Dopo un campionati vissuta ad alti ritmi e con una grande unità d'Intenti, il Cengio ha chiuso il campionato al sesto posto, lasciando dietro di sé una scia di ottime prestazioni e consapevolezze nuove. Ne abbiamo parlato con il tecnico Loris Chiarlone, in predicato di rimanere alla guida dai valbormidesi anche nella nuova stagione.
Mister, abbiamo visto un Cengio protagonista fino a febbraio per i vertici della classifica. Che bilancio traccia della stagione?
«Siamo estremamente soddisfatti. Fino a febbraio abbiamo tenuto un profilo alto, lottando non solo per i playoff ma addirittura per le primissime posizioni. Abbiamo battuto anche alcune delle squadre di testa, a dimostrazione del nostro valore. Poi è arrivato un calo fisiologico, normale, anche perché c'era una profondità di organico diversa rispetto ai top team: nel momento clou ci siamo ritrovati con appena 16 giocatori a disposizione. Alcuni erano reduci da infortuni lunghi, altri ancora non pronti, e non vi era il medesimo livello di omogeneità tra i reparti. Ma il gruppo ha tenuto e chiudere sesti è un risultato meritato».
Guardando al futuro, si ripartirà da questa ossatura?
«Sì, la volontà è quella di dare continuità a questo progetto. Abbiamo un gruppo di 15-16 ragazzi che hanno fatto molto bene, e l’idea è confermarli. Poi andremo a inserire 5-6 profili che possano darci una mano in zone specifiche del campo. Cerchiamo giocatori utili, funzionali, che possano integrarsi e alzare il livello».
Difficile porre obiettivi, ma si preannuncia nuovamente un girone A di altissimo profilo.
«Sì, ci sono ancora molte incognite, soprattutto sulla stutturazione dei gironi. Ogni gruppo ha caratteristiche diverse, ma che sia A o B troveremo società attrezzate, anche a livello di budget. La Virtus Sanremo, per esempio da quanto sentiamo, è già ipoteticamente una squadra fortissima. Porre un obiettivo adesso è complicato: ci diremo pronti a migliorarci, provando ad andare oltre il sesto posto, ma la parola definitiva la darà sempre il campo».
Una stagione importante anche per Marco Zizzini, capocannoniere del girone. Che lavoro c’è dietro questa vera e propria esplosione in termini realizzativi?
«Zizzini è stato straordinario. Lo conoscevo già dai tempi di Carcare, dove però avevamo già iniziato a lavorare sulla prospettiva di vederlo centravanti. A Cengio abbiamo fatto una scelta chiara: metterlo al centro dell’attacco fin da subito. Ha modificato la sua struttura fisica, è cresciuto molto muscolarmente, e soprattutto è arrivato affamato, dopo due anni in cui aveva giocato poco per via degli infortuni. È stato bene fisicamente e l’ho affiancato a due trequartisti, per metterlo nelle condizioni migliori in zona gol. Marco si è calato perfettamente nel ruolo, diventando un riferimento offensivo vero. Ha colpi importanti e ha imparato anche a segnare gol “sporchi”, quelli che fanno la differenza anche a livello di classifica: 5-6 delle sue 21 reti sono arrivate infatti da dentro l’area di rigore. A luglio abbiamo fugato ogni dubbio sul suo ruolo, e dalla quarta giornata col Dego in poi non si è più fermato. Tanto merito a lui ma anche a molti altri, giocatori che conoscevo meno e che si sono rivelati vere sorprese. Abbiamo materiale su cui lavorare con entusiasmo».
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