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Politica | 24 giugno 2025, 07:21

Taggia, il ponte della verità: in consiglio comunale chiarezza e confronto, ma il futuro resta incerto

Conio difende la demolizione: “Non ci sono alternative”. La minoranza incalza con Federico in prima linea. Bene anche Caldani e Alberti, ma a settembre restano troppi punti interrogativi

Taggia, il ponte della verità: in consiglio comunale chiarezza e confronto, ma il futuro resta incerto

Lo si aspettava con trepidazione, e alla fine non ha deluso le attese. Il Consiglio comunale straordinario di Taggia è stato, per usare termini calcistici, una partita nella partita, in cui chiarezza tecnica e confronto politico si sono finalmente incontrati, senza sconti e con dichiarazioni destinate a lasciare il segno. Da una parte si è assistito a un Mario Conio in versione "professore ordinario di Costruzioni in un istituto per Geometri", visto il suo sforzo di comunicare le ragioni dell'abbattimento del ponte; dall'altra una minoranza preparata, pronta a rispondere colpo su colpo affidandosi a documenti e ricerche fatte sul campo. A prescindere da come la si pensi, l’assise ha regalato circa tre ore intense, ma necessarie: la chiarezza, nelle domande e nelle risposte, è stata messa al centro del dibattito. Una seduta densa, politica, forse la più importante dell’ultimo anno.

Sul piano tecnico, Conio ha scelto di prendersi tutto il tempo – e la responsabilità – per spiegare, senza filtri, perché il ponte va demolito. Lo ha fatto con toni fermi e passaggi puntuali, e con una frase che è già un manifesto: “Non ci sono segreti, non ci sono trame”. Ha ricordato che l’abbattimento non è una scelta dell’ultima ora, ma il frutto di un lungo processo progettuale iniziato ben prima del 2021. Tutte le alternative tecniche sono state vagliate: “Non c’è ipotesi che non preveda l’abbattimento del ponte”.

Il messaggio è chiaro: la sicurezza idraulica viene prima di tutto, anche a costo dell’impopolarità e di dire, senza ambiguità: “Mi dovete spiegare perché si deve evitare di abbattere il ponte”. E ancora: “Io non accetterò progetti a ribasso sulla sicurezza: sono pronto ad andarmene”. Parole pesanti, non come minaccia, ma come dichiarazione di principio.

Ma l’altra grande notizia del consiglio comunale è stata il livello del dibattito. Domande puntuali, osservazioni tecniche, risposte accessibili anche ai cittadini. Il clima è stato teso, sì, ma mai confuso. E chi ha voluto ascoltare, ha potuto farsi un’opinione chiara.

In particolare, a spiccare è stato Giuseppe Federico, che ha sorpreso tutti per la grinta e la lucidità con cui ha tenuto il campo. Rispetto ad altri consigli comunali, ha mostrato un carattere che finora si era visto di rado, compensando – con efficacia – l’assenza del capogruppo Gabriele Cascino, solitamente più focoso e battagliero. Il botta e risposta con Conio è stato inedito, ma costruttivo: alle frecciate ben assestate, sono seguite risposte altrettanto precise, in un confronto che ha restituito valore politico all’aula. Una rivelazione, per certi versi.

Bene anche Davide Caldani, protagonista di un commento più politico che tecnico, apprezzato direttamente dal sindaco, che ne ha elogiato pubblicamente l’equilibrio e il tono: “Promosso”, ha fatto intendere Conio a margine di un intervento del consigliere di Progettiamo il Futuro.

Un contributo importante lo ha dato anche Fulvia Alberti, che però – collegata da remoto per motivi di salute – ha visto purtroppo limitata la sua capacità di incidenza. Non per responsabilità sua, ma per la natura stessa di un dibattito che, per essere incisivo, ha richiesto presenza, voce e interazione costante.

Tutti promossi, o quasi. Con un’unica eccezione forse: la tensione che, in qualche momento, ha messo a dura prova la pazienza del sindaco, e gli altri presenti in sala. Ma nulla di nuovo, a dire il vero, per chi conosce i ritmi e i toni della politica tabiese. Un fuoco che, in fondo, ha reso l’assise ancora più incandescente – nonostante il caldo fuori da palazzo civico.

A rendere ancora più denso il contesto del consiglio, anche i riflessi esterni: i vertici tecnici in Regione Liguria, le riunioni precedenti a Genova e il nuovo appuntamento fissato per il 3 luglio testimoniano che il dialogo istituzionale non si è mai interrotto. L’assessore Giampedrone, nei giorni scorsi, aveva definito la sospensione estiva della chiusura della ciclabile come “una scelta di buon senso”, e i toni del consiglio lo hanno confermato: le tensioni politiche non oscurano la volontà di trovare soluzioni.

L’orario del consiglio – fissato alle 12 – ha suscitato alcune critiche. Tra i banchi dell’opposizione si è parlato di una scelta “che limitava la partecipazione cittadina”, mentre Conio ha replicato che era stato scelto per garantire l’eventuale presenza dei funzionari regionali. L’assenza di Cascino, voce solitamente centrale nei confronti più accesi, ha lasciato un vuoto che Federico ha saputo colmare con determinazione e padronanza dei dossier.

E poi resta il punto interrogativo più grande: cosa accadrà a settembre? La ciclabile verrà nuovamente chiusa, ma a oggi – come emerso chiaramente in aula – non esistono certezze su un’alternativa viabile. È su questo fronte che si giocherà la credibilità dell’azione amministrativa nei prossimi mesi.

Sul piano politico, infine, non sono mancate le frecciate da fuori: il Partito Democratico locale ha parlato di uno “slittamento che evidenzia l’incapacità amministrativa”, sottolineando l’assenza di un approccio strutturato nella gestione del progetto e dei rapporti con la Regione. Una voce esterna, ma sintomatica della posta in gioco.

Alla fine, ciò che resta di questo consiglio è una fotografia insolita ma significativa: una maggioranza che si espone con decisione, una minoranza che non si limita a contestare ma propone, una cittadinanza che – al netto delle divisioni – ha avuto finalmente gli elementi per comprendere, e decidere. Ora la sfida si sposta fuori dall’aula: dal 3 luglio in avanti, saranno i fatti – più che le parole – a determinare il futuro del ponte e del territorio.

Per ora, l’unica certezza è che il ponte verrà demolito. Su tutto il resto, al di là dell’impegno personale ribadito dal sindaco a “metterci la faccia”, restano più incognite che risposte per quello che accadrà a settembre. E se la trasparenza e la chiarezza sono stati il pregio di questo consiglio, la politica – quella vera – si misurerà nel rispondere alle domande che ieri hanno trovato solo parziali rassicurazioni.

Andrea Musacchio

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