Tre anni fa, in questi giorni, si insediava la giunta comunale di Cuneo guidata da Patrizia Manassero.
Un percorso complicato, lastricato di difficoltà di varia natura (amministrative e politiche) di cui si erano avute avvisaglie sin dalla sua genesi.
La candidatura a sindaco dell’ex senatrice Pd era infatti emersa dopo un serrato braccio di ferro tra il Partito Democratico e il gruppo civico Centro per Cuneo.
Nel duello tra Mauro Calderoni, allora segretario provinciale Pd e il coordinatore della compagine civica Beppe Delfino, l’aveva spuntata il primo: il Pd otteneva il sindaco, ma doveva cedere rilevanti quote di potere sia in fatto di deleghe assessorili sia nelle società partecipate.
Col passare del tempo, i rapporti all’interno di questo eterogeneo laboratorio politico-amministrativo (nato ai tempi del sindaco Federico Borgna) sono andati progressivamente sfilacciandosi.
Il punto di rottura è stato sfiorato in almeno un paio di circostanze: la nuova governance della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e le elezioni regionali 2024.
In occasione di questa consultazione, Centro per Cuneo si è schierato con il centrodestra, appoggiando la lista Cirio dell’attuale assessore Marco Gallo, candidando in questa formazione la consigliera cuneese centrista Maria Laura Risso.
In altre stagioni politiche si sarebbe determinata - seduta stante - una crisi politica risultando impraticabile un’alleanza di governo in un comune capoluogo di provincia tra centrosinistra e centrodestra, per di più a traino Pd.
Tuttavia, superata la fase elettorale il collante del potere ha avuto la meglio anche perché l’opposizione di destra non ha mai incalzato più di tanto sul tema, lasciando campo libero – su un terreno più amministrativo che politico-partitico – all’incalzante azione degli Indipendenti Boselli e Armellini.
Nel frattempo, varie vicende – alcune dai risvolti giudiziari in larga parte ancora indefiniti – hanno aggiunto complicazioni a complicazioni.
La fusione tra gli altri due gruppi di maggioranza minori (ci sia perdonato l’ossimoro), Cuneo Democratica e Solidale e Crescere Insieme, realizzatasi un anno fa, non ha avuto particolari conseguenze sugli equilibri politici interni.
I due colossi, Pd e Centro per Cuneo, per ragioni numeriche ma non solo, sono rimasti i perni su cui, nel bene e nel male, ruota il potere nel palazzo civico di via Roma.
Tre anni sono trascorsi, ne restano due, nel corso dei quali l’avvicinarsi della scadenza elettorale, con ogni probabilità, tornerà ad accentuare quelle tensioni oggi momentaneamente archiviate per fare muro contro gli attacchi delle opposizioni.
La lotta per la successione ad una sindaca che difficilmente si ripresenterà nel 2027, apre scenari tutti da definire.
Questo vale per la maggioranza uscente, che quasi certamente si disgregherà, sia per il centrodestra classico, che sta studiando il da farsi rispetto alla prossima scadenza elettorale amministrativa.
Non fanno eccezione la sinistra e gli Indipendenti che attendono l’evolversi della situazione.
Interrogativi che riguardano tanto le future alleanze che i nominativi di coloro che saranno i protagonisti della vita municipale cuneese tra un paio d’anni.
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