Per la Procura di Cuneo, quell’intervento chirurgico a cui si sottopose Fabio Einaudi all’Ospedale Santa Croce di Cuneo, non fu un caso di malasanità.
Il 44enne cuneese, morì nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 marzo 2024, poche ore dopo aver subito un intervento nel reparto di Urologia.
Per la sua morte, erano stati sei i nomi di medici e chirurghi iscritti a modello 21, il registro degli indagati, per omicidio colposo.
Il pubblico ministero titolare del fascicolo, una decina di giorni dopo il decesso dell’uomo, aveva nominato come consulenti due dirigenti medici, Alessandro Marchesi, in forze presso la Medicina Legale dell’Asl Città di Torino, e Massimo Pasquale, urologo presso l’ospedale "Maria Vittoria" di Torino. Gli esperti erano stati incaricati di accertare, a seguito di autopsia, le cause del decesso e, in particolare, se la morte del paziente potesse essere stata cagionata dall’intervento chirurgico a cui si era sottoposto.
La Procura era stata infatti chiamata a far luce su eventuali responsabilità dei sanitari che quel giorno parteciparono all’intervento.
A maggio scorso è stata presentata richiesta di archiviazione per le posizione di tutti e sei gli indagati. Dovrà decidere il Gip
Una decisione, quella dl pubblico ministro, che fa presupporre l’assenza del nesso di causalità tra l’intervento a cui si sottopose Einaudi e il suo decesso.
Detto in altre termini, le consulenze avrebbero escluso che a causare la morte del paziente fu l’intervento medico, che venne quindi eseguito correttamente. Stando a quanto scritto nelle consulenze medico legali, l’uomo sarebbe morto a causa di un’emorragia interna.
Impiegato come alla Eurofins Chemical Control, laboratorio chimico di Madonna dell’Olmo, Fabio Einaudi era originario di Confreria.
L'uomo era anche uno sportivo e grande appassionato di bicicletta, con alle spalle partecipazioni alla Granfondo “La Fausto Coppi”.
Ora si attende la pronuncia del Gip.
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