029, per una capacità fino a circa 2 milioni di tonnellate all’anno. L’impianto DRI non sarebbe previsto a Cornigliano (il preridotto arriverebbe da altri siti). Il dibattito cittadino resta acceso: opportunità di ricomporre la filiera e ridurre le emissioni contro le preoccupazioni di comitati e residenti su impatti ambientali, rumore e logistica. Nel frattempo, continuano gli allineamenti tra Comune, Regione e Governo. L’autunno dovrà chiarire governance industriale, compensazioni e accessibilità all’area, a partire dai corridoi viari e ferroviari.
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