Era il nove agosto 2023 quando Daniele Bedini, falegname carrarese all’epoca 32enne noto alle cronache per aver ucciso due prostitute, Nevila Pjetri e Camilla, a Sarzana (La Spezia) nel giugno del 2022, evase dal carcere di Cuneo. L’uomo venne poi ritrovato dai Carabinieri su un treno diretto a Torino e per l’evasione ha definito la sua posizione processuale in abbreviato.
Per il duplice omicidio, l’uomo venne condannato in primo grado all’ergastolo e poi, a 30 anni in appello. Bedini, in quell’anno, era in attesa di giudizio e prima di essere trasferito in Piemonte, era stato collocato nella casa circondariale de La Spezia. Qui, ci fu un primo tentativo di fuga, non andato a buon fine, con una corda ricavata da da lenzuola e asciugamani.
Al suo arrivo nel carcere via Roncata a Cerialdo, come era stato scritto nella relazione di servizio, Bedini venne qualificato come soggetto che doveva essere “attenzionato” dal personale penitenziario perché reduce da un tentativo di evasione. Ma, quel giorno, qualcosa non andò come avrebbe dovuto. A dover rispondere in tribunale a Cuneo della fuga di Bedini è S.G., l’ agente di polizia penitenziaria che, quella mattina, secondo la Procura, era impegnato ad attendere il passaggio dei detenuti della quarta sezione per la loro ora d’aria.
Come illustrato in aula dall’ispettrice Dolores Marinaro del nucleo investigativo della Polizia Penitenziaria, quella di Bedini fu un’evasione “spettacolare” agevolata dalla “sua agilità quasi circense” e fu causata da alcune “mancanze”. “Nei passaggi dei detenuti - ha precisato l'ispettrice- lui sarebbe dovuto entrare per ultimo accompagnato dall’agente, quella mattina invece era primo insieme al suo compagno di cella”.
Stando a quanto riferito, S.G si sarebbe trovato in corridoio quando il detenuto si allontanò verso il campetto da calcio: “Bedini si allontanò - ha continuato la testimone- C’era una porta aperta in fondo e doveva essere chiusa. Ha raggiunto il cortile passeggi del giudiziario, poi è salito sulla serra e, arrampicandosi sulla palestra, ha raggiunto il tetto. Tra la palestra e la serra si è poi diretto verso il giudiziario e si è arrampicato all’edificio della direzione grazie a tre unità esterne del condizionatori arrivando al muro di cinta”.
La fuga del detenuto all’intento e all’esterno del carcere è durata in totale una quarantina di minuti ha ricordato l’ispettrice. Ma S.G., in quel momento, era l’unico a effettuare servizio di vigilanza: “Sarebbero dovuti essere in otto - ha proseguito l’ispettrice- ma in realtà, dalle relazione, emerge che erano in quattro perché alcune unità erano impegnati in altre attività”.
L’istruttoria proseguirà il 13 ottobre prossimo.
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