VOTO 5
È stata un’annata intensa per i rossoblù, segnata in estate da speranze un campionato da vertice e da una primavera sportivamente traumatica.
Già, perché in appena nove mesi si è passati dall’allestimento – almeno sulla carta – di una vera e propria corazzata, alla chiusura di un'epoca nei corridoi del Chittolina.
Le ambizioni di ferragosto si sono infrante quasi subito, già dalla trasferta di Bra, con l’esonero di mister De Lucia e il ritorno in panchina di Marcello Cottafava.
Il rapporto non semplice con il presidente Tarabotto ha poi pesato sulle possibilità di rimonta, soprattutto dopo lo scontro diretto tra le mura vadesi, dove la capolista ha dominato per idee e ritmo.
È stato lì, di fatto, che si è chiusa la stagione del Vado, preludio all’ennesimo cambio in panchina: da Cottafava a Boisfer, nel giro di pochi giorni.
Il punto di svolta, però, lo ha segnato capitan Edoardo Capra. Le sue parole sono state forti – “bomba a orologeria”, “lotta di potere” – e, una volta riportate sul piano calcistico, hanno trovato riscontri concreti.
Il tentativo di restaurazione, simile a quello del Congresso austriaco di inizio Ottocento, è naufragato. A prevalere è stata la linea del direttore sportivo Mancuso, deciso a una rivoluzione profonda, sia in campo (nonostante alcune conferme importanti), ma soprattutto nella linea gestionale e di conseguenza all'interno dello staff tecnico.
Una rottura netta, capace di scardinare "l’ancien régime" con il sostegno della presidenza rossoblù. Se sarà Austerlitz o Waterloo per il Vado, però, solo il tempo potrà dirlo.
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