Il Nazionale

Cronaca | 29 maggio 2025, 05:56

Ciclista si fratturò il cranio a causa di una buca nell’asfalto: prosegue il processo a tre dipendenti della Provincia

Nell’ottobre 2019 il gravissimo incidente occorso sulla Sp 148 tra Bra e Cavallermaggiore. Chiamati a rispondere di lesioni due dirigenti e un capocantoniere

Ciclista si fratturò il cranio a causa di una buca nell’asfalto: prosegue il processo a tre dipendenti della Provincia

Le polemiche suscitate dai recenti tagli ai fondi ministeriali destinati alle manutenzioni stradali conferisce una speciale rilevanza a quanto si apprende intanto dal corso del processo che dal dicembre 2022 vede tre dirigenti della Provincia a giudizio per lesioni, chiamati a rispondere dell’incidente che il 26 ottobre 2019 provocò gravi ferite a un ciclista classe 1973 originario di Torino, rovinosamente caduto sull’asfalto mentre a bordo della propria bicicletta da corsa percorreva la Strada Provinciale 148 tra Bra e Cavallermaggiore, verosimilmente a causa della presenza nella carreggiata di una buca dalle dimensioni di 30 centimetri per 15, con una profondità di 6,5 centimetri,

Oltre un anno fa il procedimento in corso ad Alba di fronte al giudice di pace, dottoressa Nadia Gallo, aveva visto la deposizione della parte lesa. Chiamato a testimoniare dalla pubblico ministero Simona Macciò l’uomo aveva riferito le poche circostanze da lui ricordate dell’incidente. Una caduta in conseguenza della quale venne portato in stato di incoscienza al Dea del Cto di Torino e quindi ricoverato presso lo stesso ospedale in prognosi riservata, in ragione di una diagnosi di grave trauma massiccio facciale con frattura affondata e scomposta della teca cranica, perdita di sostanza ossea e la possibile avulsione dell’occhio destro. Il ciclista venne quindi sottoposto a un intervento neurochirurgico d’urgenza, dopo il quale venne trasferito presso l’unità spinale dello stesso ospedale e quindi in terapia intensiva, dove gli venne anche praticata la tracheotomia.

Dall’ospedale torinese venne dimesso solamente l’11 maggio dell’anno successivo, dopo quasi sei mesi di degenza e dopo diversi interventi, mentre altri – aveva riferito in aula – saranno ancora necessari per completare un percorso di guarigione particolarmente difficoltoso.

Imputati sono quello che all’epoca era direttore dell’Ufficio Mobilità e Infrastrutture della Provincia, difeso dall’avvocato albese Roberto Ponzio, di un dirigente Ufficio Tecnico Settore Viabilità dello stesso ente, competente per il Reparto di Alba, e di un capo cantoniere, entrambi difesi dall’avvocato Luca Martino di Cuneo, mentre la parte offesa è costituita come parte civile col patrocinio dell’avvocato Marco Longo del foro di Torino.

Durante l’udienza tenuta nei giorni scorsi il dirigente dell’Ufficio Tecnico ha spiegato di avere "il compito di gestire la manutenzione della viabilità sulle strade del Reparto di Alba". In questa veste ha ricordato che nel 2019, l’anno dell’incidente, l’ente aveva messo a sua disposizione "un totale di 2,2 milioni di euro", che consentirono di bitumare 32 km di strade. Nella tratta stradale incriminata erano stati posizionati cartelli verticali indicanti la presenza di "strada deformata". Questo in attesa che l’Amministrazione provinciale destinasse risorse sufficienti a ripavimentare l’intera tratta, cosa che avvenne poi nel corso del 2021.

L’allora direttore dell’Ufficio Mobilità ha invece spiegato che le sue funzioni si articolavano "su 1.600 km di strade", cosicché erano di sua competenza "800 km nel Reparto di Alba e altrettanti in quello di Mondovì". "Non operavo sulla strada – ha precisato –, ma articolavo la manutenzione sulla base delle risorse disponibili e delle esigenze che risultavano prioritarie. Su quel tratto non erano mai pervenute segnalazioni tali da far ritenere prioritario un intervento. Venni a conoscenza incidente solamente nel giugno 2020", ha concluso.

"Il procedimento – dichiara l’avvocato Ponzio – accerterà se c’era una buca e se questa costituiva un’insidia stradale, e se sulla tratta era presente o meno segnaletica idonea. Col massimo rispetto verso l’infortunato, che ha riportato gravissimi danni, ritengo però che al mio assistito non possa ascriversi alcuna responsabilità. Alle buche provvedeva il cantoniere con una badilata di catrame, e cioè con intervento puntiforme. Tanto che a favore del mio assistito il pubblico ministero aveva già chiesto l’archiviazione".

Nei confronti del dirigente la Procura astigiana aveva inizialmente chiesto l’archiviazione, infatti, ma accogliendo l’opposizione presentata rispetto a quella decisione il giudice di pace aveva disposto che venisse formulata l’imputazione.

Il processo proseguirà il prossimo 28 novembre per l’audizione dei testimoni indicati dal dirigente.

Ezio Massucco

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