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Basket | 13 giugno 2025, 22:40

Cantù in A: i “migliori peggiori nemici” di Varese son di nuovo dietro la collina

Dopo quattro stagioni di purgatorio, i “cugini” brianzoli trovano la promozione risorgendo dalle forche caudine dell’A2: Rimini battuta 3-0 in finale playoff. L’anno prossimo torneranno così ì “derby”, con il loro sapore di tensione, di colore e di emozioni a sublimare una rivalità accesa e non mutuabile con altra alcuna

Cantù in A: i “migliori peggiori nemici” di Varese son di nuovo dietro la collina

I “migliori peggiori nemici” della Pallacanestro Varese sono di nuovo in Serie A: dopo quattro stagioni Cantù riemerge dalle forche caudine dell’A2 e riconquista il massimo campionato italiano, quello che le spetta per blasone e tradizione.

Per Varese non è una “notizia” da passar in cavalleria: l’anno prossimo il calendario snocciolerà nuovamente la  dolce parola “derby”, quello vero, quello dal sapore di tensione, colore ed emozioni che resta lungo sul palato, quello che ha sempre messo di fronte - “l’un l’altro armate” - due province che nella pallacanestro non si sono mai rassegnate a un valore subalterno. E allora val la pena iniziare con una citazione questa serata a suo modo storica per il basket lombardo: “Un saluto al nostro miglior peggior nemico” fu lo striscione che gli Eagles, da sempre l’anima della curva canturina, dedicarono a Gianmarco Pozzecco nell’ultimo match (era il 2008) da lui disputato in carriera nella “scatola” del Pianella, a sintesi di una battaglia di sport e senso di appartenenza durata anni e conclusasi con un commovente onore delle armi tra fieri rivali. Gli uni, i simboli della passione della Brianza cestistica, e l’altro, tra i campioni più fulgidi dell’epopea biancorossa, entrambi sublimazione di una rivalità accesa e non mutuabile con nessun altra.

La partita delle partite non va in onda dal 2021, II anno d.c. (dopo Covid), quando sarebbe potuto accadere alla Openjobmetis dell’ultimo ballo di Luis Scola da giocatore di cadere in purgatorio, mentre invece toccò all’Acqua S. Bernardo di Cesare Pancotto prima e Piero Bucchi poi, con solo due punti in meno  - 18 contro 20 - in classifica rispetto alla squadra allenata da Massimo Bulleri.

Fine delle trasmissioni.

Da allora, per Cantù, una semifinale e due finali playoff, tre con quella di quest’anno, la penultima - nel 2023/2024 - contro la Trieste di Michael Arcieri e Giancarlo Ferrero. Il risultato? Sempre lo stesso: di Serie A se ne riparla l’anno prossimo… Pendente tale contumacia, niente di strano allora che gli acerrimi avversari di sempre abbiano preso le sembianze di un lugubre monito, da spendere ogni qual volta Varese - al piano di sopra  - si è trovata in cattive acque. Della serie: avete visto quanto è difficile risalire, una volta che si cade giù…?

Visto.

A spezzare l’incantesimo - dopo tanto sudore, soldi spesi, bocconi amari e rivoluzioni - ecco un “profeta in patria” (l’allenatore, canturino doc, ambizioso e già eletto in massima categoria, Nicola Brienza), e un roster tra i più lunghi e competitivi della seconda lega. Non è stato abbastanza per vincere la regular season e prender subito l’ascensore (ad appannaggio della Udine di Adriano Vertemati), ma è stato sufficiente a dettare un passo playoff perentorio e fatale a tutti. Perché quando l’idea di una nuova incompiuta pareva tornata d’attualità e gli uccelli del malaugurio eran pronti a ritrovar nido sopra Desio (casa biancoblù ancora per un po’: dal 2026/2027 si apriranno le porte della nuovissima Cantù Arena), ecco invece il 3-2 nella battaglia contro Attilio Caja e la sua Fortitudo Bologna e poi due clean sheet con Rieti in semifinale e con Rimini all’ultimo atto, conclusosi stasera.

È come se Cantù avesse deciso di riprendere improvvisamente in mano - senza più tentennamenti, né crisi di personalità - la propria carta d’identità, ritrovando in un colpo solo se stessa, la sua anima e la sua storia.

Da A1 sparata gli stranieri (i califfi Mcgee e Hogue, più l’azzeccata aggiunta dell’estone Riismaa in post-season), furon stelle o stelline gli italiani, nomi una volta altisonanti  (Baldi Rossi e Moraschini) che sono stati capaci di mettere infine anche la firma della propria esperienza sulla promozione. E poi Grant Basile, gran protagonista e decisamente pronto al grande salto, e da ultimo un “pizzico” di Varese, personificato da Andrea De Nicolao, che con i suoi assist ha letteralmente trascinato Cantù nelle sfide decisive, dal tuttofare Matteo Piccoli e dal “fu reietto” Leonardo Okeke, che dalla ceneri della forzata conclusione del suo rapporto con la società del presidente Toto Bulgheroni causa i fattacci della scorsa estate è rinato (o quasi) dove meno ce lo si sarebbe aspettato.

Ed è stata proprio la sofia del professor De Nik a reilluminare la strada di una gara 3 non facile in una serie tutt'altro che facile per i brianzoli: Rimini, leggera e "bellina", vola a +13 a fine terzo quarto, ma il play veneto suona la rimonta di magistero e triple, seguito da Baldi Rossi e poi da tutti gli altri, aprendo a un finale del film da cuori forti, decisioni arbitrali difficili, tecnici e tanto, tanto orgoglio di una Rimini battuta ma non vinta.

85-80, sirena, altra contesa ribaltata come in gara 2, 3-0 e tutti a casa: i nostri migliori peggiori nemici son di nuovo dietro la collina.

F. Gan.

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