Il Nazionale

Cronaca | 22 luglio 2025, 06:06

Travolto dall’odio sui social il padre dei “quattro fratellini di Cuneo”: 14 utenti a processo per diffamazione

Accuse, minacce e insulti sotto i post di un gruppo Facebook creato dall’ex moglie nel 2020. L’uomo in aula: “È stato un incubo”

Travolto dall’odio sui social il padre dei “quattro fratellini di Cuneo”: 14 utenti a processo per diffamazione

“Stavo malissimo. È stato un incubo”. Sono queste le parole pronunciate davanti al giudice dal papà dei quattro fratellini di Cuneo che, dopo essere stato travolto da un’ondata di odio sui social, ha deciso di costituirsi parte civile contro alcuni partecipanti del gruppo Facebook “Aiutiamo i quattro fratellini di Cuneo”, una pagina creata dalla ex moglie dell’uomo. 

Erano stati sedici gli utenti finiti a processo in tribunale. Due di loro hanno pagato un risarcimento in cambio della remissione di querela e,  altri sette prima di loro, invece, lo avevano già fatto in sede di udienza preliminare.  Al dibattimento, ci sono arrivati in quattordici: un uomo e tredici donne.  

Ma facciamo un passo indietro. Dopo la separazione consensuale dei genitori, i loro figli erano stati affidati congiuntamente ad entrambi con prevalenza alla madre che, nel 2019, denunciò l’ex marito accusandolo di abusi sessuali su tre di loro (il processo penale è in corso è prosegue a porte chiuse N.d.R.). Poi però una perizia psichiatrica effettuata nel corso del procedimento instaurato per rivedere i termini dell’affidamento, la riconobbe temporaneamente non idonea ad accudire i figli, e, per questo motivo, il giudice li ricollocò presso i nonni paterni. 

Successivamente venne poi disposto d’urgenza il trasferimento dei tre ragazzi più grandi in altrettante comunità, mentre la figlioletta più piccola venne affidata a una famiglia. Ed è in quel momento che iniziò la battaglia legale, ma anche mediatica, ingaggiata dalla madre per riavere con sé i figli. Una lotta che sbarcò anche sui social, in particolare su Facebook dove la donna aveva intanto creato la pagina specifica.

Ed è qui che numerosi utenti commentarono gli aggiornamenti forniti sulla vicenda, spingendosi in alcuni casi in giudizi sfociati in accuse, insulti e minacce. 

L’uomo racconta che ci sarebbe stato tutto questo sotto la moltitudine di post pubblicati sul gruppo, che aggiornava costantemente la situazione dei quattro ragazzi. “Mi chiamavano pervertito - ha ricordato - ubriacone. Dicevano che sarei finito in galera e che a me ci avrebbero pensato i detenuti”. 

Come spiegato, era molto preoccupato per “il fatto che c’erano le foto dei ragazzi e questo riconduceva alla mia persona”. Ancora, l’uomo aveva timore per la sua carriera professionale: “Anche i ragazzi che allenavo ne erano venuti a conoscenza, erano abbastanza stupiti: uno di loro mi ha subito scritto, incredulo per quello che stava succedendo”.

Come detto, il gruppo era nato nel 2020, qualche giorno dopo l’affido dei bambini in comunità: l’accesso era libero e l’uomo aveva iniziato a leggere tutto ciò che veniva scritto. “C’erano insulti nei miei confronti - ha proseguito - e verso la mia famiglia”

Verso i suoi genitori, poi, le minacce sarebbero arrivate anche nella buca delle lettere con scritti anonimi. “Stavo malissimo - ammette -  avevo paura e angoscia: paura a uscire di casa, chi mi minacciava mi aveva già condannato. Non dormivo la notte. A volte avevo attacchi di panico sul lavoro e dovevo tornare a casa. Questo senso di angoscia lo vivo ancora oggi, anche perché il procedimento è tuttora in corso: continuo a pensare ai miei figli, fino a due anni fa vedevo ancora la più piccola”. 

Il 30 gennaio 2026, continuerà l’istruttoria.

CharB.

Commenti