Non che non ci siano stati – in mezzo secolo di storia della Regione Piemonte – assessori cuneesi (il presidente socialista Aldo Viglione va considerato a parte perché uber alles) con deleghe di peso, ma quanto sta succedendo con Paolo Bongioanni, esponente di Fratelli d’Italia, rappresenta pur sempre qualcosa di inedito.
Alle competenze di Commercio, Agricoltura e Cibo, Parchi, Caccia e Pesca e alla delega alla Peste suina, il presidente Cirio ha voluto aggiungergli il Turismo e lo Sport.
Due deleghe cui Bongioanni ambiva prima che il partito gli imponesse l’Agricoltura per poter fare asse col ministro Lollobrigida in ambito nazionale.
Non tutti, però, nel centrodestra hanno accolto di buon grado la smisurata concentrazione di potere nelle mani di un solo personaggio a partire dagli alleati, Lista Cirio in primis, che - dopo aver assolto la funzione elettorale - il presidente mostra di snobbare quando si tratta di nomine, e la stessa Forza Italia.
Ma anche tra i Fratelli cuneesi, al di là delle note ufficiali encomiastiche, non tutti hanno stappato champagne alla notizia della promozione.
In FdI alcuni gli contestano una gestione eccessivamente personalistica che, alla luce dei nuovi incarichi, temono andrà accentuandosi.
Altri gli rimproverano a mezza voce di occuparsi poco della vita del partito in provincia, dove recentemente ci sono state in alcune sezioni diserzioni di dirigenti che avevano da lui ricevuto promesse poi disattese.
Mugugni, tuttavia, soffocati perché nessuno avrebbe mai il coraggio di esternare ad alta voce malumori che pure esistono.
In Forza Italia idem, ma qui vige il principio dell’ “obbedir tacendo” perché qualsiasi smagliatura verrebbe vista come lesa maestà nei confronti del leader maximo albese.
E poi c’è la Lista Cirio che dal Cuneese ha portato in dote a Cirio un pacchetto di voti importante e che da tempo vorrebbe vedere riconosciuto un ruolo che invece - stretta com’è in Regione tra FdI, Forza Italia e Lega – fatica a trovare.
Il minirimpasto poteva essere l’occasione per eliminare almeno quell’aberrazione che è lo “spacchettamento” dei Parchi voluto ad inizio legislatura.
Il presidente, attribuendo a Bongioanni le nuove deleghe, avrebbe potuto togliergli quella parte afferente ai Parchi a affidarla a Marco Gallo, ma così non è stato. Perché?
E poi c’è il capitolo politico-geografico del Monregalese, che Bongioanni – come le prime mosse negli enti confermano – ha individuato come suo bacino elettorale di riferimento.
Un’area che da decenni era considerata feudo liberale, ad esclusivo appannaggio di Enrico Costa (Forza Italia) prima e Luca Robaldo (Patto Civico) poi.
Anche qui sorge spontanea un’altra domanda: perché Cirio ha voluto piazzare questa zeppa in casa di un amico di lunga data qual è Costa, a maggior ragione ora che questi è ritornato ad essere suo collega di partito in Forza Italia?
Un antico marpione della politica cuneese, che oggi, data l’età, siede in panchina ci ha confidato. “Testa, lei ha scritto che Bongioanni aveva tra i suoi sogni la presidenza della Provincia. Questo è vero, ma valeva fino a ieri. Da oggi i sogni di Bongioanni si sono spostati su Torino”.
Considerazioni conseguenti al solleone di queste torride giornate? Può darsi.
In ogni caso qualcuno si è già premurato di avvertire la collega di giunta di Bongioanni, Elena Chiorino.
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