Genova riconosce ufficialmente lo Stato di Palestina come Stato sovrano e indipendente. È questo il significato politico della mozione approvata oggi, dopo una lunga discussione, dal consiglio comunale, presentata dai consiglieri dei gruppi Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lista Civica Silvia Salis e Riformiamo Genova con Silvia Salis. Il testo ha ottenuto 21 voti favorevoli e 13 contrari e un astenuto.
Fino al momento del voto, avvenuto alle 21,20, il pubblico è rimasto in sala rossa per attendere il riconoscimento, accendendosi anche durante alcuni interventi fino all'urlo 'Vergogna!' durante l'intervento del consigliere Mario Mascia.
Il testo originale della mozione è stato poi emendato dalla stessa maggioranza e il nuovo documento è stato condiviso in mattinata a tutti i consiglieri. Vista la sensibilità e la complessità della questione, la minoranza aveva chiesto di convocare una conferenza dei capigruppo per discutere il documento e cercare un punto di equilibrio tra le diverse posizioni. Una richiesta accolta dal presidente del consiglio Claudio Villa.
IL TESTO DELLA MOZIONE EMENDATA
La versione emendata della mozione prevede di condannare fermamente le violazioni sistematiche dei diritti umani e del diritto internazionale da parte dello Stato di Israele, evidenziando in particolare l'uso di fame, malattie e impedimento agli aiuti come strumenti di guerra contro la popolazione palestinese. Si chiede inoltre di non avviare progetti, collaborazioni o relazioni istituzionali con i rappresentanti del Governo israeliano in carica e soggetti ad esso riconducibili, al fine di sostenere il cessate il fuoco a Gaza e ripristinare condizioni di vita sicure e libere per i palestinesi della Striscia e della Cisgiordania, come prescritto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Il documento impegna anche a sospendere immediatamente ogni forma di cooperazione istituzionale e di ricerca tra il Comune e lo Stato di Israele fino alla cessazione delle gravi violazioni accertate, sostenendo azioni volte al rispetto dei diritti umani e alla protezione della popolazione civile palestinese.
In aggiunta, l'emendamento richiede di rappresentare al Governo e all'ANCI diverse istanze chiave: il riconoscimento della Palestina come Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 con Gerusalemme capitale condivisa, che conviva in pace e sicurezza con Israele, garantendo la sicurezza reciproca e la protezione da violenze e terrorismo. Si chiede anche di sostenere il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione Europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza di Israele.
Sul fronte internazionale, l'emendamento sollecita ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani, la protezione dei civili di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, oltre alla fornitura continua e senza restrizioni di aiuti umanitari e il rispetto della tregua in Libano. Si richiede un'azione urgente per l'immediata interruzione e condanna del Piano "Carri di Gedeone", visto come un progetto di annientamento sistematico.
Un altro punto saliente è il sostegno al "Piano arabo" per la ricostruzione e futura amministrazione di Gaza, con il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, e il rifiuto di qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania. L'emendamento propone la sospensione urgente delle autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse prima dell'8 ottobre 2023, e la promozione a livello europeo della totale sospensione della vendita, cessione e trasferimento di armamenti a Israele, in linea con le posizioni comuni UE e il Trattato sul commercio di armi dell'ONU. Viene richiesta anche l'immediata sospensione dell'importazione di armamenti da Israele. Infine, l'emendamento invita a sostenere in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per le violazioni del diritto internazionale e umanitario, e contro i coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania.
Si esige la tutela dell'incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, chiedendo la cessazione delle operazioni militari israeliane, dell'occupazione illegale e della creazione/sostegno di insediamenti israeliani. L'emendamento propone anche azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele.
LA PROTESTA DELL'OPPOSIZIONE
“La convocazione della conferenza dei capigruppo – ha spiegato la consigliera Alessandra Bianchi – nasceva dal nostro desiderio di uscire da quest’aula con un documento condiviso. Per questo motivo avevamo presentato un emendamento. Tuttavia, l’emendamento della maggioranza ha modificato in modo così profondo la mozione da svuotare di senso anche la nostra proposta. Il nostro intento era quello di aprire un dialogo su un tema che meriterebbe un approccio unitario, libero da letture ideologiche che rischiano di semplificare o distorcere la complessità di una situazione tanto delicata quanto drammatica”.
Secondo Bianchi, il confronto non c’è stato. “Avevamo proposto di rinviare la discussione alla prossima settimana proprio per avere il tempo di confrontarci, di costruire una posizione il più possibile condivisa, capace di rappresentare l’intera città. Crediamo fortemente nel principio dei due popoli e due stati, e nel riconoscimento della Palestina. E proprio per questo volevamo un dibattito serio, all’altezza della responsabilità che ci è richiesta. Sarebbe stato un segnale importante, un’occasione per Genova di dimostrarsi unita di fronte a una tragedia internazionale. Ma si è scelto di procedere diversamente. Mi auguro che non ci sia stata dietro questa scelta una strumentalizzazione politica o ideologica: non è il momento per queste logiche. Di fronte alla gravità del conflitto, servirebbe invece un impegno comune. Alla luce delle modifiche apportate, però, il nostro emendamento non ha più ragione di esistere, e pertanto lo ritiriamo”.
IL DIBATTITO
La maggioranza proponente afferma convintamente che “esiste una sola parole per esprimere quello che sta accadendo a Gaza, si tratta di un genocidio” afferma il consigliere Marco Mesmaeker. “Hanno dovuto bombardare una chiesa per far esprimere il nostro ministro degli Esteri” commenta ancora “È un governo che tiene le orecchie e la bocca chiusa”. “Mozioni d’ordine quando ci sono bambini che stanno morendo sotto le bombe non sono accettabili. Non può esserci giustizia senza riconoscimento” ha aggiunto il consigliere Lorenzo Garzarelli.
“Questo consiglio comunale ha fatto un errore, non trovare un documento condiviso - ha sottolineato il consigliere Sergio Gambino -. Israele ha diritto di esistere e pensiamo che riconoscere lo Stato Palestinese, avevamo la possibilità di presentare un documento condiviso, e poi non troviamo un accordo in aula. Il mio voto no non significa che non voglio la pace, io voglio che due popoli stiano in pace, ma in questa mozione mancano dei pezzi. Finché ci sarà Hamas non potrà mai esserci una pace duratura”.
LE PAROLE DI SILVIA SALIS
"Ci tengo a chiarire subito una cosa: oggi, in quest’aula, non stiamo parlando di geopolitica. Oggi parliamo di umanità. Sono troppi, davvero troppi, i mesi in cui ci vengono mostrate immagini, raccontate storie che non possiamo più accettare. E non possiamo più permetterci il lusso del distacco, dell’ambiguità politica, o della retorica secondo cui “questi sono argomenti divisivi”. Perché questo tema, al contrario, non dovrebbe dividere.
Quello che facciamo oggi a Genova è prenderci la responsabilità di esprimerci con chiarezza, di metterci la faccia, di dare una risposta a tutte le cittadine e i cittadini che ci hanno chiesto un segnale. A tutte le persone che aspettano che il Comune di Genova prenda posizione. Sappiamo benissimo che la nostra presa di posizione non fermerà il conflitto. Non siamo così ingenui da pensarlo. Ma non siamo neanche così cinici da restare in silenzio su un tema che ci interpella come esseri umani. Le immagini che vediamo ogni giorno non sono divisive: diventano divisive solo se si sceglie di non assumersi la responsabilità politica di guardarle con onestà.
È chiaro che, come istituzione locale, non possiamo sostituirci alla diplomazia internazionale. Nessuno di noi pensa che questa mozione cambierà il destino di qualcuno. Ma ci sono momenti in cui è necessario prendere posizione. Perché sono proprio quei momenti a raccontare chi siamo, in cosa crediamo, quale idea abbiamo del mondo che ci circonda. Oggi siamo qui per dire che stiamo dalla parte della vita, della pace, del diritto all’esistenza e all’autodeterminazione. Per questo - anche se conosco già il parere di molti - chiedo a tutti uno sforzo: superare le logiche di schieramento politico e trovare una posizione mentale, interiore.
Se questo non avverrà, noi comunque andremo avanti. Quella che stiamo assumendo oggi come maggioranza, come giunta, io come sindaca, è una scelta chiara. Di fronte a decine di migliaia di vittime civili, il benaltrismo al quale siamo abituati non regge più. Non regge dire “ci sono altri problemi”, come se occuparsi della tragedia che si consuma a Gaza cancellasse o sminuisse il lavoro quotidiano che portiamo avanti in città. No, l’impegno locale prosegue, senza sosta. Ma possiamo, dobbiamo, al tempo stesso, prendere posizione su ciò che sta accadendo dall’altra parte del Mediterraneo.
Il benaltrismo non esclude l’azione politica locale. Anzi, una città che ha un’anima per i problemi del mondo è una città che saprà averla anche per i propri. Non abbiamo la presunzione di cambiare le sorti del mondo, questo è chiaro. Ma sappiamo bene che mentre parliamo, ci sono genitori che si mettono in fila con i figli in braccio, sapendo che potrebbero morire per portare a casa un po’ di cibo o di acqua.
Anch’io ho un figlio, non che questo mi renda più sensibile di altri, ma molti in quest’aula sono genitori. E allora proviamo a immaginare, anche solo per un istante, cosa significhi non riuscire a dare da mangiare o da bere a un figlio, provare a farlo sapendo che per farlo devi metterti in fila in un luogo dove potrebbero spararti addosso. Avere in braccio un figlio denutrito, avvolto in un sacchetto della spazzatura invece che in un pannolino, e non sapere come cambiargli il destino.
Sentire storie di genitori costretti a scegliere quale figlio salvare. Riflettiamoci, prima di premere il pulsante del nostro voto. Non farò un intervento lungo. Ma voglio sottolineare un punto: gli aiuti umanitari devono arrivare, a ogni costo. Negarli, affamare deliberatamente la popolazione, non è un incidente. È una strategia. Non è solo una tattica di guerra: è una scelta consapevole. Capisco che le nostre diverse posizioni politiche ci portino a esprimerci in modi differenti. Ma davanti a certe immagini, certe storie, è difficile, per chi ha un minimo di coscienza, voltarsi dall’altra parte o sostenere che si tratti solo di uno dei tanti conflitti del mondo.
Il bambino denutrito, in braccio a sua madre, colpito da un proiettile mentre è avvolto in un sacchetto della spazzatura, non è “divisivo”. È semplicemente inaccettabile. E questo lo capiamo tutti. Esprimersi oggi, qui, su questo tema, non significa fare un favore a una parte o all’altra, non significa cambiare le sorti del turismo né quelle del mondo. Significa soltanto assumerci la responsabilità della nostra posizione.
Oggi Genova si esprime. Non può decidere le sorti della Palestina, ma può affermare un principio. E credo che questa sia una mozione che non si pone “contro” nessuno, ma “per” qualcosa. Ed è rarissimo che una mozione sia così. Ci esprimiamo sulla base di ciò che sentiamo, sull’empatia che proviamo nei confronti di un altro popolo. È una questione di umanità. Genova oggi afferma, con tutta l’umanità di cui è capace, che vuole una Palestina libera e sovrana accanto a Israele. Non contro Israele: accanto. È una mozione “per”, non “contro”. Decidiamo di non restare in silenzio. E ognuno, poi, voterà secondo coscienza. Concludo con una frase personale, di cui mi assumo tutta la responsabilità:
Chi riesce, di fronte a quello che vediamo da quasi due anni, a voltarsi dall’altra parte, non è degno – a nessun livello – di rappresentare la Repubblica Italiana. Per questo motivo il mio parere è favorevole".
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