Dei quattro promessi ne è rimasto uno, Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza.
Per Alba l’ennesimo nulla di fatto. Così come, secondo le sommarie informazioni che sulla misura arrivano da Palazzo Chigi, sono rimasti a bocca asciutta Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza, e Lucera (Foggia).
Ovvero le altre sedi di cui la maggioranza al governo aveva promesso il ripristino o la nuova istituzione nell’ambito della riforma con la quale l’esecutivo Meloni avrebbe inteso rimediare ai torti commessi nel 2012 dall’allora ministra alla Giustizia Paola Severino, firmataria della revisione geografia giudiziaria che sotto il governo Mario Monti costò alla capitale delle Langhe la sua storica sede giudiziaria, accorpata a quella di Asti, e alla Granda in generale la permanenza del solo Tribunale di Cuneo, mentre furono soppressi quelli di Mondovì e Saluzzo.
Nel disegno di legge in materia di circoscrizioni giudiziarie che il Consiglio dei Ministri ha approvato martedì 22 luglio su proposta del ministro Carlo Nordio, il ripristino del Tribunale di Alba non sarebbe infatti contemplato. Insieme all’istituzione di quello che è già stato battezzato come il "tribunale della Pedemontana" figura sì "il ripristino di alcuni tribunali e sezioni distaccate attualmente soppressi". Ma per collocarli geograficamente occorre spostarsi nel Centro e Sud Italia. Nella fattispecie in Abruzzo e nelle isole.
Da qui l’esultanza di Alberto Bagnai, vicecapogruppo della Lega alla Camera dei Deputati, per "l’approvazione del provvedimento che riguarda la riorganizzazione dei tribunali abruzzesi di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto".
PONZIO: "DOVE SONO I NOSTRI MINISTRI?"
Di segno comprensibilmente diverso il commento dell’avvocato albese Roberto Ponzio. Tra le figure più attive nella mobilitazione tentata sul territorio per salvare il foro langarolo, a oltre un decennio di distanza il legale continua a denunciare lo scippo subito dalla capitale industriale della Granda, privata di una struttura che, quarta in Piemonte per volumi di attività ed efficienza, numeri alla mano valeva addirittura più quello a cui verrà poi accorpato.
"Ancora una volta – sostiene ora - colpisce il risultato cui la politica è giunta. Secondo la proposta del Governo l’Abruzzo avrà 8 tribunali e il Piemonte 9, appena uno in più nonostante una popolazione di quattro volte superiore e la presenza di 8 province a fronte di 4. Altri hanno saputo fare meglio di noi – prosegue – come dimostra il caso di Bassano del Grappa, località dalla quale proviene l’onorevole Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia ed estensore del testo".
L’avvocato albese non perde comunque le speranze, pur ridotte al lumicino e consegnate alla presentazione di un emendamento durante la discussione parlamentare: "Nel governo in carica la nostra regione conta la bellezza di cinque ministri (Crosetto, Pichetto Fratin, Valditara, Zangrillo, Santanchè, ndr), due dei quali provenienti da una provincia, la nostra, che con la riforma Severino aveva perso tre tribunali su quattro. Dalla nostra politica servirebbe un moto d’orgoglio e che i suoi esponenti trovino il tempo di patrocinare la nostra causa, rimediando all’assurdità di numeri che non hanno collegamento con alcuna razionalità".
LE CRITICHE DELL’ANM
Tra i critici, per ragioni diverse anche l’Associazione Nazionale Magistrati. "Riaprire i piccoli tribunali significa adottare logiche di consenso clientelari e danneggiare ancora una volta l’efficienza della giustizia – scrive la Giunta dell’Anm in una nota – . La decisione del governo di riaprire le sezioni distaccate già soppresse nel 2012, è disarmante. Mentre inquieta l’intenzione di aprire un tribunale - Bassano del Grappa - dinanzi alla cui incomprensibile istituzione gli stessi avvocati di Vicenza avevano chiesto di soprassedere". "Dobbiamo denunciare - prosegue lo scritto - l’ennesimo spreco di risorse, che vanifica, come in un surreale gioco dell’oca, tutto lo sforzo profuso dai magistrati per offrire ai cittadini un servizio quanto più possibile efficiente e razionale e soprattutto rapido. Questa scelta rallenterà i tempi della giustizia e danneggerà la fiducia dei cittadini nelle istituzioni".
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