Per molti, la differenza tra un dominio .it e uno .com può sembrare un’inezia.
Ma nella storia che vi raccontiamo, questa sottigliezza rappresenta la linea sottile tra un’azienda seria, con oltre 50 anni di attività, e una truffa ben congegnata, che ha lasciato qualcuno con 8.000 euro in meno e senza l’auto promessa.
Tutto inizia a Boves, presso la concessionaria Marro Automobili Srl.
È lunedì 31 marzo. Claudio Marro, titolare della storica concessionaria di corso Trieste 82, riceve alcune chiamate: persone interessate ad auto che lui non ha in vendita. Nulla di strano all’apparenza. È lunedì, c’è lavoro da sbrigare, e si pensa subito a un equivoco.
Il giorno successivo, però, arriva la chiamata di un meccanico della zona. Un suo dipendente è interessato a una Mercedes Classe G trovata online, a un prezzo molto allettante. Marro, ancora una volta, non riconosce l’auto.
Il meccanico gli invia l’annuncio. È pubblicato su siti noti come Subito.it e Marketplace. Nell’inserzione si legge chiaramente: “Proposta da Marro Automobili”, e la mappa rimanda proprio alla sede di Boves. Ma le foto non hanno nulla a che fare con i locali della concessionaria.
La denuncia e i primi sospetti
Il 1° aprile, Marro si reca dai Carabinieri e sporge denuncia per sostituzione di persona. Contatta anche i siti che ospitano gli annunci, che vengono prontamente rimossi.
Sui suoi canali social lancia un messaggio chiaro: è in atto una truffa.
Ma non è finita qui
Passano alcune settimane. Marro scopre che esiste un sito clone, con lo stesso nome della sua azienda, ma con dominio .com anziché .it.
Il sito non è perfettamente identico, ma il logo sì. E la homepage mostra la foto della casa di famiglia.
Gli annunci sono gli stessi del sito ufficiale: le stesse auto, le stesse descrizioni, ma con prezzi più bassi fino al 40%.Cambiano solo i numeri di telefono. Chi chiama il numero corretto viene avvisato della truffa. Chi chiama quello sbagliato, rischia grosso.
Cosa si può fare? "Purtroppo poco o nulla" spiega l’avvocato Maurizio Paoletti, legale di Marro.
Il sito truffaldino è stato acquistato in Olanda, tramite una società che garantisce l’anonimato. I numeri di telefono sono intestati a persone ignare. I bonifici vengono dirottati verso conti in Centro America e Sud-est asiatico.
La Procura ha chiesto l’archiviazione: non è possibile risalire ai colpevoli. E una rogatoria internazionale, per cifre così “basse”, non viene nemmeno presa in considerazione.
"Questi soggetti prendono 2.000 euro da uno, 1.500 da un altro… e così via" spiega Paoletti. "Non si possono fermare. Rubano l’identità di un’azienda seria, con una storia e una buona reputazione, e si nascondono dietro quella credibilità. Questo deve far riflettere sui pericoli del web, che è una vera giungla".
Quanti i truffati? Secondo Marro, cinque o sei persone ci sono cascate. Chi si è preso il tempo di chiamare in sede, o di chiedere informazioni, ha evitato il peggio.
L’unica strategia possibile? Prendersi il tempo di approfondire e vedere l’auto di persona. "Il bersaglio ideale dei truffatori è chi è disposto a comprare a distanza, versando un anticipo che non vedrà mai più" dice Marro.
Ed è proprio lui a chiudere la vicenda, con un messaggio semplice ma efficace:
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