Una nuova incursione artistica per trasformare una ferita in arte.
Tiler, lo street artist genovese dall’identità nascosta, è tornato a colpire e lo ha fatto con un mosaico dedicato alla neo sindaca Silvia Salis, diventata per l’occasione Sailor Moon, l’eroina degli anime giapponesi che incarna giustizia, forza e rianscita.
L’opera è apparsa su uno dei pilastri di fronte al Moody, a pochi passi dall’attraversamento e dal grattacielo della Rinascente.
Non una scelta casuale per l’artista che, come aveva già fatto in passato, usa l’arte per indagare la società.
‘Sailor Salis’ guarda chi la osserva con fierezza mentre attorno a lei si muove un paesaggio urbano bloccato, così il messaggio diventa chiaro: la nuova sindaca ha davanti una sfida che sembra richiedere i supero poteri.
“La notte è buona per fare magie - scrive Tiler nel post che accompagna il video - ma qui servono i super poteri per cambiare questa tendenza. Abbiamo camminato in mezzo alle serrande chiuse, arrugginite dal tempo, alle insegne che non ci sono più, alcune da troppo tempo. Non sono solo le periferie a spegnersi, il centro sta perdendo le sue attività e ci sono locali stupendi abbandonati in maniera inspiegabile”.
La collocazione dell’opera amplifica il senso di denuncia. La zona, una volta, era il cuore pulsante dello shopping genovese, oggi la fotografia impietosa della realtà cittadina: la Rinascente non ha mai riaperto e la tanto agognata rinascita sotto le mani del colosso del fast fashion Primark è sfumata.
Il Moody ha lasciato persino l’insegna e la storica Fiera del Libro è poco più che una saracinesca piena di rifiuti.
Una crisi commerciale che fotografa anche la crisi identitaria di Genova e che sembra non conoscere freno.
Tiler con la sua street art, accende le vetrine chiuse e rende Salis ‘la combattente che veste alla marinara’, eroina che si batte per il trionfo del bene incarnando una rottura rispetto al passato politico.
Trasformarla in un personaggio di un fumetto giapponese diventa un modo per evocare il potenziale del suo ruolo ma anche per ricordare che non basta una bacchetta magica per salvare una città, serve un coinvolgimento collettivo che deve sfociare in azioni concrete.
Come sempre accade con le opere di Tiler, non sono mancate le reazioni. Da un lato, i puristi dell’immagine politica hanno criticato l’uso “pop” dell’icona istituzionale; dall’altro, i detrattori di Salis hanno letto l’opera come una presa in giro. Ma chi osserva con attenzione coglie la vera direzione del gesto artistico: una chiamata all’azione.
“Il mio post - ha specificato l’artista - non vuole essere una mancanza di rispetto, qui c'è una città che ha bisogno di indossare una nuova veste”.
Le immagini diffuse via social mostrano chiaramente l’intento dell’artista: con la sua incursione, Tiler ha voluto ancora una volta sottolineare le gravi difficoltà che da tempo stanno colpendo il centro cittadino.
L’arte arriva a fotografare la realtà e la società, sbattendo in faccia a chiunque una situazione troppo spesso ignorata e che non è più possibile trascurare.
Le piastrelle che compongono i mosaici dell’artista dall’identità segreta si fanno metafora di un tessuto cittadino sempre più sfilacciato che deve essere ricomposto, ri abitato per tornare ad accogliere.
Chi nota l’opera, si ferma e la osserva.
Da parte dell’amministrazione comunale, invece, tutto tace. Chissà se sarà considerata un omaggio o un pungolo. Quel che è certo è che ancora una volta Tiler ha colpito nel segno e si è fatto portavoce di una società che chiede, con gentile urgenza, di immaginare un futuro diverso per Genova.
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