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Politica | 25 giugno 2025, 08:00

Genova soffoca sotto l’inquinamento che viene dal mare, il vicesindaco Terrile: “Monitoraggio continuo, ma serve accelerare sull’elettrificazione delle banchine”

I dati di Clean Cities Campaign dimostrano che la città ha sforato i limiti dettati dall’OMS per ottantaquattro giorni in tre mesi e i fumi del porto incidono per il quarantanove per cento del totale

Genova soffoca sotto l’inquinamento che viene dal mare, il vicesindaco Terrile: “Monitoraggio continuo, ma serve accelerare sull’elettrificazione delle banchine”

A Genova il mare che porta ricchezza è anche, da tempo, una delle principali fonti di inquinamento urbano. Ogni giorno, mentre i container scorrono sui binari e le auto si ammassano lungo la Sopraelevata e le arterie interne, le grandi navi attraccate ai moli rilasciano nell’aria tracciati di ossidi di azoto, anidride solforosa, polveri fini. A San Teodoro come a Cornigliano, nei quartieri più esposti al traffico marittimo, l’aria racconta una storia che i numeri confermano: secondo un recente studio diffuso da Clean Cities Campaign, Genova ha già sforato per 84 giorni nei primi tre mesi del 2024 i limiti giornalieri raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il biossido di azoto (NO₂), classificandosi tra le città più inquinate d’Italia. Peggio hanno fatto solo Torino, Catania e Palermo.

E non va meglio se si guarda al futuro: la nuova Direttiva europea 2024/2881, che entrerà in vigore nel 2030, fissa un tetto massimo di 18 giorni l’anno oltre i 50 µg/m³ di NO₂. Un obiettivo che, per come stanno le cose oggi, sembra lontanissimo: Genova ha già collezionato 44 sforamenti, più del doppio del limite fissato da Bruxelles. La normativa italiana, intanto, continua a basarsi su una media annua, più permissiva, che nasconde i picchi giornalieri che danneggiano soprattutto i soggetti fragili: bambini, anziani, persone con patologie respiratorie.

Ma il cuore del problema non sta soltanto nel traffico urbano. Gli Inventari Regionali delle Emissioni (periodo 2019–2021) parlano chiaro: a Genova, la prima fonte di ossidi di azoto (NOx) non sono le automobili, ma le attività marittime, responsabili di quasi il 49% del totale. Il trasporto su strada contribuisce per circa il 32%, mentre l’industria incide per meno del 10%. Questo significa che migliorare la qualità dell’aria in città passa in modo decisivo da ciò che accade nel porto: dall’elettrificazione delle banchine, al controllo delle emissioni delle navi in fase di attracco, fino a un ripensamento complessivo della logistica urbana.

Negli ultimi mesi il tema è tornato al centro del dibattito politico, con promesse, progetti e anche pressioni da parte dei comitati di quartiere. Tra le voci istituzionali più attente al tema c’è quella del vicesindaco Alessandro Terrile, che si è impegnato pubblicamente per accelerare la transizione energetica del porto e per avviare un confronto più serrato con Autorità portuale e operatori del settore. A lui abbiamo chiesto qual è lo stato dell’arte, cosa Genova può fare da subito e quanto tempo resta per evitare che questa crisi ambientale diventi una condanna per chi vive in città.

Per Terrile la prima mossa, sul breve periodo, è il monitoraggio: “Convocheremo periodicamente l’osservatorio ambiente-salute, uno strumento tecnico utile per fare il punto sulle questioni della salute dei cittadini di cui la sindaca è garante. Credo sia molto utile anche proseguire con il monitoraggio delle centraline di rilevamento per il superamento dei limiti di biossido di azoto per capire l’effettivo impatto sulla qualità dell’aria. Sappiamo che d’estate il traffico passeggeri aumenta ed è ragionevole pensare che l’impatto sui dati delle centraline sia anche superiore a quel 49%. Nel breve, quindi, continueremo con il monitoraggio e con il confronto con cittadini e comitati”.

Nel medio termine va portato avanti il rapporto con l’Autorità di Sistema Portuale affinché si completi l’elettrificazione delle banchine - aggiunge il vicesindaco - l’ultimo cronoprogramma prevede il completamento entro la fine del 2025, ma è importante che, una volta finita, l’infrastruttura entri in funzione e, su questo, un po’ di preoccupazione da parte dei cittadini è legittima. Ci sono zone in cui l’infrastruttura è stata completata, ma mancano i collaudi e i tempi si allungano. Ciò che importa è dare l’energia elettrica alle navi. Qualche buona notizia c’è, perché finalmente Arera ha avviato lo sconto degli oneri di sistema del 25% per il cold ironing”.

Ma cosa può fare la nuova amministrazione comunale? “La spinta forte della città e del Comune deve essere insieme all’Autorità Portuale, non in contrapposizione, affinché si attivi il prima possibile - spiega Terrile - c’è un tema che riguarda anche gli orari dei traghetti, per evitare che ci sia una sovrapposizione di manovre del traghetto e di uscita dal porto di centinaia di veicoli che, tutti insieme, incidono sulla qualità dell’aria. E non è una questione facile, perché gli orari dei traghetti sono legati a una serie di necessità anche di sicurezza, ma è un tema che si può affrontare. Questo miglioramento potrebbe incidere anche sulla mobilità che, di conseguenza, incide a sua volta sulla qualità dell’aria”.

Intanto, proprio lunedì, c’è stato un primo faccia a faccia tra amministrazione comunale, Municipio Centro-Ovest e comitati. “Abbiamo organizzato un incontro con il presidente Michele Colnaghi, gli assessori Davide Patrone ed Emilio Robotti e il comitato ‘No Fumi’ di San Teodoro - conclude il vicesindaco Terrile - abbiamo detto che consideriamo fondamentale il tema della salute e ci sono le tecnologie per sviluppare i traffici dei porti senza che vadano a discapito della salute. Bisogna completare queste infrastrutture e monitorare la loro applicazione. Serve andare veloce sull’elettrificazione delle banchine”.

Pietro Zampedroni

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