Lo scorso 14 marzo il collegio presieduto da Elisabetta Chinaglia (giudici a latere Matteo Bertelli Motta e Roberta Dematteis) aveva mandato assolti tutti i dodici imputati nel processo. Così facendo, aveva respinto le tesi alla base dell’impianto accusatorio in base a quale, in merito alle presunte malversazioni in tre municipi del Roero finite al centro dell’indagine della Gdf denominata Feudo 2, il pubblico ministero Davide Lucignani aveva chiesto di ritenere i sindaci, funzionari e professionisti alla sbarra responsabili di 24 capi di imputazione, e quindi di condannare gli stessi a complessivi 41 anni e cinque mesi di reclusione.
Contro quel pronunciamento, salutato con comprensibile sollievo da quanti, nell’ambito della stessa indagine, nel dicembre 2022 erano finiti in diversi casi agli arresti domiciliari, la Procura della Repubblica di Asti ha ora proposto appello, limitatamente a nove dei dodici imputati.
Motivando la sua richiesta in 70 pagine di ricorso, il pubblico ministero Lucignani, che a partire da settembre lascerà peraltro la Procura astigiana per trasferirsi a Torino, ha chiesto alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Torino di procedere nei confronti dell’ex sindaca di Vezza d’Alba Carla Bonino, che era difesa dagli avvocati Marco Calosso e Marta Giovannini e per la quale l’accusa aveva chiesto una condanna a 5 anni di reclusione; dell’ex vicesindaco vezzese Giuseppe Steffanino, difeso dall’avvocata albese Silvia Calzolaro (anni uno e mesi 4, la richiesta per lui); dell’ex primo cittadino di Montaldo Roero Fulvio Coraglia, difeso da Giorgio Piazzese (anni 4 e mesi 6); del geometra albese Giovanni Careglio, difeso dal legale astigiano Piermario Morra (7 anni); dell’ingegnere Valter Peisino difeso dall’avvocato Enrico Gaveglio (anni 3); dell’imprenditore di Cavallermaggiore Felice Scotta (anni 4 e mesi 2); del perito industriale di Castagnole delle Lanze Piermichele Gallo (4 anni e 3 mesi); del professionista carmagnolese Aldo Pugnetti (anni uno e mesi 4); del professionista cheraschese Valter Peisino (anni 3); infine del funzionario della Regione Gianluca Comba, di Demonte, difeso dall’avvocato cuneese Alessandro Ferrero (richiesta di anni 2).
Esclusi dalla richiesta l’architetta Cinzia Gotta, già sindaca di Baldissero d'Alba, difesa da Michela Malerba (per lei la richiesta di condanna in primo grado era stata di anni 2), la funzionaria sommarivese Federica Borello, ex responsabile del servizio finanziario dell'Unione di Comuni (anni 4 e mesi 6), e infine l’ex sindaco di Santo Stefano Roero Renato Maiolo.
Per quest’ultimo, difeso dall’avvocato albese Roberto Ponzio e dal collega astigiano Pierpaolo Berardi, l’accusa aveva chiesto un anno e 4 mesi di reclusione. Condanna che si sarebbe sommata a quella a 2 anni e 11 mesi da lui subita nel processo nato dal primo filone dell’indagine e ai 2 anni di pena coi quali si era invece chiuso il procedimento, concluso anch’esso nei mesi scorsi, per maltrattamenti a un ex dipendente comunale.
"Con compiacimento prendiamo atto che nei confronti di Renato Maiolo non è stato proposto appello – dichiara l’avvocato Roberto Ponzio –. Ne consegue che la sentenza di proscioglimento è diventata irrevocabile e non più modificabile. Concordiamo con la valutazione del pubblico ministero confidando che l’estraneità accertata in 'Feudo 2' possa estendersi ad altri filoni processuali in cui il mio assistito è coinvolto".
L’avvocato Marco Calosso, componente del collegio di difesa dell’ex sindaca vezzese Carla Bonino, rileva invece che "il pubblico ministero ha impugnato per la nostra assistita i soli capi d’imputazione relativi ai lavori sul Rio Borbore. Convinti delle tesi sostenute in primo grado – prosegue –, accolte dal collegio astigiano, affronteremo l’appello in tutta serenità ribadendo la nostra assoluta estraneità ai fatti. Sui restanti capi è caduto il giudicato ed è ormai assodata la piena innocenza dell’ex sindaca Bonino".
Dello stesso avviso l’avvocata albese Silvia Calzolaro, legale di Giuseppe Steffanino: "Come già in primo grado dimostreremo la nostra assoluta estraneità ai fatti contestati".
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